Daredevil, Jessica JonesLuke Cage e Iron Fist sono 4 dropout in una maniera o nell’altra, non sono come Capitan America (che è fuori dal proprio tempo ma anche idolo delle folle e bandiera americana), né come Vedova Nera (senza una vita ma desideratissima), Occhio di Falco (con la sua famigliola) o ancora Thor (a cui non manca niente) per non menzionare Tony Stark. Con l’eccezione di Hulk, che ha tutti dei problemi suoi unici, quello degli Avengers è un gruppo composto dai migliori. Se il mondo fosse un liceo sarebbero i più popolari della scuola, sono l’avamposto metaumano e li guardiamo su uno schermo gigante in film dal costo esorbitante e dagli incassi ancora maggiori. Valgono insomma tutto il prezzo del biglietto mentre i Defenders arrivano in un pacchettone per cui hai già pagato meno di un biglietto per il cinema e che comprende diverse migliaia di altre serie e film.

Non è un mistero quindi che i Defenders siano gli Avengers della porta accanto, anche l’obiettivo che gli pone la prima stagione della serie tv pubblicata da Netflix è il medesimo che univa gli Avengers per la prima volta: “Salvare New York”. Ma proprio le differenze nella maniera in cui i 4 salvano la propria città, rispetto a come i 6 combattevano Loki, mostrano il diverso di approccio non solo agli eroi in questione (che anche nei fumetti vivono in una dimensione più cittadina e a “misura d’uomo”), ma proprio alla produzione televisiva da parte dei Marvel Studios.

 

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Un approccio epico

 

I Defenders hanno appartamenti piccoli, vivono in periferia, almeno due di loro operano solo nel proprio quartierino malfamato e povero, hanno uffici polverosi e anche quando ricchissimi (Danny Rand) non godono di quelle ricchezze. Li guardiamo su uno schermo (sempre meno) piccolo, in casa, in mutande o in pigiama, con una prossimità che non è casuale. La televisione, rispetto al cinema, ha un rapporto più intimo con lo spettatore, sta nelle nostre case, nei nostri salotti, e come il portatile (il device numero 2 per eccellenza su cui si guardano le serie) o anche il tablet o il cellulare, è un dispositivo intimo. E benché lì ci guardiamo anche i grandi blockbuster, sono i racconti più intimi e piccoli a trovarsi perfettamente a loro agio.

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Un approccio antiepico, la foto in ascensore

Ma la Marvel di cose piccole non ne ha molte, il suo ramo d’affari è l’eccezionale, così ha preso la parte del proprio universo più casalinga e di quartiere e ne ha enfatizzato ancora di più quegli elementi (quante volte Luke Cage ripete di volersi adoperare solo per Harlem?) creandogli un piccolo universo condiviso su misura. Quattro serie da incrociare in una quinta che le riassuma e contemporaneamente le porti avanti, proprio come Avengers ha fatto con le “serie” di film dei suoi eroi, solo più in piccolo (e con un costo decisamente minore). Per farlo però è partita dalle stesse premesse: una grande lotta per New York.

Gli Avengers la combattevano in cielo sfondando tutto, mentre i Defenders lo fanno in terra distruggendo al massimo degli interni, i primi volano (c’è chi lo sa fare e chi semplicemente salta molto molto alto o chi ruba mezzi volanti), i secondi durante le battaglie scalano i palazzi prendendo l’ascensore, i primi sparano di tutto (dalle frecce ai missili ai martelli) e alle volte devono impedire che un intero villaggio si sollevi e si separi dal resto del pianeta, i secondi hanno quasi tutti a che fare con le arti marziali, menano le mani spesso e volentieri nei vicoli e del resto hanno contro la Mano, una specie di setta delle botte, composta solo di esperti di arti marziali (da cui la frequente distruzione di interni).

Addirittura in una delle scelte più interessanti in assoluto Defenders rifiuta i costumi

Addirittura in una delle scelte più interessanti in assoluto Defenders rifiuta i costumi, lo stesso Daredevil (l’unico che ne possieda davvero uno) lo mette malvolentieri. Sono persone in borghese che cercano di fare qualcosa per la propria città.

 

I Defenders, nelle loro incarnazioni televisive (sia quelle individuali che quelle di gruppo), hanno insomma effettuato una piccola e tranquilla rivoluzione, importando una maniera diversa di mostrare le arti marziali in tv (in special modo Daredevil), sfruttando una fotografia coerente (come già fanno i film Marvel) a doppia dominante cromatica che si esalta di notte e sembra dormire di giorno (più quiete e giocata su colori naturali). Hanno creato di fatto la dimensione audiovisiva del supereroismo della porta accanto, traducendo i colori sparati dei fumetti Marvel anni ‘60 e ‘70 nello stile moderno, importando il segreto di pulcinella del successo cinematografico degli Avengers in una dimensione più ristretta ma non per questo meno spettacolare o coinvolgente, una che non attinge alla tradizione cosmica della salvezza del mondo ma più a quella domestica dei giustizieri della notte o degli artisti marziali che lottano per mantenere aperto un ristorante contro le angherie della mafia.

 

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La sinossi ufficiale:

Non è un’alleanza. Marvel’s The Defenders è la storia di quattro eroi che uniscono le proprie forze per combattere contro un’antica e potente organizzazione che minaccia l’intera città di New York.

Il crossover Marvel’s The Defenders avrà come protagonisti i supereroi Daredevil (Charlie Cox), Jessica Jones (Krysten Ritter), Luke Cage (Mike Colter) e Iron Fist (Finn Jones), i quali uniranno le loro forze per combattere “la minaccia più grande di sempre”. Il ruolo di villain è stato affidato a Sigourney Weaver. Completano il cast Deborah Ann Woll (Karen Page), Elden Henson (Foggy Nelson), Rosario Dawson (ClaireTemple), Rachel Taylor (Trish Walker), Carrie-Anne Moss (Jeri Hogarth), Scott Glenn (Stick), Eka Darville (Malcolm “Powder” Ducasse) ed Elodie Yung (Elektra).

La miniserie The Defenders è composta da 8 episodi ed è interamente disponibile su Netflix dal 18 agosto.

 

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