A Masterchef il cibo non si spreca. È la voce di Antonino Cannavacciuolo a ribadire la filosofia antisprechi di cui il cooking show per eccellenza della tv italiana quest’anno si fa più che mai promotore.

La cucina di Masterchef Italia 8 riapre i battenti con i quindici concorrenti rimasti in gara pronti a darsi battaglia dietro ai fornelli, e, per sciogliere la tensione sempre più crescente, i giudici si interrogano scherzosamente con gli aspiranti chef sul significato della bellezza che per Cannavacciuolo, tanto per restare in tema e per introdurre subito la prima prova della puntata, coincide con qualcosa che vede e che gli fa venire l’acquolina in bocca. Sotto la Mystery box si nascondono degli ingredienti che hanno la caratteristica di non rispettare gli standard classici né per forma né per dimensioni e quindi non si possono definire “belli”. Ci sono fagioli borlotti, patate americane, melanzane, pomodori perini, cetrioli, friggitelli, porri, melagrana, scalogno e finocchi, un po’ ammaccati e bitorzoluti, quelli che non troviamo di certo sugli scaffali dei nostri negozi. Ma se questi prodotti sono brutti, non vuol mica dire che non siano buoni, perciò i nostri cuochi devono cucinare un perfetto piatto vegetariano, creativo e strutturato, proprio con questi vegetali dall’aspetto così poco invitante.

I giudici suggeriscono di mantenere calma e lucidità per potere preparare un piatto all’altezza della prova ma poi mentre girano tra le postazioni sono i primi a perdere la pazienza di fronte agli scempi che i concorrenti stanno compiendo, alcuni quasi non avessero mai cucinato prima in vita loro. Alessandro, alla disperata ricerca di ispirazione, cerca di captare i commenti dei giudici, invece Federico, pensando possa trattarsi di una trovata geniale, pensa di riempire di spuma di legumi le bucce non commestibili dei fagioli, mandando in bestia chef Cannavacciuolo che un attimo dopo si arrabbia anche con l’insopportabile Gilberto che non si è neppure accorto di essere in procinto di servire una melanzana cruda. Il ragazzo, in assoluto il concorrente più antipatico di questa edizione, non accetta di buon grado le osservazioni del grande chef, ma anzi sottolinea che proprio non si trova con lui e che a pelle non gli va.

Allo scadere del tempo, a sorpresa, vengono chiamati non i tre, ma bensì i cinque piatti migliori della gara che sono la crema di fagioli e riduzione di melograno di Verando, la vellutata di finocchi e melanzane affumicate di Valeria e la vellutata di patata americana con friggitelli e cubetti di melanzana di Loretta, che si conquista anche i più sinceri complimenti di chef Cannavaciuolo, colpito dal suo pensiero lineare e dalla capacità di calcolare i tempi di cottura alla perfezione. Lodi anche alla crema di patate dolci con battuto di melanzane di Gloria e al minestrone con melanzana affumicata di Salvatore che viene giudicato il miglior piatto in assoluto, regalando così al giovane siciliano invidiabili vantaggi per l’Invention Test. In primis la possibilità di salvarsi subito e salire in balconata a decidere le sorti dei compagni nella seconda prova della serata.

A Salvatore tocca infatti stabilire in quanto tempo ciascuno dei suoi avversari dovrà cucinare, dopo avere fatto una scelta al buio, scegliendo tra scatole contenenti spese che vanno dai 5 ai 55 euro.

Virginia, Anna ed Alessandro sono i tre ai quali Salvatore ha deciso di concedere ben sessanta minuti per cucinare il loro piatto, mentre a scalare si arriva fino ai soli trenta minuti destinati a Vito e Verando. Per tutti la prova si dimostra impegnativa fino dalle prime battute, Valeria, conterranea di Salvatore, si aspettava un trattamento di favore da lui, ma sentendosi invece messa in difficoltà esclama “Questi atteggiamenti mi aiutano ad uscire un po’ più di carattere”. Però poi quando si mette ai fornelli la paura scompare e alla fine il suo fois gras con capesante e porcini conquista chef Locatelli che si complimenta pubblicamente con lei. Nelle scatole della spesa c’è un po’ di tutto, alimenti di lusso come aragoste, capesante,fois gras e pesci di qualità, ma anche uova, fegatini e legumi. L’abilità di un aspirante Masterchef sta proprio nel combinare gli ingredienti in maniera equilibrata. Verando sbaglia i tempi di cottura dell’aragosta e chef Barbieri lo rimprovera malamente ribandendo il fatto che chi si presenta al talent show debba conoscere le basi della cucina.

