Tra le novità più accattivanti del panorama televisivo del 2018 c’è stata, indubbiamente, Killing Eve. La serie targata BBC, già rinnovata per una seconda stagione, vede al centro l’ambiguo rapporto tra il sicario Villanelle e l’agente dell’MI5 Eve, interpretate rispettivamente da Jodie ComerSandra Oh. Proprio Comer è il personaggio più impenetrabile dello show, una psicopatica sanguinaria dal volto d’angelo: nella vita reale, Comer ha un’indole ben più tranquilla, ma conserva l’umorismo nero del suo alter ego televisivo.

“Ciò che amavo degli omicidi,” dice Comer, incontrata dal Guardian durante le riprese della seconda stagione della serie, “erano le loro modalità impensabili. Non è mai “qualcuno viene pugnalato”. C’era sempre qualcosa di creativo. [Villanelle] si nutre di quello che fa, si preoccupa di quello che fa, quindi aveva senso per me che si preoccupasse di ogni dettaglio.” Quelli da lei compiuti sono, infatti, gli omicidi di uno psicopatico: una forcina decorata negli occhi, una molletta usata per tagliare una gola, un quadro barocco di corpi disposti nel più breve tempo possibile.

“Quando fai parte di una serie che ha ricevuto un’accoglienza così calorosa, il pensiero di tornare indietro e ripeterne il successo è scoraggiante finché non inizi a farlo”, dice Comer. “Allora dimentichi tutte quelle cose e ti concentri.”

L’attrice britannica ha avuto il suo primo ingaggio professionale quando aveva solo 12 anni, quando ha ottenuto una parte in un programma radiofonico. “Direi che sono stata sullo schermo da quando avevo circa 14 anni. Ho iniziato a lavorare allora. Ma sono diventata un vero interprete quando avevo circa 17 anni: è allora che le cose hanno iniziato a crescere. Se vedessi qualcuna delle mie performance di allora, vorrei darmi un pugno in faccia”.

La sua carriera, da allora, è stata altalenante, anche se Comer sottolinea come la percezione esterna sia ben diversa. “Le persone hanno l’impressione che tu lavori tutto l’anno, perché i lavori escono uno dopo l’altro in televisione”, dice. “Non si rendono conto che è stato girato un anno e mezzo fa e sei stato disoccupato da allora.” Il ruolo della svolta, per lei, fu quello di Kate Parks in Doctor Foster; una parte che sembrava creata per lei. Sotto la sua patina di beltà e giovinezza, il personaggio nascondeva una natura manipolativa e autoritaria. La straordinaria energia di questo spettacolo deriva, come in Killing Eve, dalla chimica tra Suranne Jones – l’omonimo dottore del titolo – e Comer.

Killing Eve, tuttavia, ha ottenuto una popolarità mondiale, forse in parte grazie all’uscita negli Stati Uniti, e ha avuto un’ondata consensi unanimi. “Come ogni dramma, non sai come andrà. Certo, ero ossessionato da Fleabag [il lavoro più importante della creatrice di Killing Eve, Phoebe Waller-Bridge], quindi ho sempre saputo che qualunque cosa toccasse Phoebe diventava oro. Ma lo stile era piuttosto estraneo a me”, dice.

Villanelle era poco più che una caricatura? Era davvero esagerata? Comer andò contro il suo istinto per creare il suo ritratto di quest’assassina su commissione. “Ho sempre avuto l’impressione che, per recitare bene, tutto dovesse essere minimo, veramente sussurrato, less is more“, dice. “Quello che ho imparato interpretando Villanelle è che c’è un tipo di recitazione che può essere così piena di vita e audace da risultare ridicola. C’era qualcosa di molto liberatorio nel recitare così.”

Comer non manca di sottolineare la matrice profondamente femminile di Killing Eve. “Se guardi altre serie tv, c’è sempre un rapporto maschio-femmina; assassino maschio, detective femmina”, dice Comer. “È strano come, se metti due donne in quei ruoli, la narrazione cambi. È qualcosa che non abbiamo mai visto prima e c’è qualcosa di affascinante in questo. Perché le donne sono molto in sintonia con le loro emozioni”. Mentre la serie si sviluppa, è il rapporto tra Eve e Villanelle – con la sua intensità intellettuale – a caratterizzarla in modo unico. “Le due donne sono ugualmente affascinate e, in un certo senso, spaventate l’una dall’altra. C’è una certa differenza di età tra loro, si avvicinano a vicenda con vera cautela, a volte. Penso che questa situazione sia probabilmente una fonte di domande per Eve, in primis. Tutti pensano di avere un maggiore controllo della situazione rispetto a lei.”

Ma cosa c’è da aspettarsi dalla seconda stagione di Killing Eve? Comer è ovviamente molto discreta, e si limita a dire che i prossimi episodi avranno “un’energia diversa” e che sapremo di più su ciò che motiva Villanelle. “Le domande della gente su Villanelle sono sempre: ha emozioni? ha una morale? Sapete, abbiamo questi lampi improvvisi in cui ci sembra che possa provare qualcosa, ma che cos’è? Cos’è che non sappiamo? Questo è sicuramente qualcosa che abbiamo esplorato nella seconda serie: se sta combattendo con la sua coscienza, cosa c’è sotto?”

Non resta che aspettare il debutto della seconda stagione di Killing Eve, atteso per la primavera del 2019.

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Fonte: The Guardian