Prosegue il viaggio alla ricerca dei topos di Pose, ovvero il vademecum alla scena delle ballroom newyorkesi negli anni ’80. In Access più ancora che nell’episodio pilota, infatti, Ryan Murphy sembra voler guidare lo spettatore per mano alla scoperta delle luci e, soprattutto, delle ombre che il contesto in cui la sua serie è ambientata reca con sé.

Emergono, con potenza dirompente, le due facce che compongono la natura di Pose: quella fiabesca, già messa in luce nell’esordio di stagione, e quella sociale, atta a sensibilizzare il pubblico su un segmento d’umanità che, secondo le parole di uno dei personaggi secondari, è relegato “in fondo alla lista”. In un mondo in cui la prevaricazione sembra essere il principio base per l’autoaffermazione, “tutti hanno bisogno di qualcuno che li faccia sentire superiori.”

Ma come ci si può sentire superiori quando si resta bloccati sul gradino più basso della piramide sociale? In questo senso, <...