L’ottavo e penultimo episodio di American Crime Story: L’Assassinio di Gianni Versace, intitolato Ricordi d’Infanzia, racconta il nucleo familiare di Andrew Cunanan come fonte d’origine delle psicosi del futuro serial killer, e porta la firma nientemeno che di Matt Bomer, protagonista di White Collar e già apprezzato interprete, per Ryan Murphy, di GleeThe Normal Heart American Horror Story.

L’attore ha riconosciuto proprio a Murphy il merito del proprio debutto dietro la macchina da presa: “Ovviamente, avevo già lavorato con Ryan svariate volte prima d’ora. Sapeva che arrivavo sempre con risme di materiale di ricerca e che mi preparavo con eccessiva cura. Mi disse che avrei dovuto dirigere qualcosa prima o poi, ma non diedi molto peso alla cosa.” Poi, una telefonata. “Mi chiamò a Dicembre dicendo, ‘ehi, ti voglio come regista!’ Pensavo che sarebbe forse stato per American Horror Story: Cult. Quando mi disse, ‘ti voglio come regista per Versace‘, persi quasi conoscenza, e quando tornai in me non ero abbastanza lucido da poter dire di no. Quindi, dissi di sì. È stata la cosa migliore che mi sia successa in parecchio tempo.”

Bomer si è preparato accuratamente al suo impegno registico: “È stato un processo durato quattro mesi e mezzo per me. Ho letto tremila pagine di libri sulla regia. Ho fatto un corso intensivo alla Director’s Guild of America. Ho seguito due registi sul set della serie e ho incontrato tutti i registi che conoscevo, in modo da assimilare il più possibile. Ho incontrato i montatori. Sapevo il livello del lavoro che stava venendo prodotto, e volevo essere in grado di creare qualcosa che fosse all’altezza.”

Benché non abbia potuto scegliere quale episodio di American Crime Story dirigere, Bomer si è detto molto contento dell’assegnazione. “Sono grato per aver avuto il compito di dirigere questo episodio. È una puntata psicologica, e volevamo realizzarla in uno stile che ricordasse Sidney Lumet. La domanda centrale è: cosa rende una persona un creatore e un’altra un assassino? La risposta è: il duro lavoro. Andrew è qualcuno a cui i propri parenti hanno sempre detto di essere una persona speciale ed eccezionale, e verrebbe naturale pensare che sia lui ad avere successo. Gianni [Versace] è vittima di bullismo a scuola e ha una madre amorevole che gli dice che occorre lavorare sodo per realizzare i propri sogni. L’etica professionale che instillò in lui, in aggiunta al suo genio artistico, è ciò che diede origine al marchio Versace.”

Bomer ha le idee chiare su cosa il suo episodio comunichi al pubblico: “Penso che, in questa puntata, scopriamo come Andrew fosse anche una vittima. Siamo responsabili per le scelte che facciamo e per le azioni che compiamo. Ma lui, a un certo punto, era un bambino impressionabile ed estroverso, abituato alla violenza sin da quando era piccolo, e questo è un messaggio che non può essere sano per nessuno. Le cose che suo padre gli dice e gli fa sia quando è bambino sia quando è più grande, cose che lui interiorizza, sono una parte importante del quadro completo di chi diventerà al tempo dell’ultimo episodio a Miami.”

Per quanto riguarda il suo futuro da regista, Bomer si mantiene saggiamente sul vago, pur non nascondendo il proprio entusiasmo all’idea di un ritorno dietro la macchina da presa. “Mi piacerebbe davvero! Mi sono molto divertito. Ho avuto anche un’incredibile fortuna, perché lavorare con Ryan Murphy significa avere le migliori persone dell’industria attorno a te. Penso che metà della battaglia sia semplicemente realizzare di essere in grado di portare a termine questo compito. Posso ricevere una corposa sceneggiatura e girarla in tempo. Spero che ci siano ulteriori occasioni in futuro, ma dovrà essere qualcosa che mi colpisca davvero.”

Cosa ne pensate? Credete che Matt Bomer abbia svolto un buon lavoro con il suo episodio in American Crime Story? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonte: Entertainment Weekly