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Con un budget di oltre 5 milioni di dollari a episodio, Game of Thrones è tra le serie più costose mai realizzate.

In una lunga intervista con Deadline, i produttori David Benioff D. B. Weiss hanno parlato della loro esperienza nel portare alla luce una storia epica che a detta del suo stesso autore George R. R. Martin è stata definita “impossibile da produrre“.

Nessuno di voi due ha un background nella televisione tradizionale, ma entrambi siete autori che hanno scritto sceneggiature per il cinema. Quanto influisce questo tratto sull’unicità di Game of Thrones ripetto alle altre serie tv?
W: Sapevamo troppo poco per renderci conto dell’impresa in cui ci stavamo imbarcando, ci siamo semplicemente lanciati: quando ce ne siamo resi conto era troppo tardi per tornare indietro.
B: Ci ha salvati l’ignoranza, fin dal primo incontro con George Martin, quando lo invitammo a pranzo e lui ci disse ‘Sapete che ho scritto questi libri perché fossero impossibili da produrre.’ Ora, George ha lavorato nella televisione per parecchi anni e si è stufato dei suoi limiti, stufato del fatto che ogni volta che scriveva una sceneggiatura i produttori gli dicessero ‘George, è stupenda, ma non abbiamo tempo di girare tutta questa roba.’ E quindi ha detto ‘Vadano a quel paese. Scriverò dei libri che saranno troppo grossi per andare in televisione perché costerebbe troppo.’ Dopodiché quando a pranzo con lui ci disse ‘Sapete che i miei libri sono impossibili da produrre,’ come degli idioti gli abbiamo detto ‘Lascia fare a noi.’ Non ne sapevamo abbastanza di televisione per capire che a) dovevamo essere spaventati, b) quello che volevamo fare era assolutamente infattibile.

Quando vi siete resi conto per la prima volta che avreste avuto dei problemi a tradurre le vostre grandi idee per il piccolo schermo?
W: Durante la prima stagione eravamo in costante fase di produzione. A volte le riprese erano divise in quattro unità che procedevano parallelamente, e noi ingenuamente abbiamo pensato di poter lavorare come con il cinema, scrivendo e presenziando sul set ogni giorno. Quando hai 4 set in 3 paesi diversi, essere presenti non è una cosa fisicamente possibile. Lentamente ci siamo resi conto di cosa significasse lavorare nel mondo della televisione, dove le costrizioni di tempo sono molto più forti, specie se tenti di creare un’esperienza visiva che sia più informata al cinema che alla televisione.
B: La nostra inesperienza è venuta a galla quando, nella prima stagione, le puntate erano troppo brevi. HBO richiede episodi da 52-54 minuti, e troppi dei nostri episodi si concludevano al 40esimo. Siamo andati in crisi perché erano rimasti pochissimi soldi e in qualche modo dovevamo inventarci 90 minuti extra.
W: Abbiamo dovuto scrivere 100 pagine in due settimane.
B: E siccome non avevamo più soldi, dovevamo creare scene poche costose, tipo due attori in una stanza. Sicuramente non potevamo aggiungere una battaglia. Alla fine abbiamo scritto una cosa come 15 scene che abbiamo distribuito nel corso della stagione.

Fare delle scene di riempimento in cui i personaggi parlano di sport o del tempo non sarebbe stato saggio.
B: 
Magari fosse stato così facile! Ma abbiamo finito per scrivere alcune delle nostre scene preferite della prima stagione. Ad esempio quella con Re Robert e Cercei Lannister; prima che questo problema si verificasse, la prima stagione non aveva scene con solo loro due. [Abbiamo pensato che] ci dovevano essere momenti in cui, essendo una coppia sposata, si sarebbero costretti ad essere da soli in una stanza, anche se si odiavano. Lo show sarebbe stato molto più debole se non ci fossero state queste scene che abbiamo scritto solo perché non avevamo più soldi.
W: E’ stata un’ottima cosa, ritrovarsi costretti a deviare dal libro e far vivere lo show di vita propria. Recentemente abbiamo parlato con Alex Gansa di Homeland, che dopo aver visto la serie israeliana originale ha pensato, ‘Fantastico, mi basterà cambiare i nomi e il gioco è fatto.’ Ovviamente è molto più complicato di così. Amiamo i libri di George, e abbiamo iniziato a lavorarci pensando che fossero magnifici. Ma a un certo punto ti rendi conto che non importa quanto siano fantastici, i libri o i telefilm; entrambi operano secondo le loro proprie regole. Game of Thrones non fa eccezione. Essere costretti a inventarsi quelle scene con così poco tempo a disposizione ci ha aiutato a sviluppare una nostra visione dello show, e a dargli una voce propria.

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Descrivete il vostro rapporto con George R. R. Martin e come mediate i suoi desideri creativi con i vostri istinti narrativi.
B: 
Prima di tutto, ci tengo a dire che abbiamo un ottimo rapporto e che l’intero motivo per cui volevamo creare la serie era perché amiamo i suoi libri. George non è ingenuo; ha trascorso abbastanza tempo a Hollywood per capire quando la gente lo prende in giro. Aveva ricevuto offerte molto prima che arrivassimo noi, dopo Il Signore degli Anelli erano tutti a caccia di un nuovo franchise fantasy. Lui continuava a rifiutare perché gli sembrava che nessuno avesse davvero letto i suoi libri. E chi gli proponeva di farne un film di due ore avrebbe raccontato solo la storia di Jon Snow o solo quella di Daenerys, perdendo tutti gli altri personaggi. Noi gli dicemmo: ‘Vogliamo raccontare tutta la storia – tutto quello che riusciamo a farci stare in 10 ore a stagione.’ Ovviamente questo significava che ci sarebbero stati dei cambiamenti, e sicuramente su qualcosa non ci saremmo trovati d’accordo; ogni anno non andiamo d’accordo su qualche cosa.

Vi viene in mente qualcosa di più specifico?
W: Un sacco. Ultimamente abbiamo discusso della quarta stagione e oltre, per cui non mi sembra il caso di parlarne. Ma rimanendo sull’astratto, di solito ci siamo noi che vogliamo limitare il numero di personaggi e lui che parla del “butterfly effect” che attraversa l’intera storia. Noi lo capiamo, però non vogliamo che il pubblico riceva più informazioni di quelle che può realisticamente gestire.
B: George sa bene che non prendiamo queste decisioni alla leggera, e gli diamo sempre occasione di controbattere. E’ capitato che gli dessimo ragione e rivedessimo il nostro piano prefissato.
W: Diventa matto quando vede che i personaggi combattono senza elmi di protezione.
B: Questa è una delle situazioni in cui si vede la differenza tra il materiale di partenza e il medium su cui lo stiamo traducendo. Non importa se un personaggio ha o meno l’elmo nel libro: abbiamo comunque accesso a quello che succede nella sua testa. In televisione non possiamo fare una cosa del genere, dobbiamo vedere la faccia del personaggio. Sarà frivolo, ma impatta fortemente su ciò che si può e non si può fare sullo schermo.

Da come parlate sembra che vogliate restare fino alla fine.
W: Lo spero. Abbiamo iniziato questo lavoro con l’ambizione di raccontare questa storia dall’inizio alla fine. Ci è stato fatto un dono, questa tela enorme che sono i libri di George Martin, e l’idea di raccontare questa storia epica per intero è emozionante. Sarebbe fantastico esserci ancora per le riprese dell’ultima scena.

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Le riprese della quarta stagione di Game of Thrones sono attualmente in corso in svariate location europee; la messa in onda è prevista per la primavera del 2014.

Fonte: Deadline