In una recente intervista con Bustle, Demi Lovato ha raccontato che cosa ha significato per lei crescere come una star di Disney Channel e ha inoltre discusso di come il suo vecchio management team avesse “normalizzato” il suo disturbo alimentare.

“Ad un certo punto mi sono guardata intorno e ho avuto un attimo in cui mi sono detta ‘Wow. È tutto così terribilmente normalizzato’, ha spiegato la Lovato durante l’intervista, aggiungendo che ogni anno le veniva data dell’anguria con panna montata senza grassi al posto di una torta di compleanno.

Dopo il primo periodo di riabilitazione della Lovato avvenuto nel 2010 in seguito a un pugno che quest’ultima diede a una delle sue ballerine, la cantante decise di non ritornare a Disney Channel per paura di essere messa a tacere dal condividere tutte le sue problematiche.

“Da quell’esperienza ne sono uscita con una convinzione, ossia che fosse importante parlare delle mie lotte o del mio viaggio personale in modo che così potessi anche aiutare le persone. L’altra scelta che avrei potuto fare sarebbe stata quella di tornare a Disney Channel e tenere la bocca chiusa. E quest’ultima possibilità non mi avrebbe resa autentica”, ha spiegato la Lovato. “Così ho scelto di raccontare la mia storia.”

Purtroppo, il disturbo alimentare di Demi Lovato è persistito, alimentando la sua dipendenza da oppiacei e l’eventuale overdose nel 2018, che ha portato la giovane attrice/cantante a tornare in riabilitazione.

“Voglio una carriera che non abbia nulla a che fare con il mio corpo. Voglio che riguardi la mia musica, i miei testi e il mio messaggio. E voglio una carriera duratura per cui io non debba cambiare”, ha detto Lovato. “La musica mi ha procurato tanta gioia quando ero più giovane e ho perso quella gioia nel trambusto dell’industria musicale. Sono diventata triste. E non voglio che sia mai più così.”

Secondo quanto rivelato dalla Lovato, sembra che ora grazie al suo nuovo team formato da Scooter Braun e Allison Kaye, la cantante abbia iniziato a lavorare su se stessa come mai prima d’ora.

“Prima della quarantena, era molto difficile piangere per me. Avevo programmato il pensiero nella mia testa quando avevo 16 anni, ossia che avrei pianto solo se la gente mi avrebbe pagato”, ha detto. “Ho iniziato a fare tutto questo lavoro, permettendomi di sentire i dolori di tutte le perdite che ho avuto o le avversità o i traumi che ho affrontato. Penso che la mia capacità di essere vulnerabile e di essere più intima con le persone sia davvero aumentata.”

Che cosa ne pensate di queste dichiarazioni? Ditecelo nei commenti.

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