I dati di ascolto parlano chiaro: X Factor 11 non solo continua a piacere ma, anzi, piace sempre di più. Merito forse anche del ritorno in giuria della brillantissima Mara Maionchi, il programma di punta del giovedì sera targato Sky sta attirando quest’anno anche l’interesse dei telespettatori più scettici facendo così volare lo share.

Dopo il grande successo della prima puntata, il secondo appuntamento con il talent show, dedicato per il momento ancora alla fase delle selezioni, ci fa capire che l’entusiasmo generale è alle stelle. Si potrebbe parlare di una Standing Ovation Edition, perché stiamo assistendo a un fenomeno abbastanza singolare: la giuria è in perfetta sintonia con il pubblico presente che non esita a mostrare un’esultanza incontenibile, alzandosi in piedi ad applaudire in continuazione le esibizione degli aspiranti concorrenti.

La scelta dei quattro giudici, fin dalle prime battute, come abbiamo già detto, ci pare azzeccata. Mara Maionchi, Manuel Agnelli, Levante e Fedez formano un quartetto affiatato che sta elargendo ‘sì’ a ripetizione e che il pubblico dimostra di gradire e condividere. E quindi standing ovation per Lorenzo, tenore giovane e belloccio di 25 anni che, in stile crooner, canta “Like a prayer“ di Madonna e si candida già tra i papabili 12 concorrenti dei live. Il pubblico poco dopo va di nuovo in visibilio anche per Francesca, sedicenne con chitarra e apparecchio ai denti, che dopo un imprevisto ed obbligato cambio di chitarra non accordata, non si perde d’animo e ci propone una versione da brivido di “ Your song “ di Elton John. I giudici appoggiano il giudizio popolare e elargiscono  infiniti complimenti alla timida adolescente: la Maionchi la definisce formidabile, Agnelli trova che la sua bravura sia spiazzante e Levante, rompendo ogni schema, chiede alla ragazzina di poterla abbracciare e si lancia sul palco a stringere questa giovanissima artista che pare possedere già un X Factor innato. Quattro sì anche per lei e poi anche per Nico da Ragusa, diciottenne con chitarra che, con un’originale versione di “Kiss“ di Prince, sorprende così tanto i presenti al punto che Fedez non ha paura di sbilanciarsi nel suo giudizio e di dirgli che di sicuro si rivedranno ai live. E intuiamo che si sta confermando il trend che aveva già preso piede lo scorso anno: i giovani, meglio se giovanissimi, che salgono sul palco con chitarra o altro strumento, predispongono già i giudici alla benevolenza. È il caso di Carolina, bella ragazza veneziana che al pianoforte riesce a sedurre con “One day“ di Asaf Avidan reinterpretando la canzone con abilità da consumata professionista e facendo scattare di nuovo la platea in piedi. Le alzate del pubblico proseguono per un simpatico pizzaiolo napoletano a cui la Maionchi dice che se fa le pizze come canta, lei parte immediatamente per andare a Napoli a mangiarle.

Quattro sì e applausi a pieni mani li conquista Gabriele, che nella scorsa edizione, arrivato ai Bootcamp, era stato eliminato da Arisa ma incoraggiato da Fedez a ripresentarsi quest’anno. Il diciottenne cantautore, seguendo il prezioso consiglio, si presenta così sul palco delle audizioni con un brano dal titolo “Limits“ che potrebbe già passare nelle radio da domani e fare di lui un nuovo Lorenzo Fragola. E l’occhio lungo della Maionchi non perde di vista le potenzialità del ragazzo, tant’è che gli dice apertamente che su di lui investirebbe anche due lire. Se scendiamo un pochino di età abbiamo anche Luca che ci racconta di un triste passato di crisi epilettiche e di un risveglio dal coma grazie alla musica – attenzione, caso umano in avvicinamento – e poi, accompagnandosi col pianoforte, canta “When I was your man“ di Bruno Mars e fa esclamare a Manuel Agnelli: “Questo ragazzo è una bomba”. Il pubblico naturalmente è già in piedi ad acclamarlo e poi si alza di nuovo per Emy Rao, simpatica diciannovenne catanese che si esibisce urlando l’inno generazionale di Cindy Lauper “Girls just want to have fun“ e che sempre il nostro affascinante giudice dalla lunga chioma vede come una reincarnazione della cantante americana (precisando però che la Lauper è viva e vegeta). Tremiamo per un attimo quando arrivano i Belize, un quartetto di ragazzi il cui frontman si definisce un vero fanatico degli Afterhours, il gruppo di Manuel Agnelli. Furbamente però i quattro, onde evitare le ire del loro idolo, si guardano bene dal proporre una cover della sua band ma interpretano un brano di Ghali che non convince affatto i giudici… e neppure noi. Agnelli però non può cacciare via così il suo accanito fan e chiede ai ragazzi di potere sentire un loro inedito. E indovinate un po’? Naturalmente il brano è una figata che scatena l’approvazione generale. A questo punto ci viene il sospetto che dato che le registrazioni delle audizioni durano un’eternità e il pubblico del palasport è costretto a stare seduto per ore, con la scusa della standing ovation, quando si sente rattrappito, ne approfitta per saltare in piedi e sgranchirsi un po’ le gambe. Altrimenti dovremmo pensare che quelli che Levante chiama artisti, la Maionchi chiama cantanti e per Fedez invece sono concorrenti, siano tutti dei prodigi.

