Damon Lindelof ha svelato quando è stato ideato il finale di Lost, confermando che l’idea è emersa molto presto.
Lo sceneggiatore ha spiegato:

Abbiamo ideato alcune cose quasi all’inizio. Una di quelle che sapevamo da davvero molto tempo era che la serie sarebbe finita con la morte di Jack. Quello avrebbe dovuto essere l’epilogo del suo racconto, la simmetria di iniziare con il suo occhio che si apre e di concludere con l’occhio che si chiudeva sembrava qualcosa di davvero buono. Ma poi, visto che Lost era uno show che si svolgeva con una narrazione in modo non lineare e apprezzava compiere dei salti nel tempo, abbiamo iniziato a essere davvero conquistati dall’idea che anche se l’ultima immagine dell’ultima stagione sarebbe stata l’occhio di Jack che si chiudeva, potevamo mostrare in qualche modo la sua intera esperienza post morte come un cavallo di Troia inserito nello show, e come avremmo potuto nasconderlo? Come potevamo dare agli spettatori ciò che pensavamo il pubblico avesse chiesto fin dal pilot, ovvero che si tratta di un purgatorio? Sono tutti morti? Perché quando qualcuno ti pone una domanda, penso che stiano realmente dicendo cosa vogliono.

L’idea è stata quindi quella di dare spazio a un’idea ben precisa:

Sento che ci fosse una grandiosa tradizione da Rod Serling e Owl Creek e Il Sesto senso per quanto riguarda che la vera crescita dello spirito umano avviene realmente post-morte. Quello è lo scenario dove, liberi dalle spoglie mortali, puoi realmente guardare a te stesso e capire delle cose prima di ascendere, discendere, trascendere, prima di essere mandato da qualche parte.

La fonte di ispirazione per la sesta stagione è inoltre tratta da un’opera molto apprezzata da Lindelof:

Abbiamo tutti apprezzato l’idea presente nel libro Tibetano dei Morti in cui, e sto semplificando un’idea ampiamente complessa, si parla di un luogo in cui vai quando muori ma non sai di esserlo. Un po’ come Bruce Willis nel Sesto Senso. Non sa di essere morto e l’intero scopo di essere in questo spazio è di arrivare alla rivelazione di essere morto, ma nessuno ha il permesso di dirtelo, è in un certo senso come il Truman Show. Puoi essere spinto a compiere un percorso o ricevere indizi, ma nessuno può dirti nulla.

Gli autori hanno quindi deciso di introdurre questa dimensione facendo credere che si trattasse di un’altra dimensione temporale in cui l’aereo non è mai arrivato sull’isola dopo l’epilogo della quinta stagione. Lindelof ha spiegato che l’unica spiegazione logica ai momenti in cui Desmond è di nuovo consapevole o Charlie ricorda è che si tratta di una vita dopo la morte, ma la teoria non aveva ottenuto particolare attenzione perché a partire dalla quarta stagione si erano mostrate diverse dimensioni temporali.
La struttura e il contenuto della sesta stagione di Lost, l’ultima, era stata infatti ideata tra la terza e la quarta stagione, permettendo agli autori di costruire il percorso per arrivare alla rivelazione finale.

Fonte: Collider