L’amica geniale è una storia di orchi deformati che sussurrano parole gentili e di fate blu ridotte in cenere. L’ultimo residuo di un infanzia lontanissima muore così, in due immagini tratte dal primo e dall’ultimo episodio di Storia del nuovo cognome. E nel mezzo ci sono le porte, tantissime e tutte chiuse. Sono le porte blindate di appartamenti bui e spaventosi, sono quelle a vetri di un albergo, o ancora quelle di bagni chiusi a chiave dall’interno, e infine quelle di un negozio in centro nell’orario di chiusura, quando la serranda è quasi abbassata e solo uno spiraglio di luce filtra all’interno. Saverio Costanzo e Alice Rohrwacher ce le raccontano come barriere che separano da un orrore tangibile e fisico, e si appoggiano spesso ad un linguaggio di genere per comunicarcelo.
L’esempio più eclatante è già nel primo episodio della seconda stagione, Il nuovo cognome. C’è ...
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