La terza stagione di Ash vs Evil Dead debutterà il 25 febbraio sul network americano Starz, mentre in Italia sarà disponibile su Infinity a partire dal 26 febbraio. 

Noi di BadTV.it abbiamo avuto l’occasione di incontrare Bruce Campbell, che nella serie veste i panni del mitico protagonista Ash J. Williams.

Che ci puoi dire di questa stagione?  

Cosa posso dirvi? Che è la migliore stagione fino ad adesso, che quando avrai finito di vederla non crederai a quello che hai visto. Ash scopre di avere una figlia, e verranno anche rivelati più dettagli sul padre che sembrava fosse morto e invece ritorna. Potrebbe anche aiutarlo, ma non c’è certezza, diciamo che in maniera dickensiana ci saranno viaggi nel tempo, ci saranno nuovi personaggi, oltre a mia figlia ci sarà anche questo tizio che fa parte di un gruppo impegnato a fare esattamente quello che fa Ash e che crede che lui sia il prescelto. Al punto che davanti a lui si inginocchiano sempre, cosa che col tempo infastidisce Ash, proprio perché lui non si considera il prescelto. E a proposito di questo si scoprirà di più sulla mitologia di questo eroe alla Joseph Campbell: perché proprio Ash? Quale è il suo percorso? Perché è lui il prescelto? È speciale o non lo è? La mia teoria è che lui è speciale perché non è per nulla speciale. Quella di Sam Raimi è che ogni mille anni si scopre chi regnerà il mondo. È stato bello il fatto che in questa serie ci fosse più azione, più interazione, più personaggi, la storia è stata ampliata. Pablo (Ray Santiago) è legato a Brujo (Hemky Madera), e ora ci aiuterà moltissimo a scoprire dettagli sulla mitologia perché la sua capacità di comprendere lingue strane è aumentata, ha delle visioni rivelatorie sul percorso che Ash deve prendere. Anche il personaggio di Kelly (Dana DeLorenzo) migliora, diventa più cazzuta e passa molto tempo con Ruby (Lucy Lawless) che invece sarà davvero una stronza! Non ci saranno più problemi legati a Ruby in questa stagione! Ve lo dico! 

Come mai avete girato ancora in Nuova Zelanda?  

È un posto perfetto per lavorare, è il quarto show che giro lì, ci hanno fatto Xena, Il Signore degli Anelli… Cameron ci sta girando altri 72 Titanic… volevo dire Avatar (ride). Un posto con buone condizioni anche se alla fine non siamo mai di fuori, quindi potremmo essere nel Borneo a girare. Ma gli studios sono buoni, il governo aiuta molto, le persone hanno talento.  

C’è qualcosa che ti è piaciuto in particolare della Nuova Zelanda? 

Le persone non si uccidono di lavoro là. In America quando si gira e si dice ai lavoratori che bisogna fare altre due ore di straordinari non si può dire di no, mentre in Nuova Zelanda se si devono fare l’assistente alla regia chiede a tutti se sono disposti a farle. Loro ovviamente si guardano e rispondono: No, grazie, siamo a posto così! Possono dire di no e questa cosa mi piace. Stavamo sul set dalle 7 di mattina alle 7 di sera e per loro già era tanto. 12 ore al giorno!? In Europa lavorano 2 ore al giorno, poi c’è la siesta di quattro ore e poi arriva il momento di bere del vino (ride)! È un modo molto razionale di lavorare, le condizioni di lavoro sono ottime, non vogliono lavorare di più anche perché sono marinai, hanno tutti la loro barca! Vogliono fare altre cose, stare con amici e questa cosa mi piace.  

Cosa è cambiato dagli anni 80 e cosa non è cambiato? 

È cambiato tutto tranne il sangue finto, fa ancora schifo, ha un sapore terribile! È tossico, chissà che additivi ha dentro. Odio quando mi arriva in faccia, è fastidioso per gli occhi!  

E cosa è cambiato per te? 

Che dal 1979 ho imparato a recitare! Posso fare come George Lucas, tornare indietro e sistemare Ash, renderlo un personaggio in 3D visto che nel film è solo bidimensionale. La cosa bella dei prodotti televisivi è questa, hai tempo per conoscere il tuo personaggio, imparare a capire come si comporta in situazioni diverse, e il pubblico cresce e impara a conoscere il personaggio insieme a te. Ma non tutte le idee belle di film hanno una buona trasposizione in una serie tv, ma per ora per quanto ci riguarda possiamo andare avanti.  

Quanto è stato difficile essere padre nello show? 

Io sono padre, mia figlia assomiglia molto all’attrice che interpreta mia figlia (Arielle Carver-O’Neill interpreta Brandy Barr) quindi quando la guardavo mi immaginavo lei, cosa che rendeva le scene ancora più difficili da girare ma in senso buono, perché la storia di questa stagione è davvero epica e da una scena all’altra non sai se rivedrai un altro personaggio, una cosa che non era mai capitata prima. E non puoi girare una scena tenera con una figlia se non hai davvero una figlia! 

Tua figlia ha capito quanto tu sia una leggenda? 

