Alla base di Gypsy ci sono alcuni malintesi. Non si tratta di equivoci interni alla trama, ma di considerazioni che avvengono ad un livello più alto, invisibile per così dire. Ad esempio, si ritiene che un protagonista negativo di qualunque tipo eserciti sempre un certo appeal sullo spettatore, che può godersi le angherie del personaggio ai danni di chi gli sta intorno e continuare a fare il tifo per lui. Oppure, magari si crede che ogni narrazione si presti ad una trasposizione seriale, semplicemente tramite alcuni accorgimenti di scrittura che rendano il tutto più dilatato e frazionato. Da errate convinzioni come queste derivano conseguenze poco convincenti. Superfluo aggiungere come Gypsy, nuova serie di Netflix, sia l’esempio pratico di ciò.

La protagonista è la terapeuta Jean Holloway (Naomi Watts). La seguiamo sul lavoro e in famiglia. Conosciamo alcuni dei suoi pazienti e vediamo il modo in cui si rapporta a questi, quindi ci spostiamo in un contesto più intimo e scopriamo...