C’è un terrore atavico che sorprende lo spettatore italiano quando si approccia a una nuova serie italiana ambiziosa, il terrore di essere tradito, il terrore che sia tutto un bluff e di trovarsi, di nuovo, davanti a una fiction da canali generalisti, davanti a quel pressappochismo, quell’ingenua pretesa che nessuno si accorga di una qualità sotto le scarpe, quella scrittura fatta di luoghi comuni e ripetizioni, dialoghi che non esistono nel mondo reale e distrutta da una recitazione affrettata.

Cattleya, la società che ha portato in televisione Romanzo Criminale e Gomorra, è stata la prima a cambiare il gioco e dimostrare che è possibile sfuggire a quei meccanismi e fare della tv sofisticata. Dopo quelle due serie Suburra deve essere la conferma ma i primi due episodi lo sono solo parzialmente.

Sono gli unici di tutta la serie diretti da Michele Placido e introducono al mondo ciò che il film omonimo già aveva narrato. A Roma diverse forme di potere si incrociano e devono comunicare pe...