Passata la bufera della sparizione dei panetti pasta della scorsa settimana, tra indagini, notai e inattese eliminazioni, come quella della povera e incolpevole Manuela, si resetta tutto e si ricomincia con il sorriso e la goliardia. E si sta benissimo senza quella semina zizzania di Giovanna, la cui assenza pare avere già disteso gli animi di tutti i presenti.

Bruno Barbieri come un bravo maestro inizia con l’appello dei concorrenti per controllare che in classe ci siano tutti e li interroga sull’utilizzo degli alimenti che hanno sui loro tavoli, a lato della Mystery Box, scatolone che stavolta nasconde ingredienti per marinature perfette come il miele d’acacia, il the verde, i frutti rossi, la salsa di soia, l’olio, lo zenzero fresco, le erbe aromatiche, le spezie, il burro di cocco, l’aceto di mele, il limone e l’impronunciabile salsa worcestershire.

Cicale di mare, sottofesa di manzo, sedano rapa, ananas, nasello, peperoni, zucchine, pomodori sono invece le materie prime da marinare disposte al di fuori dal box e da usare, tutte o in parte, per creare il proprio piatto. Chef Klugmann sale in cattedra e spiega la differenza tra una marinatura in sostanze grasse come l’olio o quella in liquidi acidi, come ad esempio limone o aceto, in cui i cibi si “cuociono” già a freddo. Partono tutti con entusiasmo, commettendo però gli stessi errori di sempre, che però a questo punto della gara non sono più ammissibili: non assaggiano ciò che stanno preparando, usano il frullatore senza ritegno,  e si perdono in un bicchiere d’acqua.

Simone decide di marinare la sottofesa di manzo con il burro di cocco e la worcestershire sauce, l’idea viene apprezzata, è tra i migliori tre della prova, tuttavia non gli basterà per alzare l’asticella ed evitare di franare ancora una volta sull’impiattamento, cosa che invece riesce bene ad Alberto con la sua macedonia di mare, composta da canocchie marinate con zenzero e limone e nasello cotto al vapore con acqua al timo e salsa di pomodoro con aceto di mele. Il terzo miglior piatto è quello di Marianna, il suo carpaccio marinato con miele, trito di erbe e peperone arrostito passato nell’aceto, per i giudici è trattato in modo così magistrale da farle vincere la prova  e mandarla all’Invention test a scoprire l’enorme vantaggio che si è guadagnata.

E arriva l’ospite della puntata, lo chef stellato Giorgio Locatelli che da anni, a Londra, con il suo locale, la Locanda Locatelli, tiene alta la bandiera della gastronomia italiana in terra straniera. Sotto le cloche ci sono tre sue ricette in cui la contaminazione con la cucina britannica si fa sentire e vedere: una sogliola di Dover su macedonia di legumi patate e pesto di basilico, una coda di rospo in salsa di noci e capperi che tra l’altro, nello chef risveglia ricordi di infanzia mai sopiti, e un filetto di maiale in crosta di mostarda con borlotti e rosmarino. L’illustre cuoco descrive i piatti con dovizia e precisione, Marianna deve selezionare quello che lei ed i suoi compagni cucineranno, e la scelta cade proprio sulla sogliola che lo chef ritiene sia la preparazione più complessa per gli insidiosi passaggi della ricetta. Marianna ha avuto tutte le dritte per replicare correttamente il piatto e sa già che tutti inizieranno sfilettando il pesce, cosa assolutamente, in questo caso, da non fare. E la sua strategia si rivela vincente perché i nostri cuochi amatoriali rimasti perdono tempo a togliere la pelle al pesce e preparare i filetti. Giorgio Locatelli passeggia tra i banchi in cui fervono i lavori in compagnia dei quattro giudici e a suo modo tenta di riportare sulla retta via tutti quelli che si stanno perdendo. Si intuisce già che la prova si avvia ad essere un totale fallimento a causa di sogliole martoriate, cotture errate ed impiattamenti ai limiti della decenza. Il macellaio Tonino, con estremo coraggio, si permette di apportare modifiche al piatto e lo serve con una salsa di finocchio che chef Locatelli pare invece apprezzare allegramente. Il ventenne Simone capisce da solo di avere toppato alla grande perché non solo la sua sogliola, che dovrebbe essere arrosto, è pallida e smunta, ma è anche adagiata su di un letto di anemiche verdure acquose. Alberto invece, che con l’occhio lungo ha cercato di copiare le azioni di Marianna, l’unica custode dei segreti, fin dal primo momento, riceve le lodi dell’ospite, colpito dal suo spirito di osservazione.

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Alla fine è proprio chef Locatelli a premiare il piatto migliore che risulta essere la sogliola, cotta alla perfezione, di Davide che si conquista questa seconda manche e diventa direttamente capitano di una delle due brigate per la prova successiva. Ma se venire premiati da uno chef stellato è un vero e proprio onore, viceversa, una bocciatura da parte di un personaggio di quel calibro può essere umiliante e dolorosa, quindi i quattro giudici si assumono l’incombenza di decretare Simone, Ludovica e Fabrizio i peggiori di questa prova. E proprio il trasportatore di uova abruzzese è il primo concorrente della serata a dovere lasciare la cucina di Masterchef, scelta poco comprensibile dato che era sembrato che il piatto più immondo fosse quello della piagnucolosa Ludovica, scoppiata in lacrime dopo le critiche di Locatelli. Ma l’illusione di essere salva per Ludovica dura poco,  perché un attimo dopo anche lei è costretta a togliersi il grembiule. Cannavacciuolo, in un moto di paterna affabilità, le consiglia di fare la pasticcera. Simone invece viene graziato e raggiunge gli altri compagni.

