La serie The Fosters, creata da Bradley Bredeweg e Peter Paige, si è conclusa dopo cinque stagioni in cui si è seguita la storia della coppia composta da Stef (Teri Polo) e Lena (Sherri Saum), alle prese con le difficoltà nell’occuparsi della propria famiglia, composta da Brandon (David Lambert), i gemelli Jesus (Noah Centineo) e Mariana (Cierra Ramirez), Callie (Maia Mitchell) e Jude (Hayden Byerly).
Lo show ha inoltre dato vita allo spinoff Good Trouble, con protagoniste Callie e Mariana.

Bredeweg ha ora commentato, in un’intervista rilasciata a Deadline, l’epilogo dello show e l’impatto che spera abbia avuto sugli spettatori.

Lo sceneggiatore ha spiegato:

“Ho affrontato molto nella mia vita e questo è forse uno dei momenti più emozionanti. Questo show ha significato davvero tanto per tutti noi, è stato davvero un dono”.

L’epilogo ideato per la serie non era quello a cui si era pensato nelle prime fasi di sviluppo dello show, pur mantenendo l’idea che dovesse esserci una fine per il rapporto tra Brandon e Callie, ma rimanendo sorpresi dalle svolte ideate per la storia, dando vita a degli episodi che sembrassero la fine naturale dei percorsi dei vari protagonisti.

Sul set, avendo saputo in anticipo che la serie si sarebbe conclusa, i membri del cast e della troupe hanno pianto molto fin dal centesimo episodio:

“Avrei dovuto comprare uno stock di Kleenex. Penso che il nostro cast e la nostra troupe abbiano mantenuto in affari quell’azienda”.

Tra le fonti d’ispirazione tenute in considerazione per girare l’epilogo c’è stata la serie Six Feet Under:

“Ho pensato che il finale fosse perfezione pura. Condividiamo qualcosa con quella serie perché abbiamo compiuto un piccolo salto nel tempo e penso che siamo riusciti ad andare avanti quel poco che basta per dare agli spettatori uno sguardo verso le direzioni in cui si muoveranno i protagonisti dopo il finale. Semplicemente dare un breve sguardo della vita dopo che lasceranno la casa. Fortunatamente potremo controllare quello che accade a tutti loro di tanto in tanto nel nuovo spinoff, Good Trouble“.

Bredeweg ha quindi spiegato che le tematiche legate all’omosessualità sono sempre state essenziali per lo show:

“Direi che abbiamo provato a essere autentici per quanto riguarda l’esperienza della comunità LGBTQ. La comunità ha accolto lo show in modo così meraviglioso e abbiamo fatto tutto quello che potevamo per rappresentarla al meglio. Siamo esseri umani, quindi niente è perfetto e non volevamo fare troppa attenzione”.

Il team di autori è quindi stato composto da persone provenienti da diversi background sociali e personali, e nel caso di Jude si è cercato di essere autentici nel mostrare le tappe con cui un teenager scopre la propria sessualità, a prescindere dal proprio orientamento.

Lo sceneggiatore ha voluto sottolineare:

“Volevamo che fosse uno show sulla famiglia, su quello che significa innamorarsi e crescere dei figli nell’America contemporanea. Niente di più e niente di meno. Mi piacerebbe pensare che si è raggiunto l’obiettivo di essere inclusivi perché ci siamo sempre avvicinati alla narrazione e alle riprese da una situazione il più possibile pura”.

La storia di Good Trouble avrà, rispetto a The Fosters, degli elementi comuni, ma si tratterà di una storia più matura e ambientata in un mondo complesso. I protagonisti della serie saranno dei ventenni che uniscono le forze per affrontare un mondo sempre più difficile e complicato, e quindi sarà un po’ più duro e cinematografico nel suo stile per poter sottolineare ed esplorare gli alti e i bassi della giovinezza.

Bredeweg ha confermato che i membri del cast di The Fosters entreranno in scena in Good Trouble il più possibile, quando la storia lo renderà necessario in modo naturale.

Il creatore dello show ha condiviso le proprie speranze:

“Spero che tra cinque, dieci o quindici anni, le persone rivedranno la serie, o lo faranno per la prima volta, e penseranno ‘mio dio, il mondo era piuttosto incasinato in quell’epoca, trattavamo realmente le persone con così tanta disuguaglianza e mancanza di rispetto?’. Spero che rappresenti un periodo della nostra storia in cui abbiamo affrontato quelle sfide e abbiamo sottolineato come la nostra nazione e la nostra società abbiano bisogno di prendersi cura in modo migliore delle persone, di celebrare le nostre differenze piuttosto che distruggerle. Spero che tra un decennio saremo passati a occuparci di altre problematiche come prenderci cura del nostro pianeta o migliorare il nostro sistema educativo, invece che abbatterci a vicenda o dividerci, e avremo conquistato le nostre differenze. Spero inoltre che questa famiglia abbia portato un po’ di luce in un periodo davvero difficile della nostra storia. Penso che The Fosters abbia rappresentato il meglio di questa nazione. Questa famiglia non è diversa dalle altre”.

Lo sceneggiatore ha aggiunto che avere delle persone che ci sostengono permette di affrontare l’esistenza in modo diverso, concludendo:

“I Foster erano una famiglia americana, con i valori americani, che ha rappresentato il sogno americano”.

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Fonte: Deadline