C’è un tormentone ricorrente in questa prima parte di quinta stagione, ed è che Michael Bluth torna sempre indietro dalla sua famiglia. Minaccia di andarsene, saluta tutti, chiude la porta, e dopo poco tempo eccolo tornare sui suoi passi. In questo è simile ad Arrested Development. La comedy cult andata in onda dal 2003 al 2006, riportata in vita da Netflix nel 2013, che ora ritorna, a cinque anni di distanza e con tutti i retroscena che ben conosciamo, per una quinta stagione. La sorpresa, allora, è la capacità della serie di rimanere fedele a se stessa e al suo stile immediatamente riconoscibile, di riassorbire polemiche e difetti e farne materiale da trattare con il suo inconfondibile approccio. Nonostante l’idea, che non condividiamo, di rilasciare solo metà stagione, questi otto episodi convincono oltre le aspettative.

La storia riprende esattamente dal caos generale del finale della quarta stagione. Lucille 2 è sparita, George Michael ha picchiato suo padre, GOB