Dopo la cancellazione di Daredevil, sembra che l’universo Marvel su Netflix si stia avviando verso il tramonto. Matthew Ball, ex dirigente strategico presso Amazon, ha ricostruito in alcuni messaggi su Twitter i contorni dei rapporti tra Netflix, la divisione televisiva della Marvel e, di rimando, la stessa Disney in merito alla vicenda.

Ne emerge un quadro in cui, come già spiegato alcuni giorni fa, la Disney non potrebbe – né vuole – rilanciare sulla piattaforma Disney+ i prodotti cancellati. L’informazione saliente allora qui è uno dei motivi dell’attrito tra Netflix e Marvel. Secondo la ricostruzione, i responsabili della piattaforma avrebbero voluto dimezzare la durata delle stagioni, passando dai soliti tredici episodi a una formula da 6-8 puntate. La Marvel non sarebbe stata d’accordo con questo approccio, e a quel punto la strada verso la cancellazione delle serie, e quindi la fine del progetto, è diventata inevitabile.

Riportiamo il contenuto dei messaggi su Twitter:

Per quanto riguarda le cancellazioni delle serie Marvel su Netflix, sembra che non stiamo prestando attenzione a delle sfumature che però ci dicono molto sul futuro della tv OTT nel 2019. Sono sicuro che entrambe le parti volessero un rinnovo, ma il valore assoluto, non solo relativo, per entrambe le parti continuava a scendere. E così non se ne è fatto niente. Netflix mantiene i diritti per il rinnovo di questi show, indipendentemente dalle preferenze della Disney. La Disney potrebbe entrare nel territorio di Netflix con Disney+, ma questo non ha influenzato le cancellazioni. Netflix ha solo preso una decisione razionale basata su qualità, costi, visualizzazioni.

Allo stato attuale, gli show rimarranno per anni originali di Netflix. Disney dovrebbe comprarli indietro (ma non si adattano alla strategia verso il consumatore di Disney+ e quindi non saranno riacquistati) e c’è un limite nel riutilizzo della proprietà in tv (ad esempio, la Disney non può semplicemente lanciare un nuovo Luke Cage nel 2019). La realtà è che questi show avevano dei costi senza precedenti (Netflix partecipava, secondo i dati, al 60% dei costi di produzione), ma non erano molto buoni. Il pubblico è indubbiamente diminuito drasticamente (lo si vede nella spesa di marketing) ed era difficile far crescere il pubblico nelle ultime stagioni.

La Disney non si è mai impegnata troppo con gli show Netflix. Daredevil ha avuto tre showrunner in tre stagioni, Luke Cage era a due su due, Jessica Jones due su tre, ecc… E poi l’integrazione con il MCU tanto annunciata non è mai avvenuta. I grandi traguardi dell’MCU sono i film degli Avengers, ma Defenders è stato uno dei titoli meno visti e commentati (in parte perché le precedenti due serie, la seconda metà di Luke Cage e tutto Iron Fist, erano abbastanza mediocri). L’accordo tra Netflix e Marvel è stato fissato in un momento (novembre 2013) in cui Netflix aveva bisogno di una forte proprietà intellettuale che si distinguesse e non avesse bisogno di essere gestita internamente. E avrebbe pagato qualsiasi cifra per farlo.

E notate bene, l’accordo doveva essere per una singola stagione. Comunque, nonostante la sua fine, l’accordo Marvel e Netflix è stato un successo. Nel 2019, Netflix ha un enorme flusso di contenuti, alimentati con accordi con Shonda Rhimes, Ryan Murphy ecc… e non ha costi di produzione per le proprie cose. Il pubblico e il marchio di Netflix sono molto più grandi. Ciò significa che i bisogni di Netflix sono cresciuti man mano che il contributo degli show Marvel è diminuito. E con Marvel ora concentrata sui propri show SVOD (ad esempio la serie MCU Loki per Disney+), è difficile immaginare che il miglior apporto della Disney fosse destinato alle invecchiate serie Netflix.

Netflix avrebbe voluto abbreviare le stagioni, riducendo così la spesa totale e migliorando la fidelizzazione e la qualità (gli show di Netflix, in particolare quelli di Marvel, sono notoriamente gonfiati). In particolare da tredici a sei-otto episodi. Il che significa che Disney avrebbe dovuto ridurre le proprie entrate di 2/3, mantenendo al tempo stesso i preziosi personaggi non disponibili per tutti gli altri eventuali utilizzi in live action, mentre si concentrava sul proprio servizio. E se Netflix poteva forzare un rinnovo, non poteva farlo con i nuovi termini. Quindi la Disney si è comportata in modo impacciato. Non c’era più alcun valore per nessuna delle parti. Era finita. E tutti erano ormai stanchi di finanziare la crescita del valore aziendale dell’altra parte: gli incentivi economici (minimizzazione dei costi e massimizzazione dei profitti) guidano l’integrazione verticale. In breve, non funzionava per nessuno. Compresa la maggior parte dei fan originali della serie.

 


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Fonte: CB – Twitter

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