Si è tenuta oggi la presentazione di Gomorra, la serie tv ispirata al romanzo di Roberto Saviano (leggi il nostro resoconto dalla proiezione dei primi due episodi) e diretta da Stefano.

Per l’occasione sono stati diffusi tutti i dettagli sulla serie, i cui 12 episodi andranno in onda ogni martedì alle 21,10 su Sky Atlantic e Sky Cinema a partire dal 6 maggio. Iniziamo dalla sinossi ufficiale:

Il clan dei Savastano è una delle organizzazioni più potenti e influenti di tutto il Napoletano. A capo del clan c’è Pietro, un boss vecchio stampo, temuto e rispettato da tutti. Al suo fianco c’è Ciro Di Marzio, uno dei suoi soldati più fedeli e ambiziosi.

Pietro ha un erede designato, suo figlio Genny, un ragazzo di vent’anni che si porta addosso centoventi chili e il peso di una vita che non ha scelto. Genny sa di non essere all’altezza del padre, ma sa anche che, quando Pietro deciderà di ritirarsi dagli affari, toccherà proprio a lui guidare l’impero dei Savastano, un impero fatto di ogni genere di affari illeciti, dallo spaccio, agli appalti truccati, al business dei rifiuti.

Ma un clan rivale insidia il predominio dei Savastano, quello guidato da Salvatore Conte, pronto a tutto pur di strappare il controllo del territorio al boss. All’indomani di una serie di sanguinosi scontri tra le due organizzazioni criminali, Pietro sembra avere la meglio, ma le forze della legalità lo portano dritto in carcere. Per i Savastano si apre una nuova era: Pietro finisce nel strette maglie del 41 bis, grazie all’intervento di un direttore di carcere che non si piega alle logiche della corruzione. Sarà Imma, la moglie di Pietro, a prendere inizialmente le redini del clan e a gestire gli affari di famiglia, dopo aver neutralizzato Ciro – che vorrebbe approfittare del vuoto di potere per la scalata che sogna da tempo – e suo stesso figlio Genny, considerato ancora inadeguato per l’incarico.

Dopo un lungo periodo in Honduras, però, Genny si è fatto le ossa e, tornato a Napoli, è pronto per prendere il comando. E mentre uno dei suoi giovanissimi soldati vive una storia di redenzione e tradisce il sistema, un alleato di sempre trama nell’ombra per scalzarlo, e per farlo riaccende la guerra con il clan Conte.  La guerra per conquistare i vertici del Sistema è appena cominciata…

 

Questo il trailer più recente:

 

 

Ed ecco invece le immagini ufficiali:

 

 

Note di Stefano Sollima, Supervisione Artistica

Sono sempre stato convinto che la pellicola assorba non soltanto la luce, i costumi, le scene, i personaggi che le metti davanti, ma anche le vibrazioni dei luoghi, le emozioni delle persone che sono dietro alla macchina da presa, la tensione del momento. Tutto resterà impresso nel fotogramma aggiungendo un tocco di imprevedibile magia al risultato finale. Questa certezza mi ha confortato anche nei momenti più delicati e incerti della lunghissima lavorazione di Gomorra – La Serie, nel complesso due anni di lavoro. Tutti i nostri sforzi, tutte le nostre esperienze, sarebbero rimaste fissate nei fotogrammi.

L’ambizione di noi registi, Francesca Comencini, Claudio Cupellini ed io, di Sky, della produzione Cattleya, di Fandango è stata fin dall’inizio quella di realizzare una serie che per contenuti e confezione potesse competere con i prodotti internazionali di nuova serialità, mantenendo però una cifra di stile propriamente italiana: l’attenzione al vero. L’estremo realismo delle storie e delle ambientazioni sarebbero state esaltate da una messa in scena rigorosa e spettacolare, come in un avvincente racconto di genere con, però, un’attenzione maniacale alla verità e all’approfondimento psicologico dei personaggi.

Il racconto realistico, brutale e sconvolgente di un Sistema di narcotrafficanti, ovvero dell’altra faccia del capitalismo, perché lo stato di illegalità di una merce non la rende più sgradita o meno legittima, solo più remunerativa. Quindi la droga, il suo approvvigionamento, la sua distribuzione e il denaro ricavatone dalla vendita che viene riciclato e rimesso in circolo nel tessuto economico legale.

Il punto di vista del racconto non poteva che essere interno all’organizzazione criminale, il Sistema del narcotraffico sarebbe stato svelato dai suoi stessi affiliati, dai suoi stessi meccanismi di funzionamento. L’approccio etico al racconto, però, è stato estremamente rigoroso e deciso. Se i meccanismi di narrazione appassioneranno lo spettatore e lo inchioderanno, la verità sottostante gli consentirà di mantenere una visione non contaminata. Nessuno vedrà nei personaggi della serie altro da quello che sono. Nessuna identificazione e meno che mai emulazione. Semmai conoscenza e consapevolezza.

L’affresco, che cominciava a prendere forma con la scrittura, non poteva che essere realizzato proprio in quei quartieri dove le nostre storie erano ambientate e ovviamente il compito non si presentava di certo facile, poiché avremmo dovuto gestire le riprese di un vero e proprio kolossal in un quartiere che si presentava difficile, nel quale avremmo dovuto far breccia nella naturale e giustificata diffidenza degli abitanti. L’essenziale componente realistica del progetto però richiedeva una vera e propria immersione proprio in quei luoghi, e, così, abbiamo cominciato il viaggio, con entusiasmo, curiosità e anche un pizzico di timore.