Invece ci piacerebbe vedere, soprattutto da parte dei giudici, qualche incazzatura in più.
Manuel Agnelli, cattivissimo lo scorso anno, stavolta è pungente e si irrita con moderazione anche quando stronca Alex, un giovane con chitarra che presenta un suo inedito che vuole essere un’aperta critica verso la mediocrità (e che però, in realtà, è una brutta canzoncina colma di frasi fatte e luoghi comuni), facendogli presente che la sua arroganza è tollerabile solo per l’età e che la sua supposta superiorità, fa la fine di tutte le supposte. A buon intenditore, poche parole.
Non si capisce poi però il motivo che spinge invece i giudici a dare tre sì a Tian, la ragazza quattro quarti – un quarto cinese, un quarto italiana, un quarto irlandese e un quarto inglese – , una sorta di cartone animato vivente, sorriso con apparecchio metallico che ricorda Squalo nemico di James Bond, stonata come una campana e improponibile, ma convinta di avere una travolgente presenza scenica. Ma se Tian passa, ed è chiaro che sarebbe invece materiale per lo Strafactor, e passa anche Lorenzo (caso umano numero due con varie vicende di disoccupazione in famiglia), bravino ma non all’altezza degli altri candidati che hanno superato questa prima fase, allora meriterebbe di avere almeno un paio di sì di incoraggiamento anche Lucilio, cantautore campano che invece il pubblico fischia malamente e la giuria caccia dopo avergli appioppato quattro no.

Quest’anno non ci sono vie di mezzo sul palco, o molto bravi oppure persone che pare si presentino ai provini solo per gioco o per divertimento, o semplicemente per andare in tv; alcuni sono veri e propri fenomeni da baraccone. Tra questi Rossella, ultra quarantenne che possiede un bar ma non ci va (così dice), dalle movenze da velina attempata e volto stravolto dai ritocchi, e dopo di lei anche un tipo con baffi blu, maglia trasparente e tacchi a spillo e poi ancora uno che canta un pezzo reggae vegano di sua invenzione e che fa sentenziare ad Agnelli la sua frase cult della serata: salva un albero, mangia un vegano. E a dirla tutta non ci sembra particolarmente dotato neanche il tizio che canta Zarrillo contorcendosi come uno in preda ad un attacco di diarrea fulminante.
Di sicuro ci fa più simpatia David che arriva dal Ruanda, non spiccica una parola di italiano, si dichiara fan di Fedez e porta però un pezzo di Fabri Fibra, acerrimo nemico del nostro giudice rapper.

A parte questi intermezzi, e il passaggio flash di Michele Bravi arrivato per dare un salutino e via, tutto il resto ci appare troppo bello, e spesso le lodi sperticate distribuite dai giudici sono eccessive, perché l’esperienza insegna che poi, al secondo ascolto, non sempre chi al primo passaggio appare unico e sensazionale, mantiene le promesse e si rivela un fuoriclasse. Troppi sì unanimi, eccessiva coesione ed armonia possono risultare alla lunga stucchevoli, perché la felice giuria da Mulino Bianco potrebbe andare nelle pubblicità, ma qui noi chiediamo a gran voce di vedere sangue e arena, sperando di non venire fraintesi e di ritrovarci in una nuova edizione de La Corrida, tra molti applausi e pochi mestoli battuti contro le pentole.