Il 25 aprile, la nuova stagione di The Handmaid’s Tale debutterà su Hulu, e il suo pubblico deve prepararsi a delle grandi novità. “C’è una complessità emotiva in questa stagione”, rivela la protagonista Elisabeth Moss. “L’anno scorso abbiamo affrontato un sacco di grandi problemi e un sacco di momenti molto emozionanti. Questa stagione è più complessa e quasi più matura dal punto di vista emotivo, affronta cose davvero difficili. Per quanto riguarda le interpretazioni, è stata incredibilmente difficile. Ci stiamo davvero immergendo in un complesso lavoro emotivo. Questo è il nostro modo di migliorare il rendimento in termini di prestazioni quest’anno.”

“La cosa bella dei premi, dei riconoscimenti e della calorosa risposta del pubblico che abbiamo ricevuto è che hanno rafforzato le decisioni più vecchie che abbiamo preso”, afferma il creatore della serie, Bruce Miller. “Questo ti dà fiducia nella tua visione dello show. Ti consente di aggiungere ancora più strati e più raffinatezza; sembra che la gente si sia appassionata proprio a quello.”

Un altro aspetto interessante è stato l’aumento del numero degli episodi (13, rispetto ai 10 della prima stagione) e un budget più ampio per costruire alcuni degli ambienti introdotti nel libro originale di Margaret Atwood. Tra di essi vi sono le colonie, dove si incontrano i personaggi di Emily (Alexis Bledel) e Janine (Madeline Brewer); Miller rivela che la produzione ha anche esteso Little America con un nuovo set di appartamenti permanenti per Luke (OT Fagbenle), e che stanno continuando ad ampliare Gilead con flashback per personaggi importanti come Serena Joy (Yvonne Strahovski) e Fred Waterford (Joseph Fiennes).

“Margaret Atwood è la madre del nostro mondo e quindi la usiamo il più possibile”, afferma Miller. “Quando le chiediamo un parere su qualcosa, lei dà la sua opinione. E se decidiamo di fare qualcos’altro, non è strettamente legata al mondo che ha creato… e avrebbe tutto il diritto di esserlo!”

Miller ha poi paragonato la gravidanza di Offred/June, rivelata alla fine della scorsa stagione, a un orologio che ticchetta; tutti i concetti teorici di Gilead incentrati sulla fertilità stanno diventando realtà, e gli sceneggiatori hanno voluto esplorare come i protagonisti avrebbero potuto rispondere a questo.

La seconda stagione si immergerà nel concetto di “terrorismo” e su come ci si senta a essere un paese in transizione, tema che Miller nota piuttosto diffuso nel mondo contemporaneo. “Le grandi forze stanno combattendo e tu sei solo un essere umano”, dice. “Quindi, abbiamo una gran parte della trama legata ai gruppi ribelli che stanno lottando. C’è la gente che sta combattendo dal Canada per migliorare le cose. Com’è vivere in un posto dove c’è instabilità, e come si presenta quell’instabilità? E per i comandanti, come ci si sente ad avere il controllo, passando dall’inesperienza a un grande ruolo di leadership? Gli americani possono sicuramente identificarsi in queste situazioni.”

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Fonte: Variety