Ha destato qualche perplessità la lunga intervista rilasciata da Jeffrey Katzenberg al New York Times qualche giorno fa nel quale il fondatore di Quibi ha imputato all’emergenza Coronavirus il lancio molto al di sotto delle aspettative della nuova piattaforma streaming. Precise parole sue:

Attribuisco tutto ciò che è andato male al Coronavirus. Tutto. Ma stiamo gestendo la cosa.

L’app di Quibi, disponibile per smartphone e tablet, è stata scaricata 3.5 milioni di volte finora, e di questi download 1.3 milioni corrispondono attualmente agli utenti attivi (per i primi 90 giorni l’app sarà completamente gratuita, poi offrirà piani a pagamento con o senza pubblicità). Una cifra così commentata da Katzenberg:

È il numero a cui puntavamo per il lancio? La risposta è no. Non è nemmeno vicino alla cifra a cui puntavamo.

Quibi ha previsto circa 7 milioni di utenti attivi nel primo anno, una cifra molto più alta di quella attuale che però Katzenberg intende comunque raggiungere nel corso dei prossimi mesi. Secondo il fondatore, il problema è stato proprio il periodo di lancio: l’app è stata pensata per fornire “piccoli morsi di intrattenimento” prevalentemente in mobilità, e cioè quando l’utente sta andando al lavoro sui mezzi pubblici oppure è in pausa pranzo. Ma Katzenberg non si pente di non aver fatto slittare il debutto della piattaforma:

Il 1 marzo abbiamo dovuto decidere definitivamente se procedere con il lancio o rinviare tutto, se quel giorno avessimo saputo ciò che sappiamo ora, probabilmente ci saremmo detti che non sarebbe stata una buona idea procedere. Ovviamente è stata una decisione spiacevole. Ma stiamo comunque andando abbastanza bene da non farmene pentire. La mia speranza, quello che credo, è che ci siano comunque molti momenti “di pausa” durante la quarantena, e che la gente scelga di usare Quibi in quei momenti. Ovviamente non è la stessa cosa.

Katzenberg nota comunque che l’80% degli utenti arriva alla fine degli episodi che inizia, e che mostrano più interesse nei confronti dell’intrattenimento che nell’informazione: i programmi della sezione “Daily Essentials” sono infatti i meno visti. Tuttavia non sono poche le critiche mosse dagli stessi utenti e dalla stampa al modello proposto dalla piattaforma, come l’impossibilità di condividere clip sui social o di trasmettere i contenuti video sul televisore (in quest’ultimo caso, Quibi ha ceduto e ora permette l’Airplay da iPhone, e presto lo permetterà anche da sistemi Android).

Le sfide di Quibi sono ancora tante, e Katzenberg è convinto che la piattaforma avrà un ruolo tutto suo nella streaming war, anche se non accetta i paragoni con altre app o piattaforme:

Non so cosa la gente si aspetti da noi. Com’era Netflix 30 giorni dopo il suo lancio? Non accetto confronti con realtà come TikTok, parliamo di una compagnia che ha un miliardo di utenti e che nell’ultimo mese e mezzo è andata alla grande… sono felice per loro, ma che cosa diavolo ha a che vedere con noi?