Nulla è impossibile, o così si suol dire; potrebbe esser vero, ma replicare la miracolosa formula della prima stagione di Stranger Things sembrava, agli occhi di molti, quantomeno improbabile. Troppo alto il rischio di ripetersi assoggettandosi alla comodità pigra del fanservice, enfatizzando quell’effetto nostalgia che ne aveva decretato il successo più superficiale – si badi, non nell’accezione negativa del termine – e ricalcando le dinamiche già apprezzate nel suo fortunato esordio.

Gli indizi per temere il peggio c’erano tutti: il ritorno della beniamina del pubblico Eleven (Millie Bobby Brown) dal famigerato Sottosopra, l’annuncio di nuove dinamiche amorose, trailer che celebravano ancora una volta quei favolosi, analogici anni ’80 tanto cari non solo a chi li ha vissuti e li apprezza più adesso che allora, ma anche a chi, complice prodotti sapientemente selettivi come Stranger ThingsGLOW e il recente IT cinematografico, li ha idealizzat...