Secondo appuntamento con Masterchef e prosegue la selezione degli aspiranti cuochi, in questa nuova edizione, mandati subito allo sbaraglio davanti ai fornelli e ai quattro giudici. Fa il suo ingresso Giovanna, maestra di cinquanta anni con due figli grandi avuti dal primo matrimonio e un secondo marito, che l’accompagna, avvocato e giudice, ma con l’aspetto di una rockstar. La signora inizia a parlare di sé e racconta che il primo marito la lasciò perché si era innamorato di sua sorella. L’argomento scandaloso e gli intrighi famigliari tra sorelle attirano a tal punto i giudici che la concorrente adesso potrebbe anche cucinare della pasta al burro e passare il turno. Bastianich è presissimo da questo scandalo scoppiato tra le mura domestiche e così il banale tortellone di pasta fresca ripieno di melanzana conquista tutti, anche il palato di Antonia Klugmann colpita dall’entusiasmo della donna.

Una brava e tre improponibili, questa è la regola, perciò le immagini ci mostrano un tizio che cucina una pasta con crema di avocado scaldata definita da Cannavacciuolo al profumo, si fa per dire, di “pelo di cane bagnato” con retrogusto di cimice. Peggio ancora di questo uno che si vanta di essere un imitatore e che serve alla giuria dei fagottini giudicati sempre dallo chef partenopeo delle “cagatine” e che ci rendono arduo stabilire se il ragazzo sia più incapace come cuoco o come imitatore. A completamento di questo terzetto di disperati una ragazzotta che propone una ricetta dell’Est dal nome impronunciabile mal fatta e mal servita.

Alla comparsa della quarantenne giapponese Eri, in Italia però praticamente da sempre, i quattro giudici si predispongono invece molto bene e il suo shabu shabu di anatra con una miriade di ingredienti e affumicatura fatta al momento le assicura il grembiule, mentre noi, umili mortali, stiamo ancora cercando di individuare cosa abbia cacciato in quel piatto. Ma la cucina asiatica contaminata e fusion è da tempo un must ovunque, quindi anche qui trova di sicuro un suo spazio.

Tra un piatto e l’altro, Joe Bastianich, che già da questa seconda puntata si conferma più pettegolo e curioso dei suoi colleghi, chiede ad un giovane impacciato se sia fidanzato, se l’università sia terreno di caccia e se ci sia molta possibilità di trombarementre ad un altro più disinvolto, che lavora nell’azienda di funghi e tartufi di famiglia, domanda se abbia mai provato i funghetti allucinogeni. Vediamo intanto scorrere del polpo con patate, finocchi e terra di olive taggiasche, e poi  ravioli ripieni alla salsiccia con ristretto di Lambrusco e prugne guarnite con pere essicate aromatizzate allo zenzero. I due, con la giapponese, si conquistano il grembiule.

Il logorroico insegnante di educazione fisica Matteo, che smanaccia in continuazione le tagliatelle da cuocere e parla di continuo delle abitudini di sua mamma, di suo papà e di sua nonna fa perdere in tempo zero la pazienza ai giudici che però poi di fronte al primo piatto casalingo con spugnole e erbe aromatiche a,quanto pare gustosissimo, da lui ideato, devono rivalutare il pesantone e inserirlo tra i papabili concorrenti del talent. Ma si giustificano dicendo che lo prendono in pratica per fare un’opera di bene, e per liberarlo dalle sue ossessioni famigliari.

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Prendono anche Ludovica, 19enne romana, che confida di vedere nella cucina uno sfogo, perché da bambina, siccome era cicciottella, la prendevano e quindi ora vuole dimostrare quanto vale, grazie anche a suo papà che le ha insegnato a non mollare mai. Rieccoci con l’ennesimo caso strappalacrime in concomitanza con l’apparizione del primo mappazzone dell’anno, sottoforma di tagliatella appoggiata su una crema di carciofi in cui la giovane rivede i suoi ricordi d’infanzia. Sebbene il piatto non sia di certo eccelso, gli errori dovuti alla giovinezza vengono però perdonati e con quattro sì la ragazza passa allo step successivo.

E dopo che abbiamo assistito alla prima scrematura, ritroviamo ora i quaranta aspiranti chef ai banchi di lavoro con quaranta uova di cioccolato, con sorpresa, da rompere. Da ciascun uovo esce un pollo intero che i concorrenti devono disossare, ma prima di procedere alla prova, possono godersi una magistrale lezione diBruno Barbieri che insegna esattamente come si fa. Tra tutti, il più avvantaggiato è Antonino il macellaio che sostiene di avere disossato almeno 20000 polli in vita sua e, da come muove le mani, di sicuro è vero. Per molti si tratta di una prima volta affrontata con successo e per altri il pennuto rappresenta invece la disfatta.