“Mi è andata giù la catena” commenta lo chef emiliano tra il deluso e l’amareggiato. Si riprende però con i bocconcini di San Pietro del pescatore Federico ma un attimo dopo torna di pessimo umore con Gilberto e la tremenda cottura del filetto di San Pietro, che il ragazzo, con tutta l’arroganza e strafottenza di cui è carico, pensava anche di avere fatto bene, ridacchiando invece per gli errori dei compagni. Se fosse simpatico, Gilberto, con il suo sghignazzare malizioso, ricorderebbe il cane Muttley de La corsa più pazza del mondo, invece così il suo ghigno perverso fa pensare inevitabilmente al perfido Franti del libro “Cuore”.

E ci fa sperare di assistere alla sua eliminazione il più presto possibile. Non purtroppo però a questo giro perché peggio di lui fanno Giuseppe, sbagliando ancora una volta la proporzione degli alimenti sui piatti, Virginia, con un assemblaggio mal fatto di galletto, crema di carote e spinacini e anche Alessandro, un altro dei miracolati di questa edizione, con un piatto a base anche lui di galletto che da chef Cannavacciulo viene definito “il nulla”. Bene invece le tagliatelle con ragù di fegatini e uova di quaglia di Anna serviti sempre in quantità da pranzo in trattoria.

Gloria si aggiudica la seconda manche grazie a del fegato di coniglio con vinaigrette di sedano che piace tanto a Joe Bastianich, perché coniuga ingredienti poveri a tecnica e abilità. L’errore di cottura del crostaceo invece è fatale per il gommista Vito che deve togliersi immediatamente il grembiule e lasciare la Masterclass.

La prova in esterna, che vede Gloria capitana della brigata blu, si svolge all’Italian Chef Academy di Roma dove, per l’occasione, si festeggiano i 40 anni dell’ Associazione Italiana Persone Down che si impegna da anni per permettere a persone affette dalla sindrome di Down di raggiungere una buona autonomia nella vita e nel lavoro. Compito delle due brigate è quello di preparare un pranzo per sessanta invitati. Gloria sceglie il suo team, la brigata rossa elegge a capo Verando e per a dare una mano alle due squadre arrivano quattro ragazzi “speciali” che già operano nel settore della ristorazione. Il menu della squadra rossa prevede lasagnette cicorie e scamorza, filetto maiale bardato con guanciale, torta di fichi e noci con crema limone, mentre i blu si devono cimentare con gnocchi di ricotta con crema di pomodoro, carrè di agnello chips di carciofi, torta di pere e cioccolato con crema caffè.

Entrambi i capi di brigata faticano non poco a mantenere la loro leadership e gli screzi più evidenti sono quelli tra Gloria e Guido, incapaci di collaborare tra di loro e presi da moti di stizza incontrollabili. In entrambe le squadre vige confusione e disordine e anche scarsa predisposizione al lavoro di gruppo, alla fine la vittoria dei rossi sui blu è schiacciante, Loretta, che è tra i vincitori, cerca di consolare Gilberto che non accetta di buon grado la sconfitta e cerca di incolpare qualcosa o qualcuno dei suoi insuccessi.

Ma è tempo di Pressure Test che stavolta si gioca in coppia. Partendo da Gloria, ciascuno nomina una persona che vuole partecipi al primo step della prova, il grande escluso rimane, senza grandi sorprese Gilberto, che deve formare le tre coppie di sfidanti e abbinare a ciascuna di queste quattro tecniche di cottura differente a scelta tra impastare, friggere, affumicare, bollire, marinare, risottare, disossare, sfilettare, grigliare, frullare, sifonare e flambare. Gilberto naturalmente cerca di mettere tutti in difficoltà e di fare in modo che i più temibili si salvino subito per non dovere poi lui trovarsi a dovere gareggiare con i più forti. Alessandro, che fa coppia con Samuele chiede a Gilberto come diamine si usi il sifone e lui in tutta risposta gli fa un elegante gesto dell’ombrello. Guido e Gloria invece, in versione duetto, si supportano e superano brillantemente il test anche se il loro piatto, così come quello di Virginia e Salvatore non è di certo perfetto.

Le tre coppie hanno commesso tutte almeno un errore, ma l’assoluta incapacità ad utilizzare uno strumento da cucina come il sifone, manda direttamente Samuele e Alessandro in sfida finale con Gilberto. I tre ragazzi, con ingredienti a loro scelta, devono cucinare un piatto rispettando gli step imposti, cioè risottando, friggendo, frullando e marinando.

Samuele fa un risotto al ragù e dimentica il sale, Alessandro un risotto ai carciofi e gamberi poco cotto cottura e dall’altisonante nome “La mia rivincita” e Gilberto invece crede di avere avuto un colpo di genio facendo anche lui un risotto con gamberi e marinandoli con soia, arancia e limone. Tutti i piatti hanno almeno un difetto, ma dimenticare il sale, ormai lo sappiamo, può costare caro e così il fastidioso Gilberto e l’incapace Alessandro si salvano, mentre il giovane e umile macellaio Samuele deve abbandonare per sempre la cucina di Masterchef. Ma ride bene, chi ride ultimo, e alla finale, Gilberto, non ci arriva. Siamo pronti a scommetterci. E voi?