Quest’anno, Entertainment Weekly non ha usato mezzi termini nel salutare con favore il debutto dei nuovi episodi di DuckTales. In un articolo intitolato The new DuckTales is so much better than the old DuckTales (“Il nuovo DuckTales è estremamente migliore della vecchia serie“), il magazine ha promosso a pieni voti ciò che è sia un reboot che un’evoluzione dello show animato trasmesso tra il 1987 e il 1990. I numeri, poi, hanno premiato un prodotto annunciato e promosso come un vero e proprio evento atteso da un pubblico enormemente vasto.

La nuova serie, com’è noto, è stata confermata per una seconda stagione ancor prima del debutto della prima. Come vi avevamo già segnalato, il lancio di DuckTales su Disney XD – il 23 settembre di quest’anno – ha segnato per il network la miglior performance di una serie animata in oltre due anni di programmazione. Prendendo in considerazione gli ascolti degli ultimi due anni e mezzo nella categoria degli show animati targati Disney XD, i due episodi iniziali della serie sono balzati al primo posto in termini di spettatori totali nella fascia Kids 2-11 e in quella Kids 6-11. E il 40% degli spettatori nella fascia Kids 2-14 ha inoltre guardato la première con un adulto rientrante nella fascia 18-49.

In qualche modo lo show è stato atteso sul piccolo schermo quasi in maniera simile – fatte le ovvie e dovute distinzioni –  all’attesa di un nuovo capitolo di Star Wars, riuscendo tuttavia a risultare meno divisivo del ritorno del franchise targato Lucasfilm. I nuovi Star Wars – chiaramente – sono prodotti completamenti differenti (sia nella natura che nel format) dallo show targato Disney Channel, ma alcune scelte e direttive riconducibili alla Disney sembrano mettere in luce una visione a tratti comune dell’impronta da dare a due prodotti diversissimi come la Galassia Lontana Lontana e le Storie di Paperi. Non a caso, anche nel corso della masterclass tenuta in occasione della presentazione italiana della serie e dei fumetti, i nuovi titoli della Lucasfilm sono stati citati come un esempio (e, sia ben chiaro, non come un termine di paragone) di un prodotto di tradizione che torna in auge rinnovato e proposto a una nuova generazione di spettatori.

DuckTales è tornato sul piccolo schermo riproponendo la ciurma dei paperi con nuove storie e sfaccettature profondamente emblematiche dei cambiamenti dell’ultimo trentennio. È vero che sembrano risuonare, nei nuovi episodi, le raccomandazioni di Kathleen Kennedy sull’importanza di proporre “strong female characters”, ovvero personaggi femminili dal carattere e dalla personalità forte, capaci di uscire da ruoli predefiniti e monodimensionali. Tuttavia, è bene tenere a mente che anche nei vecchi episodi di DuckTales le donne sfoderavano decisionismo e grinta, ma spesso come “effetto sorpresa” e non sempre come un elemento strutturale. In una puntata del vecchio show, le inaspettate abilità della signora Beakley come nuotatrice emergevano come un vero e proprio colpo di scena (“Avete davanti la campionessa di nuoto di Paperopoli del millenovecent… beh lasciamo stare!“). La Tata salvava Paperone da un oceano infestato di squali e la sorpresa, in qualche modo, era anche nel presupporre che il pubblico non si aspettasse l’intervento di un deus ex machina nella figura della governante. Era comunque un “coup de théâtre” che aveva la sua efficacia, già navigato e testato con successo in molti prodotti di animazione precedenti: “Prendete la grassona!!!” urlava il Principe Giovanni in Robin Hood, facendo sì che Lady Cocca stupisse tutti sfoderando delle insospettabili doti da quarterback capaci di sgominare un intero squadrone di guardie reali.

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In effetti, in termini di costruzione e caratterizzazione dei personaggi, la signora Beakley e Gaia sono state, più che modificate, completamente “decostruite e riassemblate”. È stato evidente fin dall’inizio: la nuova e palestratissima signora Beakley, già dalla prima puntata, non fa che ricordare a Paperon de’ Paperoni che “non è la sua segretaria” rifiutandosi di svolgere mansioni che non le competono e rimettendo costantemente in riga il suo datore di lavoro. Gaia, dal canto suo, è oggi un’avventuriera diversa dalla giovane papera che – in Zio Paperone Alla Ricerca della Lampada Perduta (DuckTales: The Movie) – ricordava al Genio che “le bambine non giocano agli indiani e ai cowboy”. La Tata e Gaia sono anche più indipendenti l’una dall’altra rispetto al passato: nel vecchio episodio “Cenerentolo” (Scroogerello), in un sogno di Paperone ricalcato in parte sulla favola di Cenerentola, le due apparivano insieme come “Fata Tata” e “Fatina Gaia”. A mezzanotte, allo scadere degli effetti della magia di Gaia, la piccola papera si giustificava: “La mia magia non funziona dopo la mezzanotte… perché per me questa è l’ora di andare a dormire!”.

