Quarto appuntamento con X Factor 11: siamo arrivati finalmente alla fase dei tanto attesi Bootcamp, in cui iniziamo a scommettere sui probabili 12 concorrenti di questa edizione del talent.

I giudici hanno dato il loro sì a 73 concorrenti. Tanti, decisamente troppi. E adesso il numero deve scendere a 48, per cui la prima eliminazione, da parte dei giudici, avviene scartando i cantanti in eccesso direttamente guardando le loro immagini su un touchscreen. Le prime novità di questa undicesima edizione riguardano il numero di sedie disponibili per questa fase delle selezioni che scende da 6 a 5, e la composizione di ciascun gruppo delle quattro categorie che viene effettuato dal rispettivo giudice stavolta in maniera del tutto autonoma, mentre i tre colleghi, come provetti lucignoli, seduti ad un tavolo laterale, si limitano a dispensare consigli.

Ogni giudice viene quindi lasciato solo nella compilazione della lista dei partecipanti alle Home Visit. Alessandro Cattelan dà i primi indizi circa il giudice a cui sta per essere affidata la squadra degli Under uomini: si tratta di una persona esperta, di un “senatore“ del talent e con la particolarità di avere un taglio di capelli anni ’80. Parliamo naturalmente di Fedez, contento di essere a capo di quella che, probabilmente, in base a quanto abbiamo visto alle Audition, promette di essere la categoria più forte, con alcuni validissimi elementi che già dalle prime battute sono riusciti ad entusiasmare e sorprendere pubblico e giuria. E ora sono dodici i ragazzi a contendersi il posto sulle ambitissime seggiole, ma intuiamo subito che Fedez ha già le idee chiare e pare sapere fin da subito chi porterà con sé per il prossimo step, quello definitivo. Il nostro giudice è una vecchia volpe, sembra a tratti indeciso e perplesso ma ha già uno schema in mente e pare stia facendo di tutto per rispettarlo. Fa sedere subito il sedicenne Luca, il timido Sidy e Gabriele, il ragazzo scartato da Arisa, lo scorso anno, alle Home Visit. A malincuore fa accomodare anche Francesco, l’ex frontman dei Jarvis, che aveva apertamente attaccato nella fase delle audizioni, ma dal ghigno beffardo si intuisce che questa concessione difficilmente sarà definitiva. Il pubblico esulta quando sale sul palco Samuel, il giovane immigrato nigeriano dal talento innato che davvero potrebbe essere la rivelazione di quest’anno e che costringe Fedez a sottrarre la sedia a Luca per darla a lui, poiché, per ora, è colui che la merita più di tutti gli altri. Formidabile anche Kamless, che cantando “Payphone“ dei Maroon 5 si conquista il suo posto in squadra e anche una standing ovation di tutta la platea.

Domenico e la sua chitarra fanno alzare Sidy e per finire succede ciò che avevamo previsto fino da subito: con l’esibizione del romano Lorenzo, è giunto il momento per Fedez di dare il colpo di grazia al biondo Francesco e di farlo alzare per sempre dalla sedia. La punizione è arrivata e Fedez non perdona. Chissà se il ragazzo dopo questa lezione avrà il coraggio e l’ardire di ripresentarsi per la terza volta. Forse se non ci dovesse più essere Fedez in giuria, potrebbe avere qualche chance.

Come vi avevamo anticipato già nelle scorse settimane l’attribuzione delle categorie è così fatta: a Manuel Agnelli vanno i Gruppi, a Levante le Under donna e a Mara Maionchi gli Over. Si va quindi sul ‘classico’, niente colpi di testa, a ciascuno viene affidato il genere che sicuramente può gestire con maggiore capacità.

