La serie Felicity ha debuttato sugli schermi americani venti anni fa e il creatore Matt Reeves ha spiegato il motivo per cui è convinto che nel panorama televisivo contemporaneo non ci sarebbe spazio per un progetto come quello che ha regalato la popolarità internazionale a Keri Russell.

Il filmmaker ha dichiarato:

Penso che nel mondo di oggi ci sia il bisogno di una specie di punto di accesso che permetta la presenza di un “contenitore” che sia qualcosa di grande, luminoso e brillante. Sento che nella nostra realtà attuale sia quasi necessario quel grande cartellone pubblicitario che ti permette di definire il genere e se hai l’approccio al personaggio, che ritengo essere la cosa più importante, gli permette di avere delle basi. Quel mix diventa davvero entusiasmante perché stai prendendo qualcosa di fantastico e trovi un modo per fonderlo con qualcosa in cui è possibile riconoscersi.

Reeves ritiene che Felicity avesse invece un concetto troppo semplice e paragonandolo con il nuovo show sci-fi The Passage, targato Fox, su cui ha lavorato ritiene che in comune abbia solo il legame emotivo tra i personaggi e la loro costruzione.
La serie ormai cult aveva invece un approccio diverso:

Quello che ci ha entusiasmato di più erano quei piccoli momenti nelle vite dei personaggi e il modo in cui potessero essere incredibilmente importanti. Credo che, anche nel passato, i piccoli momenti fossero enormi ma ora ci sono anche grandissimi rischi e un contesto alla loro base. Penso che il nostro obiettivo fosse lo stesso ma per quanto riguarda quello show fosse un periodo in cui potevi realizzarlo e quei momenti erano abbastanza, non avevi bisogno di altro. C’erano delle esigenze diverse.

Reeves ha inoltre svelato che parlando insieme agli altri sceneggiatori di Felicity della direzione che avrebbe dovuto prendere la storia, J.J. Abrams ha avuto l’idea alla base di Alias:

I protagonisti si erano lasciati. Erano ritornati insieme. Avevano cambiato partner. I suoi genitori le avevano tolto tutti i soldi, e tutte le altre cose simili. C’è stato un momento in cui, come sceneggiatori, ci guardavamo tutti e pensavamo ‘Cosa possiamo mettere in gioco? Cosa potrebbe accadere ora che si avvicina al mondo reale?’. E J.J. ha pensato ‘Cosa accadrebbe se fosse un agente segreto? Se fosse nella CIA…’ Abbiamo tutti risposto ‘O mio dio, è folle. Sarebbe fantastico’. E lui ha aggiunto: ‘No, no, lo dico sul serio!’. Siamo rimasti a pensare a quanto fosse un’idea pazza e poi ha detto ‘Sapete cosa, mi dispiace, quello è un mio pilot’. Ed è letteralmente il pilot che ha scritto in quella stagione, era la nascita di Alias.

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Fonte: Indiewire