“I riflettori sono tutti su di me, sul fatto che passo alla regia ma questa è diventata una cantera” è Marco D’Amore a parlare e ha ragione, i riflettori sono su di lui che, dopo la morte del suo Ciro, è diventato uno dei registi ma l’upgrade non è solo suo “ci sono fonici che sono diventati tecnici del suono, operatori che sono diventati direttori della fotografia”.

Gomorra è una scuola e una macchina che forma professionalità che poi impiega.

La stessa Francesca Comencini, dalla seconda stagione regista di puntata, adesso fa la supervisione artistica di tutta la serie (oltre a dirigere).

Ma te perché hai deciso di fare la regia? Ti interessa più che recitare?

“Non è una decisione estemporanea ma una tappa di un percorso che è cominciato da quando sono entrato in questa professione. Ho sempre fatto regie con il mio gruppo in maniera indipendente, sono 10 anni che lavoro con la mia società ho firmato due sceneggiature, ho girato due film, il secondo uscirà a settembre co-prodotto da Indiana… Questo per dire che è molto più che un interprete mi sono sempre sentito un autore, più dei caratteri mi è sempre interessato raccontare le storie e confrontarmi con dei temi”.

Claudio Giovannesi, che pure è stato regista di Gomorra ma al cinema dirige film meno di genere e più d’autore, dice sempre che la serie gli ha insegnato cose che non avrebbe potuto imparare altrove. Per te è un punto d’arrivo o uno di passaggio?

“Gomorra è una macchina incredibile. Claudio Giovannesi si è mosso sempre in progetti di grandissimo valore autoriale a budget ristretti, e quindi guidava una macchina con dei limiti. Arrivi su Gomorra e ti rendi conto che stai guidando un TIR che pesa 5 tonnellate, e questo ti mette alle prese con una serie difficoltà che non sono semplicemente legate alla messa in scena e alla comprensione del testo, ma alla direzione della macchina e alle scelte che operi”.

C’è una scena che hai girato di cui sei particolarmente fiero?

“Molte, le mie due puntate affrontano più che le scene d’azione quelle di tensione tra personaggi. Ho chiesto agli attori di mettersi a disposizione e di aprire i rubinetti delle emozioni, perché era necessario. Facendo questo è evidente che ogni giorno sul set siano accadute cose molto emozionanti anche molto profonde in cui si mischiano due piani: il rapporto tra attore e regista ma soprattutto un rapporto consolidato. In questo senso penso a Salvatore Esposito, con cui c’è una fratellanza e c’è un percorso condiviso”.

Ho visto la prima delle tue due puntate e mi pare che tendi a risolvere le scene puntando spesso sulla recitazione piuttosto che su luci o montaggio. Il che è comprensibile vista la tua provenienza. Ci fai caso?

“Secondo me in realtà in una serie c’è una somma di tutte le possibili soluzioni che sono affidate ad un regista, ci sono grandi scene che sono chiuse con movimenti di montaggio ci sono grandissime scene in cui gli attori sono solo di passaggio. Detto questo Gomorra è un racconto di personaggi è un racconto di esseri umani, io sfido chiunque a chiedere a 100 spettatori quali siano le scene che più gli sono rimaste impresse e tanti ti diranno il momento in cui c’è stata una perdita nel momento in cui due personaggi si sono innamorati o quello in cui si sono divisi, e questo è ovviamente personaggi, racconto e recitazione”.

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La première dello show, una serie originale Sky prodotta da Cattleya, è fissata per il prossimo 29 marzo alle 21:15 su Sky Atlantic e Sky Cinema Uno.

La sinossi ufficiale:

Siamo all’indomani del tragico epilogo della festa sulla barca di Sangue Blu e dei suoi compagni. Genny è sopravvissuto a tutto, anche all’Immortale, ma qualcosa in lui si è spezzato: senza suo fratello a consigliarlo non è più certo di poter tenere insieme i pezzi del proprio mondo.

Ma una cosa, Genny, la sa. Ciro ha dato la vita perché lui potesse spendere la sua insieme ad Azzurra e al piccolo Pietro, e questo è un dono che non può e non deve andare sprecato. L’ultimo dono di Ciro Di Marzio, infatti, corre un grave rischio. Perché oggi, con Sangue Blu che ha riconquistato il regno di suo nonno e i Capaccio che smaniano per allargarsi ai danni di Secondigliano, Napoli è più che mai all’alba di una nuova stagione di guerra e di sangue.

L’unico modo che Genny ha per ristabilire l’equilibrio e scongiurare la guerra è invitare un nuovo giocatore, e la sua potenza economica e militare, a prendere una posizione di rilievo nella scacchiera del potere. Se la terza stagione aveva allargato i confini di Gomorra verso il centro di Napoli, la quarta decide di spingersi nelle campagne a Nord di Napoli, dove come un cancro prospera una famiglia malavitosa diversa da tutte quelle ritratte fino ad ora nella serie. I Levante, una famiglia dove il patriarca Gerlando domina incontrastato le immense campagne avvelenate a nord di Napoli insinuando i suoi tentacoli in ogni anfratto della criminalità e delle istituzioni, dallo spaccio agli appalti, dalla gestione dei rifiuti tossici alla politica.

Un piano destinato a funzionare, che permette a Genny di reinventarsi totalmente, con i tatuaggi nascosti sotto completi alla moda e circondato da una famiglia perfetta nella sua villa di Posillipo. Oggi Gennaro Savastano è più che mai l’immagine di un imprenditore che sogna di creare un’eredità per suo figlio diversa da quella lasciata a lui da Don Pietro.

Ma niente in questa stagione è quello che appare in superficie. Impossibile staccarsi dalle proprie origini fino in fondo, specialmente se è da lì che si trae la linfa per costruire il proprio sogno di legalità e successo. A collegare la vecchia e la nuova vita di Genny corre infatti un filo invisibile che lo lega a Patrizia, che nel frattempo si è insediata sul trono di Secondigliano. Tutto all’apparenza tranquillo, tutto, come sempre, pronto a saltare in aria da un momento all’altro. Al primo segnale di debolezza della reggente di Secondigliano, infatti, tutti – i Levante, i Capaccio, Sangue Blu – si riveleranno per quello che sono: un branco di lupi pronti a saltarsi alla gola in ogni momento.

E sarà di nuovo la guerra. Per tutti. Una guerra che scuoterà il sistema voluto da Genny sin dalle fondamenta. Così, mentre Genny sarà costretto a fare i conti con il peso del cognome che porta per riuscire costruirsi un futuro imprenditoriale, i clan di Napoli daranno il via a una guerra fredda fatta di spie, alleanze segrete e pugnalate alle spalle. Che farà finalmente capire a Genny perché, tanti anni prima, suo padre Pietro avesse deciso di tenere i Levante lontani dalle alleanze di Napoli Nord.

Nata da un’idea di Roberto Saviano e tratta dal suo omonimo best seller, il soggetto di serie è firmato da Stefano BisesLeonardo FasoliMaddalena RavagliRoberto Saviano. Sceneggiature di Leonardo FasoliMaddalena RavagliEnrico AudeninoMonica Zapelli. Direttori della fotografia: Ivan Casalgrandi e Valerio Azzali.

Tutte le notizie e le recensioni della serie sono nella nostra scheda.