L’episodio è il settimo della stagione su Amazon Video. 

Un certo mood da anni ’80 che per adesso va tanto di moda, e molta confusione su quel che vuole raccontare. Questo in poche parole è l’episodio The Father Thing di Philip K. Dick’s Electric Dreams. I riferimenti sono molto ben riconoscibili in questa puntata che gioca sulla prospettiva da quartiere, e da bambino, su un evento che avviene su grande scala e che sta avendo delle conseguenze devastanti. Ma, se i riferimenti sono giusti e piacevoli, la trattazione è maldestra fino alle estreme conseguenze, e ci porta ad interrogarci perfino sulla necessità di una storia di questo tipo che, almeno in questo caso, non ha nemmeno lo scudo della tematica a proteggerla.

Protagonista è un ragazzino di nome Charlie (Jack Gore) che scopre che suo padre (Greg Kinnear) è stato sostituito da un alieno. E in effetti è tutto qui. La narrazione procede scomposta tra un prologo che di fatto ci anticipa il finale della storia, alcuni momenti dovuti come il fatto che il bambino non viene creduto da nessuno, soprattutto dalla madre (Mireille Enos), e le ovvie interazioni con gli altri ragazzini a scuola, di fatto gli unici a capire che qualcosa non va.

Quindi, da un lato abbiamo il sempre classico plot da Invasione degli Ultracorpi (che poi è anche più affine con il periodo di uscita dei racconti originali), con la sostituzione progressiva delle persone con loro simili. E dall’altro i riferimenti al cinema di fantascienza anni ’80, con le grandi avventure che avvengono nei piccoli quartieri e i bambini come depositari della verità e della scoperta di fronte a un mondo di adulti che ha dimenticato come si fa a credere: classico. Ma se Safe and Sound prende la paranoia del racconto, tipicamente legata ai suoi tempi, e la aggiorna in un contesto adolescenziale, The Father Thing non riesce a fare altrimenti. Forse confidando un po’ troppo nei riferimenti sicuri.

Ma i riferimenti non bastano in mancanza di identità o di un senso più profondo della storia. E qui quell’identità è manchevole a voler usare un eufemismo. I primi minuti della puntata sono dedicati alla costruzione del rapporto tra il padre e il figlio, utilizzando il gioco del baseball, ma anche qui si tratta di una relazione raccontata più che “sentita”. Più interessante, per quanto nemmeno in questo caso troppo originale, sarebbe stato giocare su un doppio twist, smentendo la tesi del ragazzino e mostrando come effettivamente i comportamenti del padre fossero violenti di per sé. Sarebbe rimasto qualcosa al posto di un episodio che non avrebbe sfigurato all’interno di Piccoli Brividi, ma che qui abbassa drasticamente la media della stagione.

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