Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli sono due dei nomi più pesanti del team di sceneggiatori di Gomorra, dentro la serie fin dalla prima stagioni gli hanno dato forma fin dall’inizio e continuano a farlo. Quando parlano esibiscono accenti decisamente non napoletani, il che fa un po’ strano ma è la loro forza, non avere nessuna vicinanza al territorio e doversi informare sempre su tutto. Su tutto!

Nella quarta stagione c’è un grosso cambio di narrazione e anche quello, per loro, viene da un cambio di fatti veri che hanno messo in finzione. Se a partire dalla storia della paranza di bambini era nata una stagione con tantissimi personaggi, in questa c’è più compattezza. Ogni scelta però è sempre guidata dalle ricerche. Così molto di quel che viene inventato di sana pianta per la serie ha delle basi solidissime. E del resto tanto di quel che vedremo nella quarta stagione prende le mosse da eventi, esigenze e movimenti reali.

Da dove è venuta la scelta di meno personaggi protagonisti?

LEONARDO FASOLI: “Beh in Gomorra come nella realtà i personaggi muoiono [ride ndr]. Nella terza c’era una esigenza precisa, quella di raccontare una serie di eventi sulla falsa riga di La Paranza Dei Bambini e questi richiedevano molti personaggi. Ora invece raccontiamo come sia possibile che la camorra sopravviva da così tanto tempo, come cioè esista un sistema di infiltrazioni con la società normale più alto di quel che immaginiamo. Al di là del fatto che ci sono le vele di Scampia con gli scontri tra bande criminali, c’è tutta un’economia che generata dal crimine che si infiltra nella società. È forte perché questo ci permette di introdurre molte figure grigie e opache. Ad ogni modo come sempre tutto quello che raccontiamo in qualche modo deve essere successo”.

C’è una storia di un grandissimo appalto su cui mette le mani Genny, anche quella è vera?

LF: “Una parte della scrittura della serie prevede la lettura di atti giudiziari e lì ci sono intercettazioni e ricostruzioni fatte dai PM per i processi di tutti gli affari criminali. Quelle fanno veramente spavento ci sono tanti nomi grossi che sentiamo in giro e ci sono appalti giganteschi finiti in mano ai criminali camorristi.

Addirittura andando indietro nel tempo nelle inchieste relative al carcere di Secondigliano, ci sono intercettazioni che spiegano che il carcere è stato costruito partire dai soldi di imprese della camorra”.

MADDALENA RAVAGLI: “Nella serie però si parla di un aeroporto e no, quello non è tratto dalla realtà, è un elemento dalla fantasia che viene però da un’esigenza vera. Capodichino è sovraccarico e non regge più, tuttavia non si riesce a decidere a chi affidare l’appalto perché non c’è nessuno che riesca a garantire che non ci sarebbero ingerenze della camorra”.

In tutto questo avete anche deciso di tornare a raccontare i mutamenti di Genny…

LF: “Non stava bene in famiglia e non sta bene da boss, è sempre insoddisfatto. Credo che tutti i personaggi in Gomorra abbiano la caratteristica di avere due facce che si alternano, un lato più chiaro che contraddice quello più scuro. Che è una cosa molto particolare. Ci sono momenti di grandissima empatia accanto a momenti di estrema violenza e brutalità”.

Gomorra fa sempre di tutto per rimarcare come i criminali non siano esaltati ma raccontati nella loro bestialità, come non siano figure che si può desiderare di essere. È una polemica di lungo corso. Mi ha quindi stupito in questa stagione vedere che, almeno nei primi episodi, vi adoperate un po’ di meno per rimarcarlo e anzi ci sono momenti di vera empatia con loro, sono più fragili, in certi casi addirittura vittime…

LF: “Ti sembra perché in questa stagione descriviamo come ti dicevo l’habitat della Camorra, allora capita che il personaggio negativo prenda un po’ più di luce perché accanto a lui ce ne sono altri più negativi ancora. Pensa a Ciro nella prima stagione, sembra più buono perché c’è Pietro che è più cattivo di lui”.

