Chi c’era non l’ha più dimenticata la proiezione del 2004 di Ovunque Sei a Venezia.

Il film di Michele Placido fu qui fischiato e deriso apertamente, lui stesso lo racconta senza eufemismi: “Prendemmo letteralmente i pomodori con Ovunque Sei”, ma a quanto pare è proprio da quella debacle che è nata l’esigenza di cambiare tutto e fare qualcosa di diverso, sempre secondo Placido:

“Meno male che andò così male quel film! In seguito a quello infatti Tozzi e Cattleya mi proposero di fare Romanzo Criminale e con quello abbiamo aperto un genere. Ora addirittura Sollima sta ad Hollywood grazie all’intuizione di Cattleya”.

Queste parole sono arrivate dal regista delle prime due puntate di Suburra alla conferenza stampa veneziana della serie. In cui produttori sceneggiatori e attori hanno molto rapidamente fatto un’introduzione a Suburra.

Di questa forse la parte più interessante è stata quella sul rapporto con Netflix, quindi con una distribuzione mondiale, e quello con la realtà locale.

Già Michele Placido ha iniziato spiegando che anche lui ormai ha compreso come sia necessario un reale cambiamento di chi le serie le dirige:

“Deve proprio cambiare una mentalità di noi registi, dobbiamo essere meno autori. Sta cambiando la televisione e anche la politica RAI. Di Suburra una signora mi ha detto che è violentissimo e bellissimo, due aggettivi importantissimi. Dobbiamo prima di tutto cambiare noi e dobbiamo lavorare con personalità come Gina Gardini che per Suburra è stata produttrice artistica. Il cinema degli autori è finito, bisogna lavorare fianco a fianco con i produttori con una mentalità diversa. All’inizio ero molto spiazzato ma ora credo di aver capito molto. Si può cambiare anche alla mia età, siamo in una rivoluzione e io sono contento di farne parte”

Di certo se la gode Riccardo Tozzi presidente di Cattleya, primo a sperimentare una collaborazione con Netflix che, alla conferenza, era presente con buona parte della divisione europea:

“A fare queste nuove serie ci si diverte molto. Netflix poi ci ha spinto ad essere globali e sganciarci dalle categorie nazionali. Loro chiedono qualcosa di molto forte e autentico, qualcosa che faccia appiglio all’immaginario profondo, così profondo da essere leggibile ovunque”

In questo senso anche la politica che fa da sfondo agli eventi della serie è la nostra, quella di Roma Capitale ma diventa astratta, svincolata dalla realtà per poter parlare a tutti. Lo ha spiegato bene Giancarlo De Cataldo che assieme a Carlo Bonini ha scritto il libro di Suburra, operando per primo il passaggio da fatti a finzione:

“Ci sono elementi di realismo nel libro e nella serie ma è una Roma di finzione, una storia vera trasformata e dilatata. Avessi voluto scrivere un reportage non l’avrei intitolato Suburra. Questa è interpretazione, metafora, fiction”.

Suburra – la Serie sarà composta da dieci episodi e racconterà 20 giorni di disordini nella capitale in cui la Chiesa, lo Stato e la criminalità organizzata si scontrano, confondendo i limiti della legalità e dell’illecito nella loro feroce ricerca del potere. Diretta da Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi, la serie vede al centro tre giovani uomini: Numero 8 (Alessandro Borghi), Spadino (Giacomo Ferrara) e Lele (Eduardo Valdarnini), diversi per origine, ambizioni e passioni, che saranno chiamati a fare alleanze per realizzare i loro più profondi desideri.

Gli altri personaggi includono Sara Monaschi (Claudia Gerini), Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), Samurai (Francesco Acquaroli) e Manfredi Anacleti (Adamo Dionisi).

La prima stagione sarà disponibile su Netflix dal 6 ottobre.

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