Le comedy di oggi sono cattive, quasi perfide. Soprattutto quelle via cavo o piattaforme streaming, ormai praticamente scomparse nella loro accezione classica, esistenti solo come forme ibride. Dark-comedy, dramedy e similari, storie ciniche per tempi cinici. Unbreakable Kimmy Schmidt è diversa, ed è un bene che lo sia anche per mantenere una certa varietà di fondo. La cosa strana allora è che, in mezzo a tante storie che partono da una base che potrebbe essere positiva e invece rivela spunti anche drammatici o che vogliono parlare di altro (Love e Master of None, tanto per restare su Netflix), Unbreakable Kimmy Schmidt fa esattamente l’opposto. Muove da una premessa che, a pensarci bene, non potrebbe essere più drammatica, e la usa per raccontare personaggi e situazioni assurde e sopra le righe.

La terza stagione non offre nessun cambiamento...