E non è meno importante il fatto che, oggi, Qui, Quo e Qua siano tre individui profondamente diversi l’uno dall’altro. Alle famiglie viene proposta un’idea di “fare squadra” che fa perno sull’uso congiunto delle peculiarità e delle specificità dei tre discoli paperi, i quali non devono necessariamente dividersi la stessa frase. È una distinzione che si ripercuote anche nel character design: i tre sono effettivamente diversi anche esteriormente, e possono essere distinti non solo dai colori del loro abbigliamento. Anche qui, è bene ricordare che i nipoti erano un team assolutamente vincente anche nei vecchi episodi, ma spesso una fetta non indifferente del loro successo poteva dipendere dal fatto che i villain li stessero sottovalutando proprio perché piccoli. Il nuovo pubblico è invece più propenso ad aspettarsi che un giovane papero trovi una soluzione che possa cogliere alla sprovvista anche chi ha più esperienza: spesso, difatti, sono Qui, Quo e Qua a stupirsi con ammirazione del fatto che Paperone trovi soluzioni geniali e assolutamente audaci nonostante l’età. Inoltre, l’estro e le imprese di de’ Paperoni sono già noti a una parte importante del pubblico. Proprio quando i nipoti scoprono di essere imparentati con il ricco magnate, hanno modo di prendere parte alle sue ricerche di nuove fortune e nuove glorie. E, già da subito, Paperino e Paperone vengono raccontati come due avventurieri con un passato importante, pronto a tornare sotto il segno del pericolo. Un po’ come si poteva udire nel trailer de Il Risveglio della Forza, nel quale sentivamo “Girano storie su ciò che è successo…”. Han Solo, nel film, aveva modo di confermare a Rey e Finn che “È tutto vero”.

Zio Paperone, dal canto suo, è rimasto fedele a se stesso ma in un mondo che è cambiato: il papero più ricco del mondo è spesso meno occupato in operazioni che hanno a che fare con la “fisicità” del suo denaro. Nella serie originale, una delle problematiche essenziali di una delle sfide con Cuordipietra Famedoro era proprio nel “trasporto” e nel “peso” delle monete in un territorio neutrale, dove sarebbe stato deciso quale dei due paperi fosse il più ricco del pianeta. Le ricchezze di Paperone hanno naturalmente un ruolo essenziale anche nei nuovi episodi (e il tuffo nelle monete è parte integrante del DNA del brand), ma l’arcigno papero vive in un mondo nel quale anche il pubblico ha più familiarità con l’idea del denaro come saldo contabile oltre che come massa monetaria. Jet McQuack, dal canto suo, è ancora il ragazzone svampito i cui servigi, in un modo o nell’altro, finiscono per risultare indispensabili. Le sue soluzioni e i suoi aneddoti, tanto curiosi quando disastrosi, rimarcano come il buon cuore e le buone intenzioni possano trovare ancora spazio in una società nella quale ognuno sembra dover puntare a tutti i costi all’eccellenza per non essere fuori gioco.

È anche per questi motivi che la nuova serie sta funzionando: ha trovato un equilibrio per nulla facile e per nulla scontato. Ed è anche per questo che i nuovi episodi stanno avendo successo non solo grazie alla spinta dell’effetto nostalgia. In effetti, proprio dai tempi del vecchio DuckTales a oggi, alcuni tra i progressi più evidenti nello show business sono stati fatti dall’animazione: assegnare a un prodotto il genere e l’etichetta “animazione” non ha più molto senso e non delinea necessariamente un target. Tuttavia, la vecchia serie funziona ancora in termini di entertainment. Ecco perché il nuovo show è stato concepito come un reboot dallo spirito rinnovato ma non iconoclasta. È un dettaglio che ha consentito a molti spettatori affezionati di superare anche l’iniziale “effetto straniamento” dovuto all’abbandono delle rotondità nel design dei personaggi, in favore di un look vistosamente più spigoloso.

Nulla vieta, chiaramente, di avere riserve o perplessità, ma il reboot delle avventure del team di Paperone sembra essere stato concepito con equilibrio e con una vispa intelligenza nelle intenzioni e, per il momento, anche nella resa. Al netto di un incipit di successo, ora che il 2017 volge al termine, non c’è che da attendere il futuro per un’eventuale conferma delle grandi potenzialità che l’epica e l’etica dei paperi avventurieri sono in grado di esprimere.

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Protagonisti delle rocambolesche avventure animate attorno al globo sono ancora una volta il papero più ricco del mondo Paperon de’ Paperoni, i suoi curiosi e scatenati nipotini Qui, Quo e Qua, e l’ottimista ma sfortunato Paperino. Torneranno anche gli altri amatissimi personaggi come il maggiordomo Archie, Archimede Pitagorico, Jet McQuack, Cuordipietra Famedoro, Amelia la fattucchiera e Gennarino, Mamma Bass e la Banda Bassotti (Burger e Boxy Bass), Tata Beakley e Gaia Vanderquack.

Vi ricordiamo che su BadComics trovate gli approfondimenti su tutti gli episodi andati in onda finora, imperdibili per capire tutte le citazioni nascoste nelle puntate.