Lo scorso 17 gennaio è arrivata su Netflix la serie olandese Ares, composta da otto episodi della durata di circa mezz’ora. Si tratta di una serie dalle venature thriller-horror, che ruota intorno ai segreti custoditi da una organizzazione legata ad alcuni fatti di sangue. Il punto di vista sulla storia è quello di Rosa, una giovane che aspira a entrare nella società segreta per il proprio futuro professionale, ma che rimane sconvolta dagli eventi di cui sarà testimone. Dopo otto episodi, Ares arriva ad un finale particolare: ecco la spiegazione di quel che accade nell’ultimo episodio.

Nell’ultimo episodio, Rosa viene scelta come nuova presidentessa della società, una posizione privilegiata che le permetterebbe di accedere a tutti i segreti del gruppo. La scelta è ricaduta su di lei dopo che per vari motivi tutti i precedenti candidati, o persone che occupavano la carica, sono stati scartati o sono stati in qualche modo indotti al suicidio. A pesare sulla loro terribile scelta ci sarebbe una misteriosa creatura, Beal, che dimora nel profondo della villa di Ares. A tutti loro è stato chiesto di compiere un gesto gravissimo, nel caso di Rosa si è trattato di uccidere il suo amico Jacob.

Nel momento in cui accede alla posizione, Rosa chiede di vedere Beal: vuole capire cos’è. La sua curiosità è dettata anche dal fatto che ha scoperto che sua madre, malata di schizofrenia, è stata anni prima membro della Ares. Rosa è quindi condotta da Maurits, importante membro della società, presso Beal. Qui si scopre che la creatura in realtà non esiste. Si tratta invece di una pozza colma di una sostanza scura e viscosa, che rappresenta tutto il male e il senso di colpa imbrigliato dopo secoli di gesti terribili. Si tratta di atti che affondano nella storia stessa dell’Olanda, paese schiavista che così avrebbe costruito parte della sua ricchezza. Questo ci viene confermato da una serie di visioni del passato avute da Rosa. La serie svela così, proprio nel finale, il suo tema saliente: i privilegi delle élite ottenuti a caro prezzo.

Ora, a Rosa stessa viene chiesto di gettare nella pozza, sotto forma di un uovo nero, tutto il male che ha provocato in modo da potersene liberare insieme ai sensi di colpa. Rosa, tuttavia, si rifiuta di vomitare il proprio “peccato”, lo ingoia, e si getta nella pozza assorbendo tutto il male in essa contenuto. Ne riemerge completamente ricoperta dalla sostanza nera. A quel punto entra nel salone dove si trovano gli altri convitati, ognuno dei quali si è macchiato di gravi crimini. Rosa libera in qualche modo il male che essi avevano rigettato, e il peso è troppo grande per tutti loro. C’è chi si suicida, come Maurits, c’è chi fugge in preda al terrore. Cosa vuol dire: il gesto rappresenta, in modo violentissimo, una forma di giustizia tardiva e che non conosce perdono.

Rosa infine si incontra con il padre, giunto sul posto. L’uomo può abbracciarla senza timore perché non ha mai negato le proprie colpe, ma ormai Rosa sembra posseduta dalla sostanza nera.

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