damon lindelofIl finale di Lost. Basta nominarlo per scatenare, a tre anni dalla sua conclusione, un feroce dibattito tra chi lo difende e tra chi invece lo condanna senza riserva. Sembra inoltre che, da allora, ogni atteso finale televisivo debba necessariamente confrontarsi con la soluzione di Carlton Cuse e Damon Lindelof. Ciò è avvenuto anche nel caso di Breaking Bad. Indubbiamente il finale ideato da Vince Gilligan ha, in generale, soddisfatto i fan della serie della AMC, alcuni dei quali non hanno mancato, tramite Tweet inviati a Damon Lindelof, di sottolineare il divario con quello di Lost.

L’autore televisivo e cinematografico, in un lungo e interessante articolo pubblicato da The Hollywood Reporter, è ritornato ancora una volta sulla questione, rispondendo stavolta in maniera definitiva. Ciò che emerge dalle dichiarazioni è non solo l’amarezza dello sceneggiatore, ma anche la volontà di mettere una pietra definitiva sulla questione. Punto di partenza è proprio Breaking Bad. A Lindelof era stato chiesto di scrivere, in quanto fan della serie, un commento post-finale. Un compito che, stando alle sue parole, da un lato lo allettava parecchio, ma al tempo stesso lo metteva a disagio. Prima di entrare nel merito della propria serie, Lindelof ha detto la sua sul finale di Breaking Bad, spiegando in sintesi quale sarebbe stato il contenuto del suo commento:

Questo show è un capolavoro. (…) Il finale? Fantastico. Non un colpo a vuoto. La scena tra Walt e Skyler è stata tanto profonda quanto soddisfacente, e guardare Walt accarezzare con la mano i capelli della figlia addormentata, pienamente consapevole che non avrebbe potuto fare lo stesso alla donna che (una volta? ancora?) amava mentre questa stava silenziosa dietro di lui mi ha letteralmente spezzato il cuore. Jesse è sopravvissuto, Walt è morto. Tutto è andato come avrebbe dovuto. E questo sarebbe stato il pezzo che avreste letto. Ma…

Lindelof ha quindi elencato una serie di possibili messaggi che, stando alla sua esperienza, sarebbero apparsi fra i commenti (molti di questi rispecchiano pienamente il contenuto di alcuni pubblicati sul suo profilo Twitter). Frasi del tipo: “ma cosa parli a fare se hai distrutto Lost?” oppure “hai visto quello, Lindelof? Quello è il modo in cui si conclude una serie”. Damon Lindelof ha sottolineato poi il modo in cui oggi non sia sufficiente amare il finale di Breaking Bad, ma si debba anche odiare quello di Lost:

Ve lo giuro, non cerco empatia, ma solo un modo per finirla qui. Gli alcolisti sono abbastanza intelligenti da non entrare in un bar. Il mio bar è Twitter, è il Comic-Con, è quando qualcuno mi chiede di scrivere qualcosa di anche solo lontanamente correlato con Lost. Sono diventato così patetico da utilizzare l’opportunità per mettere Breaking Bad nel pantheon dei migliori show di sempre (al quale indubbiamente appartiene) per discutere narcisisticamente di possibili commenti al mio lavoro. Dio, mi odio. Ma non è forse quello che vi aspettate da me? Non devo fare questo? È possibile per me commentare qualunque cosa senza dover fare l’occhiolino al pubblico e dire: “ma lo sapete, in fondo, ho rovinato Lost”?

L’autore ha poi sottolineato come in effetti molti fan abbiano amato il finale di Lost, e di essere dispiaciuto per il fatto che la loro opinione sia impopolare. Lindelof si paragona a Walter White, chiede di voler lasciare l’argomento, di voler essere libero, e di garantire da parte sua lo stesso verso il pubblico, che invece viene paragonato ai due della Gray Matter (riferimento all’ultimo episodio). Sottolinea come non può certamente puntare un fucile laser contro il pubblico e chiedergli di rispettare il patto, ma che da parte sua lo farà:

Rispetterò la mia parte. Ho finito, ne sono fuori. Solo un’ultima cosa prima di andare… Difendo il finale di Lost. È la storia che abbiamo voluto raccontare, e l’abbiamo fatto. Nessuna scusa, nessun rimpianto. Mi guardo indietro con affetto se ripenso al processo di scrittura dello show. E se da un lato mi importerà sempre di cosa penserete, dall’altro non posso esserne schiavo. Ecco perché: “L’ho fatto per me, mi piaceva, ero bravo in quello. Ed era come se… mi sentivo vivo“.

Fonte: THR