I fan di George R. R. Martin, autore della saga di Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco da cui la HBO ha tratto con successo Game of Thrones, sanno perfettamente quanta ammirazione nutra lo scrittore statunitense nei confronti di J. R. R. Tolkien e del suo Il Signore degli Anelli.

Martin ha descritto in dettaglio i molti livelli in cui il lavoro di Tolkien ha influenzato la sua produzione in un segmento di The Great American Read, una serie della PBS che si propone di identificare il romanzo più amato d’America.

Martin ha ricordato quando, da adolescente, iniziò a leggere la saga di Tolkien per la prima volta. “Si apre con una dissertazione sull’erba pipa. Poi c’è una festa di compleanno. Pensavo, ‘Dove sono i serpenti giganti? Dove sono le donne seminude? Non ci sono guerrieri con la spada qui! Cosa sta succedendo?'”. Ma quando la Compagnia dell’Anello raggiunse le Miniere di Moria, Martin aveva “deciso che questo fosse il libro più bello che avessi mai letto”.

E poi Gandalf muore! Non posso spiegare l’impatto che ha avuto su di me a tredici anni. Non puoi uccidere Gandalf… Tolkien ha infranto questa regola, e io lo amerò per sempre per questo. Perché nel momento in cui uccidi Gandalf, la suspense di tutto ciò che segue è 1000 volte più grande, perché chiunque potrebbe morire. Certo, ha avuto un profondo effetto sulla mia stessa volontà di uccidere i personaggi.

Tra la morte di Ned Stark, Robb Stark, Catelyn Stark, Tywin Lannister, Jon Snow e molti altri, Martin ha decisamente preso a cuore questa lezione. In effetti, l’assorbì così profondamente che fu turbato quando Gandalf tornò in Le Due Torri.

“Tolkien si avvicinò a questa cosa come se stesse scrivendo la storia”, dice Martin. “Storie intere in una nota a piè di pagina. Ciò ha radicato il suo racconto in un contesto fortemente realistico.” Dobbiamo quindi ringraziare Tolkien per la costruzione incredibilmente dettagliata del mondo di Game of Thrones.

Secondo Martin, il più grande risultato di Tolkien risiede nei personaggi che ha creato, molti dei quali hanno lottato con la tentazione rappresentata dal potere dell’Unico Anello. “Stanno tutti combattendo queste battaglie nei loro cuori”. Quel messaggio si riflette in una dichiarazione rilasciata da Martin nel 2011 riguardo la propria filosofia di scrittura:

Sono del tutto d’accordo con William Faulkner – ha detto che il cuore umano in conflitto con se stesso è l’unica cosa degna di essere raccontata. L’ho sempre considerato il mio principio guida, e il resto è solo un rivestimento variabile.

Vediamo questa idea applicata spesso in Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, in Jaime che tenta di riconciliare la sua reputazione con il suo onore, Daenerys che prova a bilanciare il suo desiderio di fare del bene con la necessità di essere un conquistatore, e molte, molte altre storie complesse e sfaccettate. I conflitti interni dei personaggi sono il cuore pulsante della storia di Martin, e questo può essere fatto risalire all’influenza di Tolkien.

Nel corso del programma, vedremo quindi un diverso autore parlare di A Game of Thrones anche se non sappiamo ancora di chi si tratterà; nessuno tra gli scrittori coinvolti sta infatti commentando la propria opera; Martin è comunque lusingato di essere inserito nella prestigiosa lista:

Sono davvero felice che A Game of Thrones sia sulla lista. Quello che volevo fare era prendere certe… tradizioni del genere fantasy ma fonderle con un nuovo livello di grinta e realismo. I tuoi libri, le tue storie, dovrebbero riflettere ciò che vedi nel mondo reale che ti circonda. Anche un fantasy che ha dei draghi dovrebbe riflettere la verità.

Cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonte: Winteriscoming