Il primo incontro con il territorio di Scampia non è stato certo semplice, però è stato estremamente istintivo e naturale il metodo di approccio. Ovviamente non saremmo mai scesi a patti con il Sistema, ne avremmo usato la prepotenza, facendoci scortare dalla Polizia, molto semplicemente avremmo parlato alla gente, agli abitanti dei luoghi dove avevamo deciso di svolgere il nostro racconto. Avremmo provato a vincere la loro iniziale e comprensibile diffidenza cercando di raccontargli il nostro progetto, chiedendogli di aiutarci a renderlo ancora più aderente alla realtà, più rispettoso della verità.

Abbiamo così cominciato un rapporto di collaborazione con il territorio che ha naturalmente implicato difficoltà e complicazioni produttive impreviste, ma enormemente arricchito il progetto, sfrondandolo di tutte le imprecisioni e semplificazioni in cui eravamo prevedibilmente incorsi, arricchendolo di quell’imprevedibile originalità che spesso solo la realtà riesce a suggerire.
Molte persone, molte associazioni locali, hanno sposato il progetto, hanno partecipato attivamente alle riprese, ci hanno difeso e protetto, ci hanno fatto sentire a casa, alcune sono rimaste ancora diffidenti, altre apertamente ostili. Forse meglio così, in fondo, io per primo diffido dei progetti, delle idee, delle parole che mettono d’accordo tutti.

L’unica certezza è che tutto di questo complesso e meraviglioso viaggio che abbiamo affrontato è rimasto impresso nei fotogrammi di Gomorra – La serie. Nulla è andato perso.

Note di Stefano Bises, Story Editor

La scrittura di Gomorra – La Serie, ha avuto bisogno di più di due anni di lavoro per arrivare alla stesura definitiva dei copioni dei dodici episodi che la compongono.  Il primo passo è stato selezionare il materiale narrativo dall’enorme patrimonio di storie e personaggi contenuti nel libro di Roberto Saviano.

L’universo su cui ci siamo concentrati maggiormente Stefano Sollima, Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi, Giovanni Bianconi e naturalmente Roberto Saviano, con i quali ho condiviso tutti i passaggi di costruzione della serie, è stato l’universo criminale che opera, tra le altre, nelle zone di Scampia-Secondigliano. Universo che tecnicamente non si potrebbe definire camorristico, perché più che di camorra, a differenza dei casalesi o dei clan cittadini di Napoli, si tratta di imprenditoria criminale legata quasi esclusivamente al traffico e al commercio di droga.

Ci ha colpiti la struttura di potere, l’organizzazione meticolosa, efficiente, di quella che è stata definita per lungo tempo la più grande piazza di spaccio d’Europa, un supermarket della droga dove è possibile reperire qualsiasi tipo di stupefacente e in qualsiasi quantità, dalla singola dose al “pacco” da un chilo. Così come ci ha colpiti il territorio, l’architettura dei caseggiati, perfettamente funzionali all’impianto e allo sviluppo del commercio di stupefacenti, difficilmente penetrabili sia per le forze dell’ordine che per la concorrenza criminale. Tanto che la decisione di ambientare a Scampia-Secondigliano la nostra storia l’abbiamo presa dopo un lungo sopralluogo.
La storia ricalca sostanzialmente, attualizzata, la prima faida di Scampia raccontata da Saviano in Gomorra. Vicenda che noi abbiamo ricostruito sviluppando la parabola di un clan egemone che perde l’equilibrio, diventa più fragile e subisce l’attacco degli avversari.
La costruzione classica in tre atti si ritrova non solo all’interno dei singoli episodi, ma si distende su tutto l’arco della serie che si sviluppa in tre fasi di racconto seguendo il passaggio di mano del comando del clan: dal boss alla moglie e da questa al figlio. La guerra e il destino del clan è la nostra linea orizzontale, quella che corre lungo tutta la serie, le tappe che la scandiscono costituiscono la trama di ogni singolo episodio.

Al di là di alcune licenze narrative, ci siamo ispirati a fatti e personaggi reali e abbiamo voluto riprodurre fedelmente le dinamiche e le tecniche autentiche di tutto ciò che è raccontato, cercando di conservare nel farlo l’ispirazione e lo sguardo di Saviano su un mondo complesso, violento, di un’umanità dolorosa, evitando al tempo stesso moralismi e mitizzazioni.

Autentico è il racconto di come si allestisce una piazza di spaccio, di come si organizza e si compie un omicidio, di come sia la vita di un boss in carcere o il funerale di un affiliato, di quali siano i meccanismi di riciclaggio. Tanto che la scrittura si è perfezionata progressivamente durante la lavorazione della serie attraverso lo scambio con la regia, direttamente impegnata sul campo, per cercare di correggere approssimazioni o imprecisioni del racconto.

Il realismo ci ha vincolato anche nell’uso del linguaggio: non un italiano napoletanizzato, ma il dialetto, appunto, autentico. Scelta che ci ha costretti a usare sostanzialmente un’altra lingua, un’altra costruzione delle frasi e a trovare al tempo stesso delle chiavi, delle parole chiaramente leggibili, alle quali ancorare la comprensibilità dei dialoghi. Sappiamo di chiedere un “sacrificio” allo spettatore, ma la lingua, come i costumi, i luoghi, i personaggi, è uno degli ingredienti fondamentali di credibilità del racconto che, oltre al talento di chi ci ha lavorato, fa di Gomorra  – La Serie, crediamo, un prodotto fuori dall’ordinario.