Per certi versi Black Mirror vive di rendita sulle prime due, mitizzate, stagioni della serie. Quelle inglesi, quelle davvero cattive, quelle irraggiungibili. Ma soprattutto quelle cupe e paranoiche, davvero senza respiro e senza scampo, con cui ci piaceva farci del male. La quinta stagione – terza su Netflix – ha in parte tradito il modello di base, proponendo alcune visioni che sono apparse più ottimiste e spensierate, almeno in apparenza. La serie di Charlie Brooker si conferma evento collettivo, ma stavolta scardina la ricompensa emotiva attesa, prende in contropiede, delude le aspettative. Eppure rimane sempre uguale a se stessa.

Per chi ha seguito le dichiarazioni di Charlie Brooker, non dovrebbe trattarsi di una sorpresa. Già all’indomani dell’uscita di Bandersnatch (l’episodio interattivo che criticava l’essenza stessa dell’interattività) l’autore dichiarava:

Faremo episodi più ottimistici, anziché distopici e negativi. Vogliamo che la serie ...