Difficilmente si può trovare qualcosa di certo da dire al terzo episodio di una serie tv. Si può ipotizzare, ricostruire in base a ciò che gli autori hanno già fatto in passato, intuire a seconda delle interpretazioni, ma trovare certezze è una cosa da escludere. Di certo c’è che Luck è ambientato nel mondo delle corse dei cavalli. Bravo, bella scoperta. Questa scoperta, che è bella solo sarcasticamente parlando, è quella che ha destato meraviglia e preoccupazione durante il pilot. Meraviglia perché le scelte azzardate ci gustano parecchio, preoccupazione perché il numero di persone che possono trovare interessante questo mondo non sono poi tante. È un mondo lontano dallo sfavillio e dal fascino del classico gioco d’azzardo, è popolato da esseri ambigui, senza scrupoli e senza troppo appeal.
La scoperta introdotta dal terzo episodio è, appunto, che non si parla di corse di cavalli. I cavalli non sono protagonisti, sono uno sfondo, un sottotesto sul quale le storie principali si muovon...
Testi lirici, fotografia e regia quasi perfetti. La neonata serie di casa HBO cresce in fretta e bene...
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