MR: “Considera questa stagione come un approfondimento. Nelle prime abbiamo mostrato con grande chiarezza la povertà estrema in cui vivono e che corsa breve abbiano le loro vite, per l’appunto non spingendo all’emulazione, perché nessuno secondo me guardando la serie vorrebbe fare quel tipo di vita. Detto questo andando avanti cerchiamo di capire un po’ meglio come funzionano queste persone cattive che rimangono incastrate in una struttura che lascia poche strade. Vedrai che anche alla fine di questa stagione ci sarà poca voglia di fare la loro vita”.

E poi quest’anno tocca a Londra. Gomorra in ogni stagione ha sempre una fuoriuscita all’estero. Come mai? Aiuta le vendite al di fuori dell’Italia?

MR: “Non lo so se le aiuta, magari sì, ma non è per quello che ci stanno. È una modalità di racconto: c’è sempre spazio per un’apertura verso l’estero. Ci piace raccontare che la camorra non è una comunità del napoletano che vive in una piccola oasi in cui queste persone agiscono perché hanno scelto il male. Non un giardino confinato, che sta lì e non ci riguarda. Ci sono connivenze anche internazionali non ultima la finanza. E la finanza è Londra”.

LF: “E poi è una caratteristica della camorra. Mentre la mafia siciliana ha una sponda americana ma per il resto è molto locale, la camorra è sparpagliata con diversi ganci nel resto del mondo”.

Ai tempi del successo di Romanzo Criminale – La serie, Daniele Cesarano che ne era lo sceneggiatore più in vista, disse che nonostante piacesse molto e fosse stata accolta come la nuova tv non era molto difficile da scrivere, perché è una storia di genere pura. Mentre qualcosa di meno esaltato come Distretto di Polizia, che pure scriveva, è più difficile perché va per forza contaminato con tanto altro che con il crimine non ha a che vedere. Concordate?

MR: “AHAHHAHA tu che dici??”

LF: “Guarda io ho anche scritto molte puntate di Distretto, alcune andarono anche molto bene con gli ascolti, ma sono proprio prodotti diversi. Su Gomorra c’è un lavoro di ricerca gigantesco, facciamo un lavoro quasi giornalistico prima di inchiesta sulla realtà e poi sul territorio. Prima di scrivere leggiamo libri riguardo tutto quello che si è scritto di nuovo sulla camorra o sull’evoluzione dei mondi criminali, su come il denaro passa di mano e consultiamo gente esperta. È un lavoro gigantesco. Per distretto al massimo leggevamo qualche articolo…”

Perché tutta questa ricerca?

LF: “Perché se scrivi queste cose da solo, a casa, gli spettatori percepiranno sempre un certo grado di implausibilità, perché io queste cose non le so fare quindi ci saranno tantissimi dettagli a cui non ho pensato che daranno un tono leggermente implausibile alla vicenda. Invece se faccio una grande ricerca e mi baso su fatti reali la scrittura e il risultato avranno proprio un’altra pasta. Quando scrivi che un personaggio mette una cimice ma non sai com’è fatta, non sai come si mette, perché, che modelli ne esistono e via dicendo si sente la differenza. Se scrivi “….spara dei colpi” con che pistola lo fa? Quanti colpi ha? Come va tenuta? È automatica? Deve ricarica?”.

MR: “E poi la ricerca fornisce spunti incredibili. Pensa al cardellino che si vede nelle primissime puntate della quarta stagione. Ma chi se lo poteva inventare che un regalo simile può essere così determinante nello sbloccare una situazione così grave? Se non lo conosci non lo puoi immaginare, se non fai un po’ d’antropologia culturale e capisci come funzionano quelle tribù ti perderai le parti migliori”.