Per la prova in esterna si va fino al ghiacciaio dello Stelvio, in un paradiso naturale dove venti nuove e vecchie glorie dello sci tra cui Giorgio Rocca, Christian Ghedina e Pierino Gros, sono pronte a sfidarsi in uno slalom parallelo ad alta quota. Ma anche gli aspiranti chef, a 3200 metri di altezza, in questo eden per sciatori, devono mettersi alla prova per continuare la loro scalata verso la vittoria. Grazie a vere cucine  caricate su due gatti delle nevi, le due squadre si devono cimentare nella preparazione di strangolapreti con ragù di capriolo, zabaione con crumble di cioccolato e lingue gatto, medaglioni di cervo bardato con pancetta corredato da salsa ai frutti bosco, zucca alla brace e polenta arrostita e per concludere, crepes suzette con arance caramellate. Tra gli ospiti ci sono anche tre vegetariani per i quali bisogna appositamente adattare le ricette. La brigata blu, con a capo Davide e la rossa guidata da Francesco, mentre si svolge la gara sciistica, hanno il tempo necessario per preparare il pranzo. I blu lavorano con armonia, tra i rossi c’è immediatamente confusione e scontro. Ma alla fine il gioviale spirito di montagna contagia tutti e mentre Joe Bastianich si diletta a sfidare i campioni sulle piste, anche Antonino Cannavacciuolo inforca gli sci e si lancia impavido verso la discesa, protetto e guidato da tre maestri d’eccezione. Ma il tempo passa in fretta ed è il momento di cominciare a servire i piatti agli sciatori affamati. I piatti vegetariani danno filo da torcere più del previsto, i burger di zucca e carote vengono camuffati da polenta e formaggio per dare un senso al piatto, e nel complesso i commensali sembrano molto entusiasti delle pietanze servite.

Il verdetto parla chiaro, la coppa del vincitore, proprio come in una gara vera, viene data alla squadra blu e quindi anche per questa puntata Davide, Antonino, Denise e Kateryna sono salvi, mentre Marianna, Alberto, Simone e Francesco, una volta rientrati in studio, dopo avere ascoltato i rimproveri dei quattro giudici che li accusano di avere lavorato senza grinta e, secondo Joe Bastianich, “senza palle”, si devono confrontare con il Pressure Test. I quattro sono spenti, quasi rassegnati, Cannavacciuolo li definisce “quattro morti”.  E forse per rimanere ironicamente in tema, i banconi sono coperti da teli neri che devono essere scoperti un po’ per volta per svelare ingredienti e strumenti con cui creare un piatto in continuo divenire. Tra gli ingredienti appaiono petto d’anatra, mandarini cinesi, cipollotti, carote e lime, tanto per iniziare e poi fruste e matterello. Ma finché non si alza il telo successivo bisogna solo indovinare ed immaginare come procedere. Al terzo step compaiono avocado, pomodorini e peperoncini con tanto di frullatore, padella e setaccio. Creatività e prontezza di riflessi sono gli elementi essenziali per superare questo complicato test. Il colpo finale sono due scampi che devono essere considerati un regalo perché si prestano a diverse interpretazioni. Molti sapori, carni, crostacei, spezie che ispirano gusti asiatici e avocado che riporta a terre latine. È arduo dare carattere e personalità al piatto ma soprattutto renderlo gradevole al gusto. Alberto sbaglia la cottura dell’anatra, Francesco non sa dosare il sale e quindi mentre gli altri due compagni salgono in balconata, per i due ragazzi, anche amici tra di loro, è il tempo del duello finale.

Dalla cloche dell’ultima sfida spuntano foglie varie di verza, di cavolo, di vite, biete, basilico, bieta rossa, salvia e ai due giovani viene indicata la preparazione di tre involtini diversi servendosi di tutte le foglie a disposizione, usando alcune come involucro altre come ripieno. Denise dalla balconata cerca di sostenere e dare suggerimenti al suo pupillo Francesco, proprio come una mamma in ansia per il proprio figliolo. Alberto si spinge ad utilizzare ingredienti difficili come il pompelmo e azzarda combinazioni dolci e salate, mentre Francesco osa molto meno e il suo timore del rischio viene punito, anche se nessuno dei due produce nulla di eccelso. I giudici decidono di riporre un ultimo barlume di speranza in Alberto, che si salva in extremis, mentre Francesco è fuori per sempre, ma nessuno gioisce perché il ragazzo è benvoluto dai suoi compagni di avventura e dai giudici e proprio questo affetto nei suoi confronti lo aiuta a non perdersi d’animo e a ripromettersi di darsi da fare per diventare, nel futuro, uno chef vero e proprio. Ci lascia un ragazzo genuino ed onesto, che in questa combriccola di concorrenti poco talentuosi, almeno si è distinto per umiltà. E mentre ci avviciniamo sempre di più alle fasi finali del cooking show, speriamo che prima o poi qualcuno si stacchi dal gruppo per primeggiare. Ci auguriamo di non attendere invano.