Ancora un’intervista per Vince Gilligan, stavolta rilasciata a Entertainment Weekly. Il creatore di Breaking Bad parla ancora del finale di serie, di Better Call Saul e di altre interessanti curiosità.

Una prima domanda di riscaldamento: quale è stato per Gilligan il giorno più memorabile del 2013?

Stavamo girando nella riserva di To’hajiilee, a 40 miglia da Albuquerque. Avevo finito di girare l’episodio finale il giorno prima, e Rian Johnson stava filmando il teaser per il terzultimo episodio, Ozymandias. Sarebbe stato un giorno fantastico comunque dato che era l’ultimo dei 62 episodi, dopo più di sei anni di riprese. Rian Johnson è un ottimo regista, e aveva un’ottima sceneggiatura scritta da Moira Walley Beckett, ed entrambi sapevano bene cosa serviva loro per quel giorno di lavoro, e quindi mi sono potuto rilassare (…) Ho passato buona parte della giornata a scalare delle bellissime formazioni rocciose e a farne fotografie (…) Sorprendentemente ho assistito davvero poco alle riprese quel giorno, dato che erano in buone mani. Ma quando ho visto Bryan (Cranston) e Aaron (Paul) è stata una strana esperienza, dato che avevamo passato più di sei anni con questi personaggi, e si erano evoluti così tanto. Erano diversi anche fisicamente rispetto all’inizio. E giravamo nello stesso posto di sei anni prima. Era come se avessimo viaggiato nel tempo. È stata davvero un’esperienza straordinaria per noi,  e non riesco a pensare a un giorno migliore quell’anno. (…) Non sono mai stato meglio in vita mia che nel 2013. Tredici ora è il mio numero fortunato.

Quale è stata la reazione di Gilligan alle reazioni dei fan al series finale?

Prima di tutto, non riesco a spiegare quale sospiro di sollievo abbia tirato quando sono arrivati i responsi di coloro che hanno gradito l’episodio. Non posso spiegare quanto significhi per me. Detto ciò, quando ho sentito di persone che credevano che tutto fosse un sogno, ho scosso la testa, visto che come fan dello storytelling quella per me sarebbe l’antitesi di un finale soddisfacente.

Come vi siete approcciati alla costruzione del finale?

Le parole chiave erano “essere soddisfacenti”. Questi erano gli obiettivi degli autori e da queste sono stato praticamente consumato per buona parte dell’anno. C’è stato un momento in cui cercavamo di trovare un finale in cui pensavamo che per soddisfare avremmo dovuto sorprendere il pubblico. E poi un giorno ci è arrivata l’idea che la chiave per soddisfare il pubblico non sia necessariamente quella di sorprenderlo, anche se lo show ha posto molti twist e colpi di scena (…) Sembra che ad un certo punto il fato o il destino prenda il sopravvento sulla vita di Walter, e sembra che probabilmente lui non debba sopravvivere allo show. E infatti non dovrebbe, data la premessa del primo episodio che ci dice come debba morire. Detto questo, la piccola sorpresa verso l’ultimo episodio è che non soccombe a causa del cancro, la cosa che era la premessa di tutto.

Qualche rimpianto?

Per fortuna non troppi. Vorrei che i denti di Jesse fossero stati più realistici, un po’ più combinati male. Aaron Paul ha dei denti perfetti, e Jesse Pinkman, tra le altre cose consuma meth. E poi questo povero ragazzo viene preso a botte due o tre volte a stagione, e i suoi denti rimangono perfetti.

Sulla questione prequel sì/prequel no per Better Call Saul:

Peter Gould è uno sceneggiatore/produttore/regista fantastico e ha lavorato con me fin dalla prima stagione (…) Abbiamo pensato che lo show dovesse essere un prequel, ma la cosa fantastica a proposito della cronologia non consequenziale che abbiamo impiegato in Breaking Bad per molti anni è che il pubblico non è costretto a saltare nel tempo. Quindi è possibile che faremo così, che vedremo il passato e forse anche il futuro. Ancora non c’è nulla di certo, stiamo ancora cercando di capire, ma la cosa che abbiamo trovato problematica con Saul è che sembra davvero a suo agio con se stesso. È un personaggio felice, soprattutto quando lo incontriamo per la prima volta. (…) quando pensiamo al drama, anche in una comedy, vogliamo un drama, quindi tensione e conflitti, e un personaggio in pace con se stesso è poco drammatico. Quindi stiamo pensando a come risolvere questo problema.

Quindi una parte dell’azione potrebbe svolgersi durante Breaking Bad?

Potrebbe, è per questo che amo le possibilità dello show così tanto. Ogni cosa è possibile.

Stai anche sviluppando il drama Battle Creek con David Shore. Come è stata l’esperienza e a che punto siete?

Mi sento fortunato a lavorare con lui. Battle Creek è un pilot che ho scritto quando lavoravo alla CBS circa 11 anni fa, e per varie ragioni non è andato. Ma ora è tornato in vita e muoio dalla voglia di vedere cosa riuscirò a farne. Ragazzi, se c’è qualcuno a cui voglio affiancare il mio nome per uno show, quello è David. Questo è l’uomo che ha preso la grande idea di House e l’ha resa reale e ha condotto benissimo lo show per otto anni. Ha davvero creato qualcosa di speciale con quello. Non c’è ragione per pensare che non possa farlo ancora e prendere questa piccola idea che ho avuto circa dieci anni fa e farla sua.

Di cosa parla lo show?

C’è la piccola cittadina di Battle Creek, in Michigan,  che ha un dipartimento di polizia che prova a tirare avanti ma finanziariamente è al collasso, e il detective locale è costretto a lavorare con un agente dell’FBI che si trova fuori dalla giurisdizione di Detroit e che è perfetto. Un uomo bellissimo e meraviglioso con il quale gli uomini vorrebbero bersi una birra e con cui le donne vorrebbero stare. Fantastico in ogni ambito, e il nostro detective locale è molto geloso di lui, e nonostante tutto deve lavorarci a fianco. Questo è il motore di tutto.

Fonte: EW