Si torna a casa in Il passato è il prologo, e lo si fa con un capitano in meno e uno in più: conclusa, almeno per ora, la parentesi nell’universo specchio, Star Trek: Discovery si ritrova a piangere la morte di un personaggio cardine della sua prima stagione, quel Gabriel Lorca (Jason Isaacs) rivelatosi, nella puntata della scorsa settimana, proveniente della realtà alternativa in cui la nave è finita tutt’altro che casualmente.

Sebbene esca di scena in modo più ingenuo di quanto gli episodi visti finora avrebbero fatto sperare, Lorca si riconferma in questa puntata un abile pianificatore, in grado di aspettare quasi due anni prima di poter mettere a segno la propria vendetta nell’universo da cui proveniva. I suoi scontri con l’imperatore Georgiou (Michelle Yeoh) e Michael Burnham (Sonequa Martin-Green), diretti con respiro cinematografico dal nigeriano Olatunde Osunsanmi, ne evidenziano tanto l’ambizione quanto la mancanza di scrupoli, già emersa in precedenza sebbene mai declinata in termini tanto malvagi.

Proprio in virtù del duello Lorca-Georgiou, Il passato è il prologo svetta per ora tra gli episodi più psicologicamente strazianti per il personaggio di Michael, qui costretta a decidere da che parte schierarsi in un contesto in cui l’unica opzione possibile è scegliere il male minore. Da un lato, il capitano – o meglio, la sua versione specchio – sotto cui ha servito nei tempi d’oro della propria carriera, la cui morte ancora pesa sulla coscienza della giovane; dall’altra, l’uomo che le ha accordato fiducia – seppur per scopi tutt’altro che votati al bene – in un momento di crisi e disperazione.

La scelta ricade, prevedibilmente, sull’imperatore, verso cui Burnham inizia a nutrire sentimenti di ammirazione derivati certo dall’affezione per la sua controparte defunta nell’universo originario, ma anche dovuti all’estrema fermezza e ai valori che la ragazza riesce a leggere dietro la corazza indossata per governare su un contesto politico costellato di conflitti e volto alla preservazione di una presunta purezza razziale; preservazione solcata da crepe a causa delle aperture ventilate dalla stessa Georgiou, di cui veniamo messi a conoscenza attraverso le accuse del ben più estremista Lorca.

Burnham è ben consapevole della minaccia che Lorca rappresenta per entrambi gli universi, eppure resta fedele a sé stessa fino all’ultimo e decide di risparmiargli la vita; scelta che di lì a poco viene annullata dal gesto di Georgiou, che finisce il capitano con un colpo di spada, per poi gettarlo all’interno della rete miceliale, decretandone la disintegrazione. È davvero questa la fine di Lorca? La domanda è legittima, specie in considerazione della presenza della realtà specchio.

Di sicuro, non è ancora arrivato il momento di dire addio a Georgiou, salvata in extremis da Burnham e teletrasportata suo malgrado a bordo della Discovery; c’è un che di indubbiamente ammirevole nella statura morale dimostrata dalla donna, disposta ad accettare la morte a patto di poterla incontrare in piedi, combattendo. I prossimi due episodi saranno cruciali per comprendere se vi sia una possibilità di adattamento per l’ex imperatore in un contesto a lei nuovo e sgradito.

Non è solo Georgiou a dover storcere il naso, una volta abbandonato l’universo specchio grazie all’abilità di Stamets (Anthony Rapp): la Discovery ritorna sì nella propria realtà originaria, ma a distanza di nove mesi rispetto allo slittamento voluto da Lorca. Ormai le sorti della guerra sembrano essere state decise e, con sgomento dell’intero equipaggio, la Federazione ne è uscita sconfitta a vantaggio della schiacciante vittoria dei klingon.

In un quadro che, per chi ha seguito questa prima stagione, ha ben poco di positivo, c’è però di che gioire: la dipartita di Lorca ha infatti fatto assurgere Saru (Doug Jones) al rango di capitano, e in questi nuovi panni il kelpien ha già dimostrato un carisma insospettabile a fronte della sua compassata compostezza. Era difficile, per Star Trek: Discovery, trovare un degno sostituto alla gigantesca figura di Lorca, ma Saru appare a oggi come la scelta ideale grazie al superbo lavoro attoriale di Jones, affrancatosi ormai definitivamente dall’etichetta di mimo per ricevere il meritato plauso che un interprete a tutto tondo come lui merita da tempo.

Come cambierà la Discovery sotto il comando di Saru? Cosa ha comportato la vittoria dei klingon? Come reagirà Saru alla scoperta che l’alter ego di Georgiou è ora a bordo della sua nave? A queste e molte altre domande risponderanno gli ultimi due episodi di questa prima stagione di Star Trek: Discovery; stagione che, a oggi, ci ha regalato certo più soddisfazioni che delusioni, infondendo una nuova ma rispettosa linfa vitale al franchise.