10 motivi per guardare Ash vs Evil Dead

Andrea Francesco Berni

15 Maggio 2016 08:13 · aggiornato il 15 Maggio 2016 alle 08:13

Un sequel a lungo atteso. Il remake diretto da Fede Alvarez nel 2013 in realtà non era un brutto film, ma della saga di Evil Dead portava solo il nome, presentandosi per il resto come l'ennesima variazione sulle case maledette. Di un quarto capitolo ufficiale si era parlato per lungo tempo, e questo infine si è concretizzato sul mezzo televisivo, presentando per il resto la stessa squadra originale. E la serie è davvero un sequel diretto, per quanto per motivi di copyright è stato necessario ignorare gli eventi dell'Armata delle tenebre, che non vengono citati.
Sam Raimi Dopo aver riservato al suo attore feticcio una serie di apparizioni nella trilogia di Spiderman (ma anche in Darkman), il regista cult torna a dirigere Bruce Campbell nel suo ruolo più iconico. Oltre ad essere creatore e produttore, Raimi è tornato a dirigere l'horror puro a sei anni di distanza da Drag Me to Hell. Qui cura la regia e la sceneggiatura del primo episodio, e il tocco si vede.
Bruce Cambpell Impossibile fare un discorso di percentuali, ma una grande fetta della forza propulsiva della serie ricade sulle spalle di Bruce Campbell. E sono spalle ben solide, per quanto non più giovanissime. L'attore, e il personaggio, lo sanno, ma sanno anche come buttare tutto giù con una risata. Ash Williams è un personaggio che si ama istantaneamente, e in dieci episodi saranno molti i momenti pronti a diventare "instant classic".
Lucy Lawless Sam Raimi era uno dei produttori e ideatori di Xena, e veder tornare Lucy Lawless in una sua produzione non può che renderci entusiasti. Qui l'attrice interpreta una certa Ruby, personaggio avvolto nel mistero. Sarà un'amica o una nemica?
Le new entry Attenzione, Ash vs. Evil Dead non è solo nostalgia e voglia di ripercorrere strade già note. Ray Santiago e Dana DeLorenzo, che interpretano i giovani Pablo e Kelly, passano presto da spalle a co-protagonisti. Sono due personaggi con caratteri ben definiti, simpatici e divertenti. Spesso la serie si allontana da Bruce per lasciare a loro il posto in scena, e bisogna dire che i due riescono a guadagnarselo.
Lo splatter Per chi conosce la serie, si sa, l'horror e il gore abbondano nel franchise cinematografico, e ora anche televisivo. Ma non si tratta mai di qualcosa di veramente disturbante, o che magari vuole esserlo senza riuscirci. Il sangue scorreva a fiumi nella trilogia originale – soprattutto nei primi due capitoli – e qui avviene lo stesso. I momenti splatter non mancano e non deludono. L'horror, se c'è, difficilmente è riconducibile a questo. Una certa scena con la torcia nel primo episodio crea tensione anche senza mostrare nulla di violento.
L'ironia e il politicamente scorretto La grande forza della serie è appunto quella di riuscire a collegare due generi che di solito sono molto lontani. C'è leggerezza nell'orrore e c'è la capacità di spingere il pedale sull'acceleratore nei momenti più leggeri. Non solo le volgarità assortite pronunciate da Ash, ma anche alcune morti che in altre serie e in altri contesti verrebbero trattate come drammatiche e che qui invece vengono liquidate con un'alzata di spalle.
Le citazioni Ash vs. Evil Dead può essere goduto anche da uno spettatore che non ha familiarità con la trilogia originale, ma può essere divertente cogliere alcune citazioni sparse in corso d'opera. Il Necronomicon, la casa nel bosco, gli scheletri, i riferimenti a personaggi, alcuni elementi chiave che ritornano o per integrare la trama o come semplice strizzata d'occhio agli spettatori.
Una questione di stile Evil Dead è un prodotto estremamente riconoscibile proprio perché riconoscibile è la mano che lo ha mosso fin dal principio. Quella di Sam Raimi che, tra trofei appesi alle pareti, motoseghe al posto delle mani, la shakeycam utilizzata in un modo che ancora oggi è un marchio di fabbrica, è inconfondibile. Un sequel, anche uno televisivo, non poteva prescindere da tutto questo. È vero che il tocco è più forte proprio in quel primo episodio diretto da Sam Raimi, ma il resto dell'opera mantiene un tono piuttosto uniforme.
Le possibilità future Non diremo nulla sulla conclusione della stagione. Solo il fatto che, al termine del percorso, la serie si rivela come un grande omaggio alla trilogia originale (soprattutto ai suoi primi due capitoli, per motivi che abbiamo già detto), ma anche come una grande premessa a qualcosa di più grande. Le possibilità per una seconda stagione sono molte, e se in corso d'opera la serie può aver dato l'impressione di vivere per il momento, il finale apre innumerevoli porte.