Kate Crowe ha un account di ogni servizio di streaming e delle tv via cavo britanniche, ma secondo lei l’interfaccia migliore è quella di Netflix, apprezza moltissimo The Handmaid’s Tale e di lavoro produce Taboo.

La serie creata da Steve Knight, Edward Hardy e Tom Hardy è stata un grandissimo successo BBC della scorsa stagione, ora è stata rinnovata per una seconda la cui sceneggiatura è al momento quasi completata.

Ma questo non significa che sia stata un successo facile o scontato mettere quel tipo di ricostruzione e quei temi in prima serata sul servizio pubblico.

Qualcuno vi ha rotto le scatole? Voglio dire, non c’è forse più attenzione a quel che si può mostrare sul primo canale nazionale?

“È probabile che se Taboo fosse andato in onda 5-10 anni fa avremmo ricevuto diverse critiche per far vedere queste cose sulla BBC, ma oggi lo scenario è diverso in primis per la BBC. Loro lo hanno accettato perché non vogliono perdere il pubblico più giovane a favore dei servizi di streaming e quindi gli serviva qualcosa di più estremo.”

Però il successo è andato oltre i giovani…

“Sì l’idea è stata di fare qualcosa per loro che però affondasse le radici nel racconto in costume tradizionale britannico, qualcosa che ha molta presa sul nostro pubblico più anziano e infatti è andata così. Ho fatto l’ipotesi di cosa sarebbe successo se l’avessimo mandata in onda 5-10 anni fa ma già solo 5 anni fa non sarebbe proprio stato possibile fare Taboo, spendere così tanto per una serie con una ricostruzione che dipende così tanto dagli effetti speciali… Del resto Tom Hardy l’idea l’aveva avuta 7 anni fa e quello non era un buon momento per metterla in piedi”.

E la BBC non ha voluto mettere bocca?

“No, avevano capito che un prodotto così o le prendi com’è o se lo vuoi alleggerire lo snaturi. Il suo essere duro è parte della sua essenza e non un corollario. Invece ci hanno supportato così tanto da aver avuto la buona idea di creare una fascia nuova, alle 9.15, un quarto d’ora dopo la fine della fascia protetta, così da metterlo al riparo da controversie e lasciarci liberi di osare”.

Vuoi dire che con la seconda stagione non avete aggiustato niente?

“Tom e Steve sono molto gelosi della loro creatura. Ad ogni modo a me piacerebbe vedere cosa Lorna è capace di fare, mi pare un personaggio molto forte e mi piacerebbe vedere cosa abbia in testa”.

Cosa hai capito che funziona molto ad ora nel mondo della serialità?

“I drama femministi, con una forte impronta al ribaltamento del gender. Sono certa che vedremo sempre più serie in cui le donne sono protagoniste e non si comportano come solitamente fanno le donne nelle serie. Il Nord America sta andando molto in quella direzione e anche noi in Inghilterra.

E poi torneranno i procedural, le serie con episodi autoconclusivi, me ne sono resa conto al MIPCOM [il grande mercato annuale della televisione ndr]. Nessuno li fa più ma c’è una grande domanda. Considera che una delle vendite di maggiore successo quest’anno è stato proprio un procedural britannico di 15 anni fa”!

Il mondo del cinema è ossessionato dalla paura che le persone guardino i loro contenuti sui cellulari, a te dà fastidio il pensiero di qualcuno che guardi Taboo su un cellulare?

“Mi sembra difficile credere che la bellezza della fotografia possa essere apprezzata su un cellulare ma è anche vero che non posso avercela con chi è così appassionato di un contenuto da guardarlo sul cellulare tornando dal lavoro. Io credo che sfamare in ogni modo un appetito così forte non possa essere un male”.