Ho un figlio e una figlia, e non gliene può fregare di meno. Facevo una serie televisiva western che si chiamava Le avventure di Brisco County Jr negli anni 90, era di venerdì sera alla stessa ora di Bayside School, e a mia figlia non importava guardare la mia di serie, volevo solo vedere la sua! Un po’ viziatella…

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Ti piace essere considerato una leggenda? 

No, quella parola la lascio usare agli altri! Forse quando morirò potrete usarla.  

Come figura pubblica senti il dovere di trasmettere valori positivi?  

Sì, anche se ci sono cose di cui non parlo, cose che non rivelo per esempio nemmeno a mia moglie, ognuno deve sapere che fino a che punto vuole condividere aspetti della sua vita privata. Personalmente non parlo mai dei miei figli e la gente mi chiede come mai non parlo di loro nemmeno nei miei libri. Non sono fattacci dei lettori! Non metto in mezzo i miei figli nelle mie cose, sono molto selettivo. So anche che le carriere di alcune persone sono state messe a rischio a causa di frasi sbagliate, dette nel momento sbagliato davanti a una telecamera. Bisogna essere consapevoli di quello che si dice, di non twittare dopo che si è bevuto un goccino perché le cose non si cancellano. Anche il nostro Presidente dovrebbe capirlo! Gli attori dovrebbero prendere lezioni di social media, 8 ore di lezione su Facebook, Instagram, Twitter… A volte sembra di essere quasi obbligati ad usarli, la gente ogni tanto mi fa notare che non posto nulla per un po’ di tempo. E quindi? Non ne avevo voglia, o forse era il weekend.

Una volta hai interpretato Ronald Reagan, faresti Trump? 

Non credo! Troppo difficile come personaggio, ci vorrebbe troppo trucco! Troppo tempo per mettere la parrucca (ride).  

Che rapporti hai con i social media, con i tuoi fan? 

È un posto molto sicuro dal mio punto di vista per interagire con i fan, hai qualche divergenza con qualcuno? Lo blocchi, senza pensarci. Anzi penso che gli attori debbano stare zitti, se ad esempio mi mettessi a parlare di politica perderei la metà dei miei fan perché il nostro Paese è molto diviso politicamente. Io di politica non parlo! Non dico a nessuno per chi voto e non mi metterò di certo a discutere con qualche altro attore su Twitter di molestie, non mi metto a difendere o attaccare nessuno. No, l’unica cosa che faccio è postare un link in cui parlo di una convention a cui partecipo! Attori, state zitti! Oppure abbiate due diversi profili, uno personale dove mettete quello che pensate sull’ambiente senza postare nulla di lavoro, cose che invece pubblicizzate con il profilo di lavoro. Ecco io la vedo così, due cose separate.  

Hai scritto anche dei libri di successo. È più difficile essere attore o scrittore?  

Un attore. Come autore puoi avere l’editore che ti dà dei suggerimenti che non ti piacciono e puoi ignorarli. Ho avuto un’intera discussione con il mio editore riguardo i trattini e il loro uso. Alcuni li usano attaccati alle parole e corti. Quando mi hanno corretto la bozza ho fatto subito notare che io i trattini li voglio staccati e più larghi! A tutti i suggerimenti che mi davano dicevo: No! No! No! E questo è pressoché l’unico problema che ho avuto. Invece quando fai un film, un film da 3 milioni di dollari ad esempio, ognuno vuole dire la sua, ognuno avrà la sua opinione. Quindi direi che continuerò a scrivere libri, e non necessariamente libri che parlano di film.  

Stai scrivendo qualcosa al momento? 

Sto scrivendo una raccolta di saggi, una sceneggiatura che vorrei far diventare un film. Finché al pubblico piace la nostra serie la farò, poi mi dedicherò ad altro. Anche perché vivo in un bellissimo stato, l’Oregon. 

Perché l’Oregon? 

Perché non ci sono stronzi lì! Poi c’è la marijuana libera… spazi aperti, persone simpatiche… 

Sei a favore della marijuana libera? 

Sì e sarebbe ora che lo diventasse! Puoi ucciderti con l’alcool in sole quattro ore, se fumassi tantissimo invece, anche un intero cespuglio di marijuana, mi verrebbe semplicemente fame e mi mangerei una scatola intera di biscotti. E perché questo è illegale mentre bere no? Ormai non è più un segreto che sia così. E non fermeranno la sua liberalizzazione, soprattutto ora che ci si paga le tasse!

Quest’anno farai 60 anni. Che traguardo è per te? 

È tempo di fare altre cose, portare avanti altri progetti. Sto scrivendo film, potrei scrivere per sempre se potessi. Alcuni film invece non li farei più, un po’ come Sean Connery che dopo aver fatto La leggenda degli uomini straordinari a 72 anni ha deciso di smettere. Mi piacerebbe dirigere perché potrei utilizzare tutto ciò che so della recitazione. E puoi fare il regista anche da vecchio, come ha fatto John Houston ad esempio. Anche se sei in carrozzina, finché il cervello funziona!  

E la quarta stagione si farà? 

Lo sapremo a metà marzo.  

 

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