Questa potrebbe essere l’ultima stagione di Fargo, almeno stando alle dichiarazioni rilasciate dal creatore Noah Hawley. E, tutto considerato, forse sarebbe giusto così. Intendiamoci, Fargo è un progetto solido, intelligente, autoriale nei riferimenti e nella visione d’insieme, ma la sua stessa impostazione lo vincola ad una ripetizione di schemi, situazioni, soprattutto tematiche che ormai sono state sviscerate al meglio. In questo senso la terza stagione ha rappresentato l’ultimo passo in avanti. Non più la semplice idea metanarrativa del gioco della finzione, ma la sua applicazione critica alla postverità, al linguaggio che dà una forma al mondo, non in senso positivo (una visione borgesiana sulla quale non avremmo nulla da obiettare), ma negativo, per il tornaconto personale di alcuni.

È la realtà oggettiva o la sua interpretazione a definire il mondo? Nell’ultima scena di Somebody to Love la scrittura lascia a noi il compito di riempire quello spazio vuoto....