I dati un po’ ovunque lo hanno confermato in questi anni: la pirateria è in calo.

Le ragioni sono molteplici e non si possono ridurre ad una motivazione unica, tuttavia risulta evidente a chiunque lavori nel settore che l’arrivo di piattaforme come Netflix e Amazon Prime ha aiutato (e del resto Spotify ha fatto lo stesso per la musica).

La ragione è semplice: Netflix e Amazon Prime fanno lo stesso lavoro della pirateria, solo legale e più semplice. Sulla piattaforma ci sono tantissimi contenuti, molto nuovi, tutti disponibili istantaneamente e senza pagare. O meglio, senza pagare per ognuno (c’è un abbonamento, come noto, ma ad un prezzo basso e che non dà l’impressione di stare pagando più del dovuto).

Il 2019 e poi il 2020 vedranno l’ingresso di moltissime altre piattaforme concorrenti. La prima sarà Disney+, poi toccherà a quella della Universal e poi anche la Warner avrà la sua. Ci sarà Apple che produrrà contenuti con un buon numero di calibri pesanti di Hollywood e ovviamente Quibi, la piattaforma di Jeffrey Katzenberg (pezzo grosso della Disney, poi fondatore della Dreamworks) per la quale è schierato già Spielberg e addirittura Facebook vuole produrre contenuti in streaming. Tutti (o quasi) a pagamento ma soprattutto tutti arricchiti dal proprio catalogo che si batteranno per dimostrarci di avere la serie o i film migliori.

Netflix ha mostrato la via e lo ha fatto con un buon numero di produzioni originali (non sempre di successo) e con tantissimi contenuti altrui: i film Disney, le serie Universal o Warner e via dicendo. Si parla delle loro novità come del materiale di catalogo (si pensi alla fortuna di The Office o Friends su Netflix). Una volta visti i guadagni questi colossi non sono stati fermi ad aspettare e hanno deciso di muoversi per conto proprio, riprendendosi le proprie proprietà.

Come noto Disney+ sarà l’unica piattaforma con tutti i film Marvel, Disney, Pixar e LucasFilm (più tutto il catalogo 20th Century Fox in materia di film e serie) e così farà con le novità, lo stesso accadrà per Universal e Warner. Show vecchi e nuovi che ogni produttore vorrà tenere per sé, sulla sua piattaforma, con il suo abbonamento.

Guardare la televisione come ci siamo abituati a fare potrebbe dunque diventare costoso. Il che significa che non tutti potranno avere un abbonamento ad ogni servizio eppure, probabilmente, tutti vorranno vedere quella serie molto importante, nota, discussa e bella che c’è su una piattaforma cui non sono abbonati. E con buona probabilità questo porterà ad un riavvicinamento alla pirateria che per quanto in calo non è di certo morta, è sempre lì.

Esiste in parole povere una soglia di tolleranza, cioè una cifra che per abitudine, convenzione o anche solo per economia spicciola la maggior parte del pubblico è disposta a spendere per guardare quel che vuole. È più dei circa 10/15€, in media, di Netflix, e probabilmente meno del prezzo di tutte le piattaforme insieme. Di sicuro però la maggior parte delle persone non rinuncerà a tutto ciò che di bello sta fuori da quella cifra, perché, come sempre è stato, l’attrattiva della pirateria è di essere sempre lì, accessibile, relativamente facile (è più semplice interagire con le piattaforme di streaming, obiettivamente). Soprattutto se si parla di contenuti televisivi non c’è nemmeno il contro di una bassa qualità perché è la stessa dello streaming.

La cosa peggiore è che questo scenario abbastanza probabile è tutto dovuto ad una questione di avidità. Avidità del pubblico (per quanto ampiamente giustificata) che solo una certa cifra vuole spendere e non di più, ma che i contenuti li vuole vedere lo stesso, e anche avidità delle major alle quali non bastano i proventi che vengono dal vendere i diritti di trasmissione ad altri ma vogliono tutta la fetta, vogliono la propria piattaforma, i propri contenuti esclusivi, il proprio pubblico.

Questo rischia di rovinare quello che al momento sembrava un ottimo equilibrio.

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