Momenti di tensione per Netflix: l’ex detective della contea di Manitowoc, Andrew Colborn, ha infatti intentato una causa contro il colosso dello streaming e le produttrici Laura RicciardiMoira Demos per la rappresentazione che la docuserie Making a Murderer ha dato della sua persona. L’accusa è di diffamazione, in quanto Colborn afferma che la serie abbia modificato i fatti per far sembrare che lui e altri agenti delle forze dell’ordine abbiano raccolto prove per incastrare Steven Avery e suo nipote di 16 anni, Brendan Dassey, per l’omicidio della fotografa freelance Teresa Halbach.

La causa prosegue affermando che “in nessun momento durante l’impiego del querelante presso [l’ufficio dello sceriffo della contea di Manitowoc] [Colborn] ha fatto da portavoce per il dipartimento. Declinando dozzine di richieste dei media per le interviste, il querelante si è astenuto dal commentare pubblicamente e non si è in alcun modo inserito nella polemica che circonda il caso Avery e nel rilascio di [Making a Murderer]. In quanto tale, non è né un “personaggio pubblico” né un “personaggio pubblico a scopo limitato”, in quanto tali termini sono definiti nella legge sulla diffamazione.”

La prima parte di Making a Murderer è stata pubblicata su Netflix nel 2015. La seconda parte, che ha debuttato lo scorso 19 ottobre, racconta il viaggio senza precedenti di Steven Avery, dallo scagionamento grazie all’esame del DNA alla strenua difesa dell’avvocato Kathleen Zellner, famosa per il ribaltamento delle condanne errate.

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Fonte: Deadline

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