Alla sua seconda stagione, Big Mouth è ancora una volta il figlio adottivo di South Park e dei Griffin. Del primo riprende la prospettiva fanciullesca che diventa volano per la critica sociale, ma anche quell’ideale, e irreale, innocenza che è divertente sporcare con volgarità; del secondo riprende il delirio controllato, i non sequitur, le gag scatologiche che sono pura provocazione fine a se stessa. Il risultato è ancora una volta uno dei prodotti animati più sboccati in tv. La serie animata di Netflix, che è tornata con dieci nuovi episodi sulla piattaforma, conferma le impressioni avute lo scorso anno: mai esplosiva quanto la provocazione richiederebbe, ma capace di parlare il linguaggio degli adolescenti e di aprire porte scomode.

Un linguaggio degli adolescenti che, va detto, viene interamente declinato attraverso la sfera sessuale. Praticamente non esiste altro nella vita di Andrew, Nick, Jessi e Missy. La pubertà è ancora una vo...