Antonino il macellaio, Simone il ventenne che vive solo, Joayda la dominicana di Campobasso e Katerina l’ucraina sono a fine prova i più bravi e quindi entrano di merito nella tanto sognata Masterclass. I rimanenti invece si devono guadagnare il loro posto con prove più complesse, perché, come ricorda Barbieri, conta chi resta, il resto non conta.

I 28 sfidanti ancora in gara si devono cimentare in una ricetta in cui arte e cibo si incontrino. La lotta si fa subito dura con la corsa agli ingredienti, chi prima arriva si prende ciò che vuole, e c’è davvero di tutto. Alcuni, allo scadere del tempo, sono insoddisfatti perché non hanno fatto in tempo a prendere quello che serviva per la loro ricetta. E allora per dare un aiutino, ci sono dei palloncini trasparenti ripieni di alimenti che gli sfidanti possono prendere per completare la loro spesa, salvo però utilizzare tutti gli ingredienti che troveranno. Ma l’aiuto tanto decantato si trasforma in fregatura, perché i palloncini ripieni non son quelli appena mostrati, ma altri di colore arancione dal contenuto assolutamente oscuro. Una prova creativa, per nulla facile, anzi, vista da casa, davvero impossibile, ma come sempre, ciò che a noi pare sovrumano, nella cucina di Masterchef pare un gioco da ragazzi. Mentre noi da casa non avremmo neanche saputo cosa farcene dell’aglio nero, se non provarlo contro i vampiri, assistiamo ad una schiera di indiavolati soggetti, che nella vita di tutti i giorni fanno lavori come la consulente alla carriera, il trasportatore di uova, la critical risk manager o il pianista jazz, che impastano con scioltezza come se non ci fosse un domani, che utilizzano con disinvoltura tecniche di cottura avanzate, mentre grattuggiano spensierati del cioccolato sulla carne o producono ristretti di lampone e maracuja per irrorare petti di piccione. I piatti incontrano il gusto del pubblico così Manuela, dall’odiosa vocina, Ludovica e Josè sono nella cucina di Masterchef, insieme ad Alberto, Eri e Francesco, l’ex pilota Italo, già diventato il nostro preferito, Giovanna, Marianna, Fabrizio il sedicente insuperabile mago dei primi piatti, Denise e Davide, quello che vuole aprire locale negli States.

Rimangono solo altri quattro posti a disposizione e si inizia a percepire una certa agitazione. I giudici danno il via a quattro duelli a due, nel corso dei quali, dopo avere ricevuto degli ingredienti da due mani che in stile famiglia Addams emergono dal bancone, gli sfidanti dovranno cucinare dei piatti classici ed universalmente noti. Il filetto al pepe verde manda in confusione i primi due sfidanti che non si avvicinano neanche per sbaglio alla ricetta originale, quindi si potrà valutare solo la cottura della carne che mette fuori gioco il logorroico Mattero a favore del giovane insegnante di chimica Rocco. Anche il fegato alla veneziana non viene poi preparato a dovere, ma Bastianich sostiene che debba decidere la regola della tradizione e quindi che vada premiato il piatto che più si avvicina all’originale, che stavolta risulta essere quello della genovese Simonetta, la tizia ammiccante e che percepisce qualcosa di famigliare nello sguardo di Cannavacciuolo. Per il terzo duello è il cous cous con le verdure a dovere essere cucinato alla perfezione. Il tempo è poco, le verdure devono essere tagliate sottili e il cous cous deve essere sgranato bene. La Klugmann assaggia e fulmina i due contendenti con lo sguardo, ma è poi Bastianich a decidere, anche a nome dei suoi colleghi, che sia lo studente di ingegneria Stefano a doversi aggiungere al gruppo dei concorrenti di  quest’anno.

Per ultimo, in ordine di tempo, il duello più godurioso a suon di fritto misto di pesce. Gli appassionati di Masterchef sanno che il fritto è uno dei piatti più insidiosi perché il pesce deve essere umido al punto giusto per risultare croccante fuori e morbido dentro e l’olio deve raggiungere una temperatura ottimale. Il calamaro tagliato a bastoncino di Tiziana, la mamma tutta cucina e amore di Bergamo, infastidisce Antonia Klugmann che non apprezza il piatto pensato per i bambini, ma l’ultimo posto libero nella classe è proprio per la frizzante signora.

Al termine di queste ultime sfide, ora che abbiamo i nomi dei venti concorrenti di questa settima edizione, ci lascia perplessi vedere che praticamente nessuno di questi aspiranti masterchef, abili a preparare piatti complessi e con ingredienti ricercati, conosca e sappia riprodurre correttamente dei piatti base della cucina italiana e non. A dire il vero, gli ultimi otto sfidanti rimasti avrebbero meritato di essere rispediti tutti a casa, nessuno escluso. Noi puntiamo tutto su Italo, il nostro Leslie Nielsen dei fornelli, serafico e beato, che cucina per divertimento ma soprattutto per passione. Come davvero si dovrebbe fare.