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Probabilmente molti di voi si saranno chiesti, almeno una volta, come abbia fatto Fringe ad arrivare alla quinta stagione: gli episodi della prima serie hanno sempre registrato ascolti notevoli, superando in cinque occasioni i 10 milioni di spettatori, ma dalla seconda stagione in poi le cifre non hanno fatto altro che diminuire, stabilendosi più volte al di sotto dei 3 milioni dal settembre 2011 fino alla fine. Così, un network come la Fox, uno dei “big four“, si è ritrovato per due anni con dati che solitamente vengono raccolti dal più piccolo The CW.

Se ai numeri aggiungiamo il fatto che Fringe, dal gennaio 2011, andava in onda nella famigerata “notte del venerdì sera“, slot ritenuto sinonimo di cancellazione imminente, sembra di trovarsi davvero davanti a un evento Fringe. Ma allora come ha fatto lo show a raggiungere i 100 episodi?

Fattore importante è rappresentato dalla Fox, il network su cui lo show andava in onda, che si è sempre dimostrato disponibile con Fringe: il presidente Kevin Reilly in più occasioni ha proclamato l’amore del canale per la serie e si è detto disposto a non tradire i fan.

“Fringe è stato motivo di orgoglio. Condivido la stessa passione per lo show che hanno i fan. Mi fa piacere che la Fox, dopo aver deluso i fan delle serie di genere per anni, abbia dato una mano con Fringe.”

(Kevin Reilly alla sessione invernale 2011 della TCA )

Ovviamente, Reilly era anche preoccupato per la perdita economica che Fringe causava al network. Preso atto che comunque lo show era molto seguito in DVR (videoregistrazioni digitali), che incrementavano il numero di ascoltatori anche del 60%, la dirigenza sapeva di poter trovare un’intesa con la Warner Bros., produttrice della serie, per ridurre i costi di produzione e delle licenze: la Warner Television, guidata da Tim Roth, aveva tutto l’interesse di portare Fringe alla quinta stagione, traguardo che permette di vendere le repliche ad altri canali a un buon prezzo.

Altro elemento chiave è stato il team creativo che che ha lavorato per cinque anni alla serie: nell’agosto 2007, quando J.J. Abrams aveva iniziato a sviluppare il progetto, la Fox fece di tutto per assicurarsi i diritti, collaborando da subito con la Warner, che da tempo mirava a portare in casa un lavoro firmato da J.J. e la sua Bad Robot (oggi di base proprio alla WB Television). Come già accaduto con Alias e Lost, la compagnia non ha mai mancato di garantire un certo livello di qualità. La stampa americana ha più volte lodato Fringe, in particolar modo durante le prime due stagioni, dimostrando che, difficoltà e stranezze narrative a parte, lo show era comunque apprezzato.

Messi insieme questi elementi, abbiamo la soluzione al quesito iniziale. Magari nel nostro universo alternativo le cose saranno andate diversamente, resta il fatto che Fringe ormai è un cult che rimarrà nella storia della televisione: i suoi personaggi e i suoi elementi chiave migliori saranno indubbiamente punto di riferimento per futuri show fantascientifici.

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Fonte: EW