Buone notizie per tutti coloro che erano rimasti conquistati dai drammi roboanti, dai grandi dissidi familiari di shakespeariana memoria che avevano costituito l’ossatura della prima stagione di Empire: dopo lunga e penosa malattia, concretizzatasi in un indebolimento strutturale della forza drammatica, la serie Fox sembra essere tornata all’antico splendore con A Rose by Any Other Name, episodio che vede non solo morti illustri, ma un sapiente – e inedito, in questa seconda stagione – approfondimento psicologico, per una volta immune dalla frenesia narrativa che ci aveva abituati ad assistere a un sovraccarico d’eventi apparentemente scollegati tra loro.

I protagonisti di Empire torreggiano nuovamente nella loro ineluttabile solitudine, sia essa figlia dello stigma sessuale – come succede a Jamal (Jussie Smollett) – della perdita di un sogno familiare a lungo covato nella speranza della redenzione – è quel che sta vivendo Andre (Trai Bye...