La serie Carnival Row, creata da Travis Beacham e René Echevarria, sarà disponibile dal 30 agosto su Amazon Prime Video (la versione doppiata in italiano sarà invece presente in catalogo dal 22 novembre): in attesa del debutto in streaming abbiamo incontrato a Berlino i due protagonisti Orlando Bloom e Cara Delevingne, interpreti del detective Rycroft Philostrate e della fata Vignette Stonemoss.

Il progetto, già rinnovato per una seconda stagione, è ambientato in un mondo fantasy vittoriano, in cui vivono anche creature mitologiche costrette a fuggire dai loro regni di origine, in seguito all’invasione subita dagli uomini. Per queste creature, alle quali è proibito di vivere, amare e di volare in libertà, è impossibile convivere con gli esseri umani. Ma anche nell’oscurità la speranza sopravvive.

Carnival Row, nonostante l’ambientazione fantasy, affronta tematiche molto attuali e problematiche che contraddistinguono la società contemporanea a livello internazionale, ecco cosa ci hanno raccontato durante l’incontro con la stampa durante la promozione della prima stagione.

I vostri personaggi compiono un’evoluzione personale molto importante durante gli otto episodi della prima stagione. Avete collaborato con gli sceneggiatori per delineare la loro storia, considerando inoltre che avrete l’occasione anche di raccontare un secondo capitolo della storia?

Cara Delevingne: Fin dall’inizio della prima stagione c’era un’idea di come volevamo che i nostri personaggi dovessero essere, o comunque avevamo un’idea quello che avrebbero dovuto fare, perché quando recitiamo abbiamo sempre in mente la direzione che vorremmo prendesse la loro storia.

Orlando Bloom: La prima volta che ho letto lo script di Carnival Row ho provato la sensazione che il mio personaggio non fosse del tutto definito ed è stato grandioso poter collaborare con Travis e gli showrunner per aiutarli a portarlo in vita. Ho partecipato agli incontri con gli sceneggiatori durante le prima fasi della lavorazione in vista della seconda stagione per parlare degli aspetti più importanti di quello che vogliono fare perché ero semplicemente interessato alle loro idee ed è stato grandioso poter collaborare e vedere come si è formato lo show. Penso che la cosa più grandiosa di Carnival Row sia che è questa storia fantastica in stile film noir, thriller ed è presente la storia d’amore tra questi due personaggi, ma al tempo stesso c’è un interessante commento sociale riguardante il mondo in cui viviamo. Il materiale proviene dalla mente brillante di Travis, non da un libro o da altre opere.

Cara Delevingne: Ha una mente davvero brillante!

Orlando Bloom: Per questo motivo abbiamo potuto attingere agli eventi in corso nella società e commentarli in un certo senso, rendendoli poi interessanti e in grado di intrattenere in altri modi.

Come vi siete avvicinati all’atmosfera fantasy che contraddistingue la serie?

Cara Delevingne: In realtà non sembra davvero una favola, non segue i soliti cliché con gli arcobaleni, i fiori, i colori sgargianti…

Orlando Bloom: Penso sia maggiormente un thriller, un po’ stile film noir.

Cara Delevingne: Per entrare in quel mondo penso che bastasse in realtà arrivare sul set e vorrei che molti dei fan potessero vedere come è stato realizzato in modo grandioso. Noi arrivavamo per le riprese e ogni singola scatola, ogni oggetto, i costumi, i dettagli… era tutto realizzato in modo così dettagliato e meraviglioso. Non tutto verrà notato dalle persone, ma semplicemente il fatto che Travis abbia letteralmente pensato a ogni singolo aspetto della storia e del set design è grandioso

Orlando Bloom: Al lavoro c’è stato un team grandioso che ha reso il set davvero incredibile ed è stato meraviglioso vederli creare questo mondo.

Cara Delevingne: Per gli attori questo rende tutto più semplice perché si tratta letteralmente di entrare in un altro mondo.

Orlando Bloom: Si tratta di un “palco” incredibile e come attore vuoi solo un palco dove recitare e nel modo migliore possibile o realistico.

Carnival Row recensione

Siete fan del genere? Avete letto molti romanzi fantasy?

Orlando Bloom: Ho letto Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, come moltissime persone ovviamente. Il fantasy penso che sia diventato un modo davvero interessante per parlare di alcune tematiche ed esplorare i personaggi in modi interessanti.

Quale pensiate sia la tematica principale che anima Carnival Row?

Orlando Bloom: Penso che la serie affronti la paura che esiste nella società, nel confrontarsi con gli altri e convivere con gli altri.