E tocca adesso a Manuel Agnelli scegliere le sue cinque band da portare alla fase successiva, quella in cui dovrà decidere le tre su cui puntare per il live show. Agnelli viene fuori per quello che è: un professionista serio, attento, preparato ed estremamente preciso. Dettagliato e accorto nei giudizi, ben disposto ad ascoltare le osservazioni dei suoi colleghi, in particolar modo quelle di Mara Maionchi verso cui nutre enorme stima, per poi però rimanere fermo e deciso a seguire il suo istinto. Osserva le reazioni del pubblico e le tiene in conto, argomenta le sue scelte e spiega cosa gli piace e cosa non gradisce, in modo che chi deve lasciare il palco sappia perfettamente dove ha sbagliato. E nel comporre la sua squadra – tutto sommato – lascia tutti un po’ spiazzati, perché le sue scelte non sono mai convenzionali o scontate. Contro il parere dei suoi colleghi dà il primo posto libero agli Heron Temple, duo apprezzatissimo dal pubblico, e commenta ironicamente osservando che ha perso tre amici ma ne ha appena guadagnati tremila. Boccia i Sunset che presentano  “Il diario degli errori“ di Michele Bravi riarrangiata in maniera pietosa e anche El Cartel con una loro versione di “Un’estate fa“, assolutamente non riuscita, e che la Maionchi definisce come “degna di un gruppo che suona alla festa delle matricole”. In un primo momento il gruppo dei Deadline Induced Panic si conquista la sedia, ma già dal nome improbabile si capisce che non potranno continuare. E infatti poco dopo vengono sostituiti dai Ross, capitanati da una frontman grintosissima, che furbamente canta in italiano e per giunta un pezzo di Celentano mettendo d’accordo, in un colpo solo, giudici e pubblico. Questi sono sicuramente da portare ai live. I Noiserz, il gruppo contro cui si era scagliata la Maionchi per la questione delle canzoni e dei nomi in lingua inglese, giocano d’azzardo con De Andrè e ne pagano le conseguenze. Come osserva saggiamente Agnelli, il confronto con la vocalità del cantautore ligure risulta impietoso e quindi se in un primo momento possono sedersi sulla sedia libera, devono poi cedere il posto ai Maneskin, che è vero che hanno un frontman simpatico come la sabbia nelle mutande, ma sono abili e hanno una bassista donna molto carina che fa tanto gruppo figo. Rivedremo alle Home Visit anche il duo spagnolo composto da Ana e Carolina, perché il loro giudice è terribilmente affascinato dalla voce della cantante.  E contro ogni aspettativa si giocheranno ogni carta possibile anche Sem e Stenn, premiati anche per avere fatto morire dal ridere Mara Maionchi dicendo che a loro piacciono i Pet Shop Boys, i Beastie Boys e insomma… tutti i boys. Agnelli li trova interessanti e originali e sa che può plasmarli a suo piacimento.

La faccenda inizia a farsi interessante: Fedez ha una squadra fortissima, ma Agnelli e la sua trentennale esperienza di leader degli Afterhours fa di lui un temibilissimo avversario.

E in tema di novità, in anticipo rispetto alle edizioni precedenti del talent, ieri sera è iniziato anche Strafactor, il talent show alternativo che dà spazio agli artisti (per così dire) fuori dagli schemi. Ancora una volta il ruolo di presidente di giuria di queste selezioni parallele è affidato a Elio, accompagnato quest’anno dal rapper e produttore Jake La Furia e dalla enigmatica Drusilla Foer, un personaggio misterioso di cui non si conosce la vera identità. I tre si trovano subito alle prese con l’esibizione di Antonio da Maratea che canta un inedito scritto dal padre, musicato da un amico del padre e prodotto da un altro amico del padre. Dopo di lui, nella bucolica cornice di una cascina dell’hinterland milanese e alla presenza di un pubblico composto da sorridenti anziani e simpatiche mucche, è il turno di alcuni figuri stonatissimi, fino ad arrivare al personaggio più curioso di questa prima puntata. Il suo nome è Stefano, si presenta con maglione multirighe e capelli con frangetta da paggetto e si definisce cantante poliedrico perché canta ben cinque generi musicali. Per l’occasione sceglie un brano classico e ci delizia con “Vivo per lei“, canzone cult di ogni karaoke che si rispetti, interpretata con voce alla Bocelli, dice lui, inframezzata da una voce femminile fatta sempre da lui. Come prevedibile viene fuori una schifezza senza pari e quindi Stefano si aggiudica immediatamente i tre sì dei giudici. D’altra parte, si sa, a Strafactor il peggio viene premiato. E questa è solo una fase di riscaldamento e il meglio, come sempre, deve ancora venire.