La pandemia in corso ha cambiato in poche settimane il volto dell’industria televisiva. Decine di serie tv, praticamente tutte quelle che erano in produzione o che dovevano partire a breve, sono state sospese. I cast e le crew sono stati mandati a casa a causa dell’emergenza Coronavirus, ma c’è una fase particolare nella realizzazione delle serie tv che è mutata nella struttura e nella forma per adattarsi alla nuova situazione: quella nella stanza degli sceneggiatori. Quella “stanza” è diventata ancora di più un concetto astratto, sempre meno legato alle pareti nelle quali si trovano e si confrontano gli sceneggiatori di una serie tv.

The Hollywood Reporter ha condotto un’indagine per mostrare come funziona oggi il lavoro di queste figure. Come è facile immaginare, si sono moltiplicate le teleconferenze tramite software come Google Hangout per potersi incontrare a distanza. E Zoom è la app, ideale per il regime di smart working perché permette di organizzare meeting, più utilizzata al momento dagli sceneggiatori per il loro lavoro. Tra le varie funzioni, una utile per gli sceneggiatori è quella di una sorta di spazio bianco sul quale scrivere, visibile da tutti.

Gli showrunner di serie come The Man Who Fell to Earth e One Day at a Time hanno raccontato di utilizzarla per le sessioni fiume che si tengono anche dalle 10 di mattina fino alle 5 del pomeriggio. Julie Plec, creatrice di Legacies e The Girls on the Bus, ha dichiarato invece di aver già riorganizzato il lavoro tramite le lavagne virtuali di Miro.com.

Gli incontri funzionano in modo diverso rispetto a prima. I gruppi da dieci o tredici persone sarebbero insostenibili per un solo schermo, e la conversazione diventerebbe confusionaria, quindi si procede in genere dividendo in minigruppi da quattro persone circa, mentre a volte gli showrunner si confrontano singolarmente con membri dello staff per rispondere ai loro dubbi. Alcuni script sono già stati completati, come nel caso di One Day at a Time, ma difficilmente questi riusciranno ad essere inseriti nelle produzioni delle stagioni che sono state interrotte. Il motivo è che ci vorrà molto tempo per rimettere insieme le crew e i cast una volta sciolti, e tutto potrebbe slittare fino alla stagione successiva.

Per ulteriori dettagli:

Certo, in una situazione così delicata, emergono anche i piccoli piaceri quotidiani, come ha dichiarato Julie Plec:

Essere in grado di vedersi come un gruppo in questi fantastici quadratini sullo schermo in stile La famiglia Brady ti fa sentire connesso in un modo che il telefono non potrebbe mai raggiungere.

Quando tutto tornerà alla normalità, questa esperienza potrebbe comunque mutare per sempre il modo in cui è inteso il lavoro. Un dirigente di uno studio di produzione, consultato per il report, ha considerato le cifre alte spese per l’affitto dei locali, e risparmiate operando in smart working:

Presumo che la maggior parte degli sceneggiatori dirà che il prodotto sarà peggiore con le stanze virtuali. Ma se qualcuno dirà che è andata bene, potrebbe anche rappresentare un punto di svolta.

Un’opinione condivisa da Mike Royce, showrunner di One Day at a Time:

Posso sicuramente immaginare un futuro in cui lavoriamo quattro giorni dall’ufficio e l’altro in teleconferenza. Abbiamo persone che vanno da Glendale a Culver City, e questo significa molto traffico. Se c’è un modo per incorporare il lavoro da remoto con il nostro lavoro regolare, questo consentirà a tutti di risparmiare tempo e denaro e di fare qualcosa anche per l’ambiente.