Esce oggi nei negozi italiani l’edizione home video di 1992 (qui tutte le informazioni), la serie andata in onda su Sky Atlantic e prodotta da Wildside, Sky Atlantic e La7.

Per l’occasione vi presentiamo una nuova intervista a uno dei protagonisti. Dopo il nostro incontro al regista Giuseppe Gagliardi, ecco la nostra intervista a uno dei protagonisti, Alessandro Roja, che nella serie interpreta Rocco Venturi al fianco di Stefano Accorsi, Domenico Diele, Guido Caprino, Miriam Leone, Tea Falco e Antonio Gerardi. Nato nel 1978, Roja ha partecipato a diverse produzioni televisive e cinematografiche, prima tra tutte la serie di Romanzo Criminale, in cui interpretava il Dandi.

Come sei stato coinvolto per la parte di Rocco Venturi?

Quando mi hanno confermato l’ingaggio ero contentissimo, perché il provino era andato in modo un po’ particolare. Avevo fatto l’audizione per un ruolo, solo che anche se era andato molto bene non avevo l’età giusta per quella parte. Allora mi hanno chiamato, abbiamo fatto una riunione con la mia agente e gli sceneggiatori perché Lorenzo Mieli mi voleva nel cast. Mi hanno proposto il personaggio di Venturi, che era ancora in sviluppo. Lorenzo mi ha spiegato che la loro idea era quella di creare un personaggio completamente diverso da tutti gli altri, anche in termini di ritmo interno. Il personaggio che un po’ dava fastidio e un po’ legava coi protagonisti. Questa cosa mi ha fatto innamorare del progetto, aggiungici che c’è Stefano Accorsi che è un mio grande amico e ha curato la nascita di questo progetto insieme a Mieli… Mi faceva piacere anche rientrare in Sky, dopo Romanzo Criminale, con qualcosa di diverso…

Partiamo dal tuo personaggio. Rocco Venturi, insieme ad altri personaggi della serie, è una figura completamente inedita rispetto ai vari Dell’Utri, Di Pietro e tutto il pool dei magistrati. Ci sono poi personaggi inventati come Veronica Castello o Pietro Bosco che comunque prendono spunto da certe figure “stereotipate”. Venturi, invece, è una figura nuova. Ora, vorrei sapere come ti sei preparato per entrare in questo personaggio, se credi che interpretare una figura nuova ti abbia permesso maggiori libertà nell’interpretazione, o se magari avresti preferito avvicinarti a una figura reale.

Non mi sono potuto confrontare con altre situazioni ma per me è stato interessante perchè il mio punto di partenza è stato quello che circondava Venturi in quel momento, il periodo storico, l’azione. Pensavo a come una persona come lui avrebbe affrontato una situazione simile. Sarebbe stato ligio al dovere? Quali demoni sarebbero spuntati? Avrebbe sfruttato le opportunità che si trovava davanti? Venturi si trova al confine tra l’essere un buono e un cattivo, a cavallo. Non puoi definirlo un vero e proprio cattivo, è ambiguo. La bellezza di questa serie è che non è “buoni contro cattivi”, ma è la realtà.

È quello che distingue 1992 da buona parte delle altre serie italiane. Pensi che la bidimensionalità sia un limite per la produzione televisiva italiana?

Diciamo che generalmente, se parliamo delle serie action come 1992, la televisione generalista italiana si affida alle “squadre”: i buoni e i cattivi tagliati con l’accetta. Il buono è un buono che combatte contro il cattivo, a volte il cattivo si redime, ma cambia poco. Le serie dal taglio più noir sulle quali punta Sky hanno una sceneggiatura molto più contemporanea.

Cosa ne pensi, anche alla luce della tua esperienza per Romanzo Criminale, del confine tra storia romanzata e aderenza storica? Credi sia giusto prendersi alcune libertà in nome della narrazione, oppure bisogna sempre tenere un giusto distacco? Qual è il limite?

Per mio gusto personale, anche nei biopic, preferisco che ci siano libertà creative. Un autore, un regista, uno sceneggiatore quando racconta una storia ha il suo punto di vista, altrimenti vedremmo solo documentari. È sciocco dire che qualcosa tratto da una storia o una situazione vera non è coerente con la realtà.

A livello più personale, qual è il tuo rapporto con le serie tv straniere, cosa hai seguito o stai seguendo? E come vedi invece questo periodo di trasformazione dell’offerta italiana?

Guardo un po’ tutto, è difficile per motivi lavorativi riuscire a rimanere in pari ma utilizzo molto la registrazione, Mysky. Ma per me è molto comodo utilizzare i cofanetti anche oggi. Il cofanetto ti permette di vedere la serie ovunque. Sono abbastanza appassionato, sono molto curioso di cose diverse, anche serie che non sono particolarmente note.

Cosa ci puoi dire sui tuoi prossimi progetti?

Sto valutando diverse offerte. Su 1993 non posso dire nulla, mentre abbiamo appena presentato al Festival di Montreal il film “Solo per il Weekend”, del quale sono protagonista.