Tutto è bene quel che (non) finisce bene in Mother of the Year, finale di stagione di Pose che, già dal titolo, fa intuire il meritato trionfo di Blanca (MJ Rodriguez): riunitasi con Lil Papi (Angel Bismark Curiel) in fuga dalle megere della House of Ferocity, raccoglie sotto il proprio amorevole vessillo anche Elektra (Dominique Jackson) caduta in disgrazia e, grazie all’intercessione di quest’ultima, altri figli in cerca di un ovile più benevolo di quello offerto dalle velenose, tracotanti Candy (Angelica Ross) e Lulu (Hailie Sahar).

A inizio puntata, vediamo Elektra toccare il fondo: i pochi soldi racimolati esponendo il proprio corpo al Peep Show non sono infatti sufficienti a garantirle un tetto sopra la testa. Ridottasi a dormire in strada, la donna viene salvata dalla sua ex protetta Blanca che le offre riparo in casa propria, decretando una – almeno momentanea – fusione tra la House of Evangelista e l’ormai dissoltasi House of Abundance. In questo capovolgimento di ruoli madre-figlia ravvisiamo la linfa vitale più avvincente di Mother of the Year, acme drammatico di una storia d’amore (non romantico) tra le due grandi protagoniste di Pose.

In un certo senso, tutto ciò che segue l’abbraccio tra Elektra e Blanca non è che un ricco corollario di ciliegine su una torta costituita dalla riconciliazione tra le ex rivali. Abbiamo, comunque, svariati altri motivi di gioire assieme ai nostri protagonisti nel corso dell’episodio: l’orgoglio materno di Blanca si gonfia alla notizia che Damon (Ryan Jamaal Swain) si sia conquistato l’accesso al secondo anno presso la prestigiosa scuola di danza di Helen (Charlayne Woodard). Consigliato dalla madre putativa, il ragazzo decide quindi di rinunciare al tour con il fidanzato Ricky (Dyllon Burnside) al seguito di Al B. Sure!. Se la relazione tra i due giovani sia abbastanza forte da sopravvivere a due mesi di forzata lontananza, potrà dircelo solo la seconda stagione; per ora, ci limitiamo a godere del roseo idillio che sembra avvolgere con una cappa di positività tutta questa puntata di Pose.

Anche Pray Tell (Billy Porter) ha ottime ragioni per rallegrarsi: timoroso d’intraprendere una relazione con il barman-scultore Keenan (Blake Morris) che, guarda caso, ha conosciuto grazie a Blanca, rivela al potenziale partner di aver contratto l’HIV; a sopresa – per lui, non certo per lo spettatore più acuto – la scoperta viene accolta con pacata serenità dal giovane uomo, che rassicura Pray e si dimostra determinato a voler iniziare una storia con lui. Per un amore che sboccia, un altro appassisce: così Angel (Indya Moore) dice addio a Stan (Evan Peters), avendo ormai raggiunto una nuova consapevolezza di sé e sentendosi investita di responsabilità verso la sua unica, vera famiglia. È Blanca a ricordarle che sarà lei a prendere le redini della House of Evangelista, e rivelandole la propria sieropositività le suggerisce che ciò potrebbe avvenire prima di quanto la ragazza non immagini.

La presa di coscienza di Indya è speculare rispetto a quella di Patty (Kate Mara): pur accettando lo status di separati in casa con Stan per il bene dei due figli, la donna chiarisce al marito la propria intenzione di rendersi indipendente il prima possibile e gli impone di lasciare l’impiego presso la Trump Organization per poter badare congiuntamente ai bambini. Sebbene possa sembrare una giusta ripartizione dei compiti genitoriali, non bisogna dimenticare il contesto ben diverso in cui la serie è ambientata e, soprattutto, gli anni trascorsi da Patty all’ombra di Stan, relegata tra le mura domestiche senza possibilità alcuna di autoaffermazione che prescindesse dalla sua condizione di sposa e madre.

La seconda metà dell’episodio è tutta dedicata al Princess Ball che conclude Mother of the Year in linea, dunque, con quanto abbiamo visto: il trionfo della House of Evangelista ha il sapore di un lieto fine disneyano che, per un attimo, sembra metter da parte tutti i problemi legati allo stigma sociale dei protagonisti di Pose: in quella notte, i nostri eroi assaporano il gusto refrigerante della vittoria. Per Blanca, il premio di Madre dell’Anno è solo l’esplicitazione di un primato già chiaro fin dalle prime scene dell’episodio: ella diviene infatti madre della propria stessa madre e raccoglie i meritati frutti di una genitorialità condotta con giudizio, premura e un carico d’affetto assente in molte famiglie tradizionali.

Come la migliore delle mamme, Blanca riesce a tirare fuori il meglio dalle persone che accoglie sotto la propria ala protettrice: se questo è stato evidente sin da subito con Damon, è grazie a Pray e soprattutto a Elektra che l’eccezionalità del suo ruolo valica in via definitiva le divergenze anagrafiche, aiutando il primo a ritrovare la gioia di vivere dopo la perdita del compagno e la triste diagnosi, e la seconda a dare un valore a se stessa che vada al di là del mero aspetto fisico grazie a un impiego che ne mette in luce le doti caratteriali.

È quindi, come detto, un lieto fine a 360 gradi quello che Ryan Murphy ha deciso di dare ai suoi protagonisti e, di conseguenza, al suo pubblico: nell’atmosfera festosa e glamour della ballroom, Pose sfavilla in tutta la sua gloria, terminando il proprio primo arco narrativo in una grande festa che diviene inno alla fratellanza e all’accettazione di sé. I problemi dei personaggi non sono certo svaniti, ma la tristezza viene momentaneamente spazzata via da una consapevole ondata di amore “familiare” che traspare dalla comunità. Seppur consapevoli che questa euforia non potrà durare a lungo, applaudiamo alla degna conclusione – per quest’anno – di un’opera che ha saputo celebrare il meglio del mondo che si proponeva di raccontare, guadagnandosi un posto nel cuore del pubblico e, per molti versi, nella storia televisiva del 2018.