La causa intentata da Olivia De Havilland contro i produttori della serie Feud: Bette and Joan, in cui si racconta la rivalità tra Bette Davis e Joan Crawford, è entrata in una fase importante dopo la richiesta di archiviazione compiuta da FX.
Nella giornata di ieri l’avvocato dell’attrice ha ribadito di fronte ai giudici della Corte d’Appello della California che la sua cliente è stata ritratta nello show come una donna che si diletta a parlare alle spalle, e con disprezzo, di amici e conoscenti, tra cui Bette Davis, Joan Crawford, Frank Sinatra e Joan Fontaine. Tra i passaggi più discussi dai legali, dell’accusa e della difesa, c’è l’uso del termine “bitch” pronunciato da Catherine Zeta Jones, interprete nella finzione di Olivia, in riferimento alla sorella. L’avvocato della star ha ribadito che non esiste alcuna registrazione in cui la De Havilland ha usato quella parola in generale e nemmeno per fare riferimento alla Fontaine. L’avvocato di FX ha però sottolineato che più volte ha usato il modo di dire “dragon lady”, portando l’accusa a ribadire che esiste una differenza e a dichiarare:

“A casa mia, se usi la parola ‘bitch’ ti viene risposto di lavarti la bocca”.

L’accusa ha sostenuto che i produttori dello show hanno violato i diritti della loro cliente ritraendola mentre sosteneva che Bette e Joan si odiavano a vicenda e proprio per questo le persone le amavano, sminuendo la sorella e scherzando sui problemi di Sinatra con le bevande alcoliche. Ottenere una condanna per la presenza di quelle scene, secondo l’avvocato, non andrebbe quindi contro il Primo emendamento che assicura la libertà di parola e non creerebbe dei complicati precedenti in grado di porre dei limiti ai docudrama, intervenendo invece solo sui progetti che mentono e diffamano le persone ritratte.

La difesa di FX ha invece risposto che l’uso della parola “bitch” non è troppo osceno e nemmeno distante dall’immagine pubblica reale dell’attrice, citando il libro The Divine Feud di Shaun Considine in cui Olivia rivela che non ama interpretare certi ruoli usando quel termine specifico. L’avvocato ha sottolineato:

“Lo show semplicemente non rappresenta Miss De Havilland come una persona volgare”.

Il personaggio, inoltre, è presente in soli 18 minuti e viene ritratto come un’amica in grado di sostenere le persone e con cui Bette può confidarsi. I produttori avrebbero poi sostituito “dragon lady” con “bitch” perché considerati sinonimi e per rendere più comprensibile le frasi a un pubblico contemporaneo.

La corte, per ora, non ha ancora deciso se verrà accolto l’appello della tv via cavo o si procederà con nuove udienze per decidere se Olivia De Havilland è stata ritratta in modo scorretto.

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Fonte: Variety