Cara Delevingne: Sì, l’idea di superare il concetto di avere paura degli altri…

Orlando Bloom: E andare oltre il concetto che ruberanno le tue cose, che violenteranno la tua famiglia, che compieranno delle azioni terribili… C’è questa paura nella società, ma siamo tutti esseri umani e tutti cerchiamo di coesistere nello stesso pianeta. La serie affronta queste tematiche.

Cara Delevingne: Penso che le persone, soprattutto chi ha il potere, spinga a pensare che si debba avere paura dell’altro, di chi non conosciamo. In realtà dovrebbero essere loro le persone di cui avere paura.

Orlando Bloom: Penso che sia interessante come Philostrate sia, e per me era importante mentre sviluppavamo il personaggio, in grado di provare empatia. Volevo che il suo superpotere fosse proprio l’empatia perché ha dei segreti e pensavo che avrebbe potuto avere grazie a questa situazione la capacità di comprendere gli altri.

La serie, soprattutto nel season finale, rende molto evidente il legame con fatti storici realmente accaduti. Avete provato un senso di responsabilità nel rappresentare anche a livello emotivo in modo convincente quei momenti?

Orlando Bloom: Penso che sia grandioso il fatto che Travis lo abbia scritto senza basarsi su altre opere. Come attore hai sempre una responsabilità nei confronti del tuo personaggio perché vuoi interpretarlo al meglio ed esprimere le emozioni giuste. Potevamo fare qualsiasi cosa, intraprendere qualsiasi direzione…

In questo periodo storico si parla molto di immigrazione, argomento affrontato nello show, e in molti sostengono l’idea che si debba aiutare prima “i nostri” rispetto alle persone di altre nazioni…

Cara Delevingne: Ma come si fa a dire una cosa simile? Chi sono le altre persone, i “nostri”? Non ha senso. La “nostra” gente è chiunque sia sul nostro pianeta! Sono cose che non hanno senso!

Nella vita reale come affrontate questa situazione? Cercate di essere coinvolti attivamente?
Orlando Bloom: Collaboro con Unicef da dieci anni, ho viaggiato con i rifugiati e ho partecipato ad alcune missioni umanitarie alcuni anni fa seguendo come provassero a superare il confine e cosa voleva dire per loro. Si è trattato di un’esperienza davvero intensa. Come attore il tuo compito è intrattenere, raccontare storie, e se in Carnival Row riusciamo ad affrontare tematiche che si riflettono nella vita reale è fantastico, davvero il meglio perché è un’opportunità grandiosa e permette di far iniziare delle discussioni e far parlare di queste tematiche. Penso che ognuno abbia un percorso proprio all’insegna della scoperta e avere una coscienza e provare empatia è qualcosa di individuale. Cara ha milioni di follower e propone argomenti, dà il via a discussioni, affronta tematiche importanti…

Vignette è un personaggio molto forte e indipendente, appare libera anche quando non lo è e lotta in modo costante proprio per la sua libertà, si tratta di un ruolo femminile molto interessante! In questi anni all’insegna di movimenti come #MeToo e tentativi di ottenere maggior uguaglianza a livello economico tra uomini e donne nel settore cinematografico, hai notato un cambiamento in positivo nella qualità delle parti che ti vengono offerte?

Cara Delevingne: Apprezzo il fatto che tu dica che è libera, perché non lo è affatto. Lo è ma non nel senso più convenzionale del termine.
Penso che sia una di quelle situazioni in cui si può rispondere sì e no perché c’è sempre qualche differenza ed è sempre importante far iniziare il dialogo, ma in ogni conversazione quando c’è un hashtag, in stile #blacklivesmatter o #metoo, è solo quello: solo perché si da un nome alle cose non vuol dire che si risolve un problema. Fa la differenza perché le persone ne parlano, ma deve essere qualcosa che dura nel lungo tempo, bisogna che le cose cambino con il trascorrere del tempo. Quindi c’è una differenza, ma non è assolutamente sufficiente. Le azioni non seguono per forza le parole, si tratta di un cambiamento lento. Spero davvero che le persone non dimentichino che bisogna continuare a crescere. Non è una questione di quantità, ma di qualità delle conversazioni.
Uomini e donne sono poi molto diversi, hanno bisogno uno dell’altra, non può esserci una vera uguaglianza perché ci sono differenze e il genere è davvero fluido, ma bisogna puntare alla qualità delle azioni e delle scelte compiute.

Trovate tutte le informazioni sulla serie nella nostra scheda.

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