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La première dello show, una serie originale Sky prodotta da Cattleya, è fissata per il prossimo 29 marzo alle 21:15 su Sky Atlantic e Sky Cinema Uno.

La sinossi ufficiale:

Siamo all’indomani del tragico epilogo della festa sulla barca di Sangue Blu e dei suoi compagni. Genny è sopravvissuto a tutto, anche all’Immortale, ma qualcosa in lui si è spezzato: senza suo fratello a consigliarlo non è più certo di poter tenere insieme i pezzi del proprio mondo.

Ma una cosa, Genny, la sa. Ciro ha dato la vita perché lui potesse spendere la sua insieme ad Azzurra e al piccolo Pietro, e questo è un dono che non può e non deve andare sprecato. L’ultimo dono di Ciro Di Marzio, infatti, corre un grave rischio. Perché oggi, con Sangue Blu che ha riconquistato il regno di suo nonno e i Capaccio che smaniano per allargarsi ai danni di Secondigliano, Napoli è più che mai all’alba di una nuova stagione di guerra e di sangue.

L’unico modo che Genny ha per ristabilire l’equilibrio e scongiurare la guerra è invitare un nuovo giocatore, e la sua potenza economica e militare, a prendere una posizione di rilievo nella scacchiera del potere. Se la terza stagione aveva allargato i confini di Gomorra verso il centro di Napoli, la quarta decide di spingersi nelle campagne a Nord di Napoli, dove come un cancro prospera una famiglia malavitosa diversa da tutte quelle ritratte fino ad ora nella serie. I Levante, una famiglia dove il patriarca Gerlando domina incontrastato le immense campagne avvelenate a nord di Napoli insinuando i suoi tentacoli in ogni anfratto della criminalità e delle istituzioni, dallo spaccio agli appalti, dalla gestione dei rifiuti tossici alla politica.

Un piano destinato a funzionare, che permette a Genny di reinventarsi totalmente, con i tatuaggi nascosti sotto completi alla moda e circondato da una famiglia perfetta nella sua villa di Posillipo. Oggi Gennaro Savastano è più che mai l’immagine di un imprenditore che sogna di creare un’eredità per suo figlio diversa da quella lasciata a lui da Don Pietro.

Ma niente in questa stagione è quello che appare in superficie. Impossibile staccarsi dalle proprie origini fino in fondo, specialmente se è da lì che si trae la linfa per costruire il proprio sogno di legalità e successo. A collegare la vecchia e la nuova vita di Genny corre infatti un filo invisibile che lo lega a Patrizia, che nel frattempo si è insediata sul trono di Secondigliano. Tutto all’apparenza tranquillo, tutto, come sempre, pronto a saltare in aria da un momento all’altro. Al primo segnale di debolezza della reggente di Secondigliano, infatti, tutti – i Levante, i Capaccio, Sangue Blu – si riveleranno per quello che sono: un branco di lupi pronti a saltarsi alla gola in ogni momento.

E sarà di nuovo la guerra. Per tutti. Una guerra che scuoterà il sistema voluto da Genny sin dalle fondamenta. Così, mentre Genny sarà costretto a fare i conti con il peso del cognome che porta per riuscire costruirsi un futuro imprenditoriale, i clan di Napoli daranno il via a una guerra fredda fatta di spie, alleanze segrete e pugnalate alle spalle. Che farà finalmente capire a Genny perché, tanti anni prima, suo padre Pietro avesse deciso di tenere i Levante lontani dalle alleanze di Napoli Nord.

Nata da un’idea di Roberto Saviano e tratta dal suo omonimo best seller, il soggetto di serie è firmato da Stefano BisesLeonardo FasoliMaddalena RavagliRoberto Saviano. Sceneggiature di Leonardo FasoliMaddalena RavagliEnrico AudeninoMonica Zapelli. Direttori della fotografia: Ivan Casalgrandi e Valerio Azzali.

Tutte le notizie e le recensioni della serie sono nella